Lusso, hotel e perfino un ospedale: gli affari del Qatar in Italia

La potente famiglia degli Al Thani, che governa l’emirato da quasi due secoli, ha messo profonde radici nel nostro Paese: decine di investimenti milionari

Dalla moda all’edilizia, dai trasporti alle società energetiche. E poi gli hotel, ovviamente il calcio, le moschee e persino uno dei più celebri e rinomati ospedali del Paese. È davvero lungo l’elenco delle attività d’impresa presenti ad oggi in Italia che nel giro di pochi anni sono finite nell’orbita dei fondi provenienti dal Qatar.

Lo Stato mediorientale, di proprietà della famiglia di emiri Al Thani (che lo governano dal 1850), nel corso del tempo ha esteso la propria sfera di interesse in tutto il mondo, in particolare in Asia e in Europa, dove molte delle fortune economiche derivanti dall’estrazione del petrolio sono state dirottate con investimenti che svariano in tutti i settori.

La rete del Qatar, tra investimenti in Occidente e scandali internazionali: il quadro

Soffermandosi per un attimo sulle ultime vicende di cronaca, la sensazione è quella di trovarsi davanti ad una realtà in grande espansione, i cui vertici paiono pronti a tutto pur di consolidare la propria rete di capitalizzazioni in Occidente. L’esempio principe è quello dei Mondiali di calcio del 2022: una docu-serie di recente produzione e diffusa su Netflix ha svelato gli scabrosi retroscena – fatti di tangenti e corruzione – che hanno portato all’assegnazione della rassegna sportiva da parte della Fifa.

Come se non bastassero le denunce sul mancato rispetto dei diritti umani e sulle condizioni disumane di migliaia di lavoratori sfruttati, nelle ultime settimane si è aggiunto anche lo scandalo denominato Qatargate: alcuni dei massimi esponenti delle istituzioni europee – tra cui la vicepresidente del Parlamento di Strasburgo, la greca Eva Kaili – avrebbero ricevuto laute somme di denaro proveniente dal Qatar per affievolire la linea del Vecchio Continente nei confronti dell’emirato.

Investimenti del Qatar in Italia: l’esordio nel mondo degli hotel di lusso

Ma la vastissima tela di finanziamenti che Tamim bin Hamad Al Thani (ultimo erede della potente famiglia e attuale emiro in carica) ha saputo tessere a tutte le latitudini del globo non risparmia nessuno degli ambiti più remunerativi dell’imprenditoria. In Italia il primo approdo di un certo spessore riconducibile ai fondi provenienti dall’emirato risale al 2005, quando il fondo Qatar Investment Authority (QIA) decide di sbarcare nel nostro Paese.

Il primo passo è nel mondo dell’hotellerie: a Milano viene rilevato l’Hotel Gallia, uno dei più rinomati di tutto il comprensorio cittadino. Nel corso degli anni il capoluogo lombardo diventerà una delle mete predilette degli Al Thani in tutta Europa, anche se i petrodollari degli emiri raggiungeranno tutte le principali città del nostro Paese. Sempre per rimanere nella categoria resort, ad oggi sono di proprietà qatariota anche altri nove stabilimenti di alto lusso:

  • il Gritti Palace di Venezia;
  • il Saint Regis di Roma;
  • l’Excelsior di Roma;
  • il Baglioni di Firenze;
  • il Tour Season di Firenze;
  • i quattro hotel di lusso dislocati in Sardegna lungo la Costa Smeralda, tra cui il gettonatissimo cinque stelle superior Cala di Volpe (per anni meta prediletta degli oligarchi russi per trascorrere le vacanze estive).

