Le tre energie del leader del futuro: intervista a Oscar Di Montigny

Scalda i motori la convention di Assium, punto di riferimento per il mercato delle utilities: tra gli interventi più attesi quello di Oscar Di Montigny.

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

“L’unione fa la forza. Insieme verso il futuro” è il motto che condurrà i partecipanti all’attesissimo appuntamento annuale di Assium (Associazione Italiana Utility Manager). Attraverso una serie di panel formativi e ispirazionali, sarò l’occasione per riflettere sul valore dell’associazionismo virtuoso, e sull’unione verso obiettivi comuni di sostenibilità economica ed ecologica.

La convention è diventata ormai il punto di riferimento per gli addetti ai lavori e gli opinion leader del mercato utilities e ha individuato quest’anno un tema che sintetizza l’attenzione riservata alla rete delle associazioni, che hanno saputo unire le proprie competenze facendo emergere distorsioni e pratiche illecite del settore, con azioni finalizzate a tutelare i consumatori e distinguere i professionisti certificati.

Uno degli interventi più attesi della convention è quello di Oscar Di Montigny, Founder di I-Deagate, divulgatore e keynote speaker internazionale su Innovazione, Sostenibilità, Umanesimo. Lo abbiamo intervistato per scoprire qualche anticipazione del suo speech.

“Le tre energie del Leader del futuro: inclusione, diversità, equità” è il titolo del tuo intervento alla convention di Assium. Si tratta di tre concetti imprescindibili e direttamente interconnessi?
Assolutamente sì, sono tre concetti imprescindibili direttamente interconnessi. Imprescindibili lo dice la parola stessa, non se ne può fare a meno: oggi più che mai è opportuno, necessario e urgente, sviluppare la capacità come individuo e come collettività di individui – organizzazione, piuttosto che la società civile o, come in questo caso, organizzazioni private – di riuscire a includere, perché qualunque cosa noi lasciamo fuori, cioè escludiamo, è un’opportunità mancata. Tendenzialmente da qui deriva il pensiero dell’interconnessione fra le tre: lo sforzo dell’includere è rivolto esattamente a tutto ciò che è diverso da noi. È diverso chi la pensa diversamente da noi, chi prova emozioni e sentimenti diversi dei nostri, che agisce in maniera differente da noi. Per cui l’idea della diversità è strettamente connessa con quella dell’inclusività: va incluso ciò che è diverso, è troppo facile includere ciò che è uguale. Ed è a quel punto che diventa centrale il terzo valore, quello dell’equità: bisogna saper essere equi, giusti, qualità rarissime oggi perché poi, pur nella diversità e nell’inclusione della diversità, è giusto saper riconoscere il singolo valore.

Definire questi tre concetti come “energie”, riconduce subito al piano umano le azioni di ogni leader. In che modo si possono conciliare al meglio il business e la sostenibilità, sia essa ambientale o sociale?
Sono molto d’accordo col definire questi tre concetti come delle energie, proprio perché il concetto di energia riconduce immediatamente al piano umano. Le azioni che ogni leader all’interno di un’organizzazione compie, e quindi come conciliare al meglio l’energia del business e della sostenibilità, non solo ambientale o sociale, è la domanda che dobbiamo farci. L’energia per sua natura è neutra, non è positiva o negativa; è una forma per l’appunto di energia, di potenza, che porta con sé la capacità di far accadere delle cose. Siamo poi noi, nel suo utilizzo, che le diamo una polarità positiva o negativa a seconda del destino finale d’uso. È chiaro che un leader usa delle energie per perseguire i propri obiettivi, e quindi torna la riflessione relativa a che tipo di leadership esprimiamo e la ragione per cui poi adottiamo certe energie in un determinato modo. Nel fare questo, sicuramente, il business e la sostenibilità devono essere strettamente correlati. Il business esprime il motore, l’energia, la potenza e la sostenibilità esprime l’orientamento da dare a questa energia. Sono d’accordo anche nel dire che per sostenibilità non si deve intendere affatto in forma esclusiva la sostenibilità ambientale o sociale, ma qualunque tipo di sostenibilità: intellettuale, emotiva, operativa, ambientale, sociale. Poi a me piace, giocando con le parole, ricondurle alla medesima radice perché seppur vero che l’ambiente è la natura, è altrettanto vero che si parla anche di ambienti sociali e quindi mi piace parlare di “società ambientale” come il concetto più inclusivo di quest’idea.

Dal tuo punto di vista, quali politiche aziendali sono necessarie per promuovere la diversità, l’inclusione e l’equità?
Dal mio punto di vista le politiche organizzative aziendali necessarie per promuovere la diversità, l’inclusione e l’equità, sono punti di natura soprattutto organizzativa. Io non credo tanto al premiare coloro i quali sono più inclusivi ed equi, bensì coloro che sappiano piuttosto disegnare processi, definire procedure, costruire modelli di business che incarnino il valore della diversità, dell’inclusività e dell’equità. Quindi si può premiare coloro i quali si adoperano per questo, non per quanto siano in grado di gestire la diversità, l’inclusività e l’equità essi stessi, ma per quanto siano capaci di creare le condizioni affinché l’intero sistema possa essere tale.

Da parecchio tempo sei un supporter del concetto di innovability, che unisce la sfera dell’innovation a quella della sustainability. Quali sono in questo momento in Italia le realtà secondo te più avanzate in questa direzione?
Sì, sono un supporter del concetto di innovability fin da quando è stato introdotto da Enel. Ho però voluto evolvere questo modello in uno ancora più efficace, perché a mio parere era ancora privo di un principio fondamentale, rendendolo così ancora più attuale ed inclusivo. E l’ho definito Humanovability: una dimensione trilaterale in cui far convergere innovazione, sostenibilità e umanesimo. Perché l’innovazione, per essere realmente tale e non solo fine a sé stessa, deve produrre un impatto. Quest’impatto, perché sia tale e positivo, deve essere orientato ed è la sostenibilità che esprime l’orientamento di quest’energia assoluta che è l’innovazione, che deve però essere ricondotta forzatamente e necessariamente alla affermazione dell’urgenza di rimettere l’essere umano in centro di tutto. Non in quanto specie apice e con maggior diritti rispetto ad altre specie senzienti e viventi, ma come specie più responsabile dell’impatto che produce con le sue azioni. Di tutto questo sono oggi un attivissimo promotore e divulgatore. Da qui la mia volontà di farne sia un modello alla base di una mia iniziativa imprenditoriale di natura consulenziale strategica (I-Deagate) sia una materia di ricerca e divulgazione in collaborazione col mondo accademico e con quello istituzionale (la costituenda Grateful Foundation). Sto poi osservando con grandissima attenzione una tech company svizzera che sta lavorando a un sistema rivoluzionario che determinerà un paradigma finanziario assolutamente innovativo, in cui alcune delle più evolute soluzioni fintech e di tracciabilità dei dati saranno al servizio della sostenibilità in termini di riduzione e compensazione dell’impatto su diversi fronti (carbon, water, plastic, waste, energy), e con una particolare attenzione alla centralità dell’essere umano in termini di assunzione di responsabilità e presa di coscienza del proprio ruolo sul pianeta: Humanovability purissima!