Trattato sull’inquinamento da plastica, a che punto siamo

Via libera del Comitato intergovernativo di negoziazione per la creazione di un trattato internazionale legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La questione dell’inquinamento causato dalla plastica è di portata globale e genera gravi danni all’ambiente terrestre e marino, con conseguenze negative anche per la salute umana. Affrontare questo problema in modo efficace richiede interventi tempestivi e di portata mondiale. La questione è stata dibattuta durante la seconda sessione dei negoziati del Comitato intergovernativo di negoziazione (INC-2) tenutasi a Parigi all’inizio di giugno. Durante tale sessione, si è discusso dell’elaborazione di un accordo internazionale legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica entro il 2024.

Plastica: un doppio volto tra benefici e danni ambientali

La plastica è tra i materiali più diffusi e utilizzati al mondo, e ha aperto grandi opportunità nella ricerca e nello sviluppo di nuovi materiali in moltissimi ambiti, migliorando la qualità della vita di milioni di persone. Tuttavia, gli enormi benefici ottenuti hanno avuto un costo altissimo, soprattutto per l’ambiente. La diffusione capillare della plastica ha portato alla sua presenza praticamente in ogni ecosistema, dalle profondità oceaniche alle vette alpine, creando un problema sempre più grande e urgente da affrontare, specialmente per quanto riguarda il suo corretto smaltimento.

Verso un Trattato Globale per la Plastica

Durante il convegno al quale hanno partecipato 175 Paesi sono emerse importanti conclusioni volte a definire una roadmap per la creazione di un Trattato globale per la plastica, finalizzato a contrastare l’inquinamento causato da questo materiale.

Tra gli esiti dell’incontro, è emersa la necessità di elaborare entro novembre una prima bozza di accordo internazionale, che verrà esaminata durante una terza sessione di confronto a Nairobi. L’obiettivo ambizioso è quello di ottenere la versione finale del trattato entro il 2024. Nel dettaglio, il testo affronterà vari punti cruciali, tra cui l’analisi dell’impatto dei polimeri e dei prodotti plastici, l’implementazione di strategie di progettazione circolare, la riduzione delle emissioni e la promozione di alternative rispettose dell’ambiente.

Scontri sulle procedure di voto

Nei cinque giorni della conferenza erano previsti numerosi dibattiti sui problemi legati alla produzione e allo smaltimento della plastica. Tuttavia, per i primi tre giorni, il focus si è concentrato quasi esclusivamente sulle procedure di voto da adottare nella preparazione e nell’approvazione finale del trattato. Questo ha comportato una certa insistenza da parte di paesi produttori di petrolio, come Brasile e Arabia Saudita, e di alcuni dei principali utilizzatori di plastica, come Cina e India.

La loro proposta era quella di introdurre un meccanismo che concedesse ai paesi il potere di veto nelle votazioni, mentre altri paesi proponevano un sistema di approvazione basato sulla maggioranza dei due terzi. Di conseguenza, durante i primi giorni della conferenza, il dibattito si è incentrato principalmente su tali questioni procedurali, rallentando la discussione sui contenuti legati alla produzione e allo smaltimento della plastica.

Sfide e soluzioni per ridurre la proliferazione della plastica

I ritardi hanno infine lasciato poco tempo per occuparsi dei numerosi argomenti intorno alle strategie da adottare per ridurre la proliferazione della plastica. Si è parlato della necessità di gestire l’inquinamento derivante dalle microplastiche, le componenti molto piccole in cui degradano diverse tipologie di plastica e che possono finire ovunque, nelle acque degli oceani e di conseguenza nelle specie ittiche, ma anche nel nostro organismo con effetti ancora non chiariti. È stata inoltre espressa la volontà di regolamentare in modo più uniforme e coerente tra i paesi le migliaia di sostanze chimiche che vengono utilizzate per realizzare i vari tipi di plastica, alcune delle quali estremamente dannose per l’ambiente per via della loro lunga durata.

Accordi internazionali per affrontare l’inquinamento da PFAS

Durante i negoziati, la stragrande maggioranza dei 180 paesi partecipanti all’incontro a Parigi ha convenuto sull’importanza di cessare la produzione e vietare l’uso dei PFAS, noti come perfluoroalchilici. Questa vasta categoria di sostanze, che comprende migliaia di varianti diverse, è stata storicamente impiegata nella fabbricazione di numerosi materiali, tra cui vernici, imballaggi e impermeabilizzanti. Tuttavia, l’ampio impiego di tali sostanze ha comportato gravi problemi di inquinamento ambientale.

L’indagine sugli effetti dei PFAS sulla salute risulta complessa e la loro vasta gamma di sostanze rende anche difficile la catalogazione. Alcuni di essi non sembrano causare danni evidenti, mentre altri possono accumularsi negli organismi viventi, comportando rischi per la riproduzione e danni allo sviluppo. Alcuni PFAS sono classificati come cancerogeni e sussiste il sospetto che alcuni di essi possano interferire con il sistema endocrino umano. Di conseguenza, gli organismi di controllo dell’Unione Europea e di diversi altri paesi li monitorano attentamente per questi motivi.

Proposte per ridurre la plastica e migliorare il tracciamento globale

Sono state discusse proposte per ridurre la produzione di plastica e migliorare il tracciamento globale. Responsabilità limitata per i produttori dopo la vendita. Difficoltà nel tracciare il percorso completo dell’involucro di plastica dalle materie prime alla discarica. Le Nazioni Unite promuovono l’armonizzazione di regole e coinvolgimento accademico per ridurre l’inquinamento e valutare le responsabilità dei paesi.

Si osserva però un coinvolgimento eccessivo delle aziende petrolchimiche alle trattative di Parigi. Alcuni rappresentanti dell’industria petrolchimica superano in numero le delegazioni dei paesi più colpiti dall’inquinamento da plastica. L’industria suggerisce approcci come la trasformazione della plastica in combustibili, ma ciò comporta un impatto significativo sulle emissioni di anidride carbonica.

I tre principi del cambiamento

Secondo il rapporto “Turning off the Tap: How the world can end plastic pollution and create a circular economy” del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), sono necessari tre cambiamenti di mercato per contrastare l’inquinamento da plastica, riassunti in tre principi: riutilizzare, riciclare e diversificare i prodotti.

Riutilizzare: Il report sottolinea l’importanza di promuovere soluzioni di riutilizzo della plastica, come bottiglie ricaricabili, sistemi di deposito e ritiro degli imballaggi. Queste misure potrebbero ridurre l’inquinamento da plastica del 30% entro il 2040.

Riciclare: È essenziale promuovere un solido settore industriale per il riciclo della plastica. Ciò consentirebbe di ridurre ulteriormente l’inquinamento da plastica del 20% entro il 2040, attraverso l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili e l’adozione di linee guida per migliorare la riciclabilità.

Sostituzione e diversificazione: È necessario incentivare la sostituzione di prodotti in plastica, come involucri e bustine, con materiali alternativi come carta o materiali compostabili. Questa misura potrebbe portare a una riduzione aggiuntiva del 17% dell’inquinamento da plastica.

Numeri allarmanti

Le stime sulla produzione globale di plastica variano, ma siamo arrivati a circa 400 milioni di tonnellate all’anno, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Ancora più preoccupante è il fatto che ogni anno si stima che circa 14 milioni di tonnellate di plastica finiscano negli oceani, trasportate dai fiumi o direttamente dispersa nelle acque marine.