L’Italia meta prediletta degli emiri: tutti gli investimenti del Qatar a Milano

Sempre per rimanere nel capoluogo lombardo, in anni più recenti il fondo sovrano dell’emirato ha puntato tutto sul settore delle costruzioni edili. Tra il 2013 e il 2015 mette nel mirino il progetto Milano Porta Nuova, prima acquistandone il 40% e poi rilevandone l’intera porzione societaria: nel giro di pochi mesi stringe accordi con tutti i soggetti coinvolti (in particolare la Hines Italia Sgr, Unipol SAI, la Coima e Galeotti), portando il proprio investimento complessivo a quota 2 miliardi di euro.

In quel periodo il partner di riferimento degli Al Thani in Italia diventa proprio l’azienda Coima di Manfredi Catella. È proprio grazie al rapporto con i vertici milanesi dell’impresa che il Qatar a Milano diventa sinonimo di sviluppo e grandi progetti. Così il marchio emiratino viene associato alla torre dell’Unicredit e soprattutto al pluripremiato Bosco verticale disegnato dal celebre architetto Stefano Boeri.

Pochi mesi dopo, sempre nel mondo del mattone, la QIA rafforza la propria partnership con Coima e la rende la propria sponda di riferimento nel nostro Paese. Nel 2016 ne acquista la totalità delle azioni ordinarie tramite un’altra società, la Evergreen, di cui già possedeva il 97% e al cui interno entrerà a stretto giro anche lo stesso Manfredi Catella. A Doha si vivono momenti di grande entusiasmo: tutto procede per il meglio e nulla sembra poter fermare l’espansione della famiglia Al Thani.

Ospedali pubblici e privati: l’investimento del Qatar nella sanità italiana

La prima regola di un buon imprenditore di successo è quella di diversificare gli investimenti. Così vale anche per quello del Qatar, con la sanità italiana che ben presto finisce nel mirino della QIA. Grazie ad una collaborazione strutturata con il Policlinico Gemelli di Roma, il fondo degli emiri costruisce il Mater Dei di Olbia, fiore all’occhiello per le cure private in Sardegna.

Qui però arriva anche il primo “buco nell’acqua” dato che oggi, dieci anni dopo l’investimento, il polo ospedaliero ha chiuso il 2021 con un bilancio in perdita di oltre 24 milioni di euro, nonostante nel corso del tempo siano state stilate decine di convenzioni con il Servizio Sanitario Nazionale. Ora toccherà al presidente della Regione, il leghista Christian Solinas, porre rimedio alla situazione, proprio lui che ha sempre definito il Mater Dei di Olbia come “un’eccellenza tanto nel campo delle cure quanto nella ricerca”.

Dall’energia agli aerei, fino alle moschee: l’Italia nel mirino del Qatar

Assai controverso è anche l’iter che ha portato gli Al Thani ad investire in Air Italy, la compagnia di voli aerei nata dopo la dissoluzione di Meridiana. Allo stato attuale la multinazionale si è vista costretta ad intavolare le procedure per il licenziamento di circa 1.500 dipendenti, di cui circa 700 operanti sempre a Milano, mentre gli altri in Sardegna.

Guardando al futuro invece, l’emirato avrebbe posto le basi per l’approvazione di un finanziamento di circa 23 milioni di euro per la costruzione di 45 moschee dislocate in tutte le regioni d’Italia. I beneficiari di questa scelta sarebbero i Fratelli Mussulmani, una delle formazioni politiche mondiali più fedeli e rigorose per quanto riguarda l’adesione ai principi della Jihad (cosa che ha causato diversi conflitti tra il Qatar e alcuni degli Stati geograficamente più vicini, in primis l’Arabia Saudita).

Infine, la questione energetica. Solo pochi mesi fa, nel tentativo di sganciare l’Italia dalla dipendenza russa per gli approvvigionamenti di gas metano, il governo presieduto da Mario Draghi (tramite i viaggi compiuti dal ministro Roberto Cingolani) ha posto le basi per un acquisto sempre più massiccio di combustibili provenienti proprio dalle raffinerie qatariote. Un processo che inevitabilmente andrà a rafforzare il legame sempre più stretto tra l’Italia e l’Emirato.