Le imprese italiane investono sul green, ma lo Stato non le aiuta

Nella quattordicesima edizione di GreenItaly l'Italia si distingue come leader europeo nella gestione dei rifiuti riciclati. Al contempo, emergono notevoli ostacoli nella promozione delle energie rinnovabili

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

L’Italia si trova al primo posto in Europa per il riciclo dei rifiuti. Tuttavia, la strada verso la completa sostenibilità e il raggiungimento degli obiettivi ONU di sostenibilità richiede uno sforzo continuo. La quattordicesima edizione di GreenItaly, un rapporto realizzato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, esamina il livello di sostenibilità delle imprese in Italia.

Le imprese green sono più resilienti

Le aziende italiane stanno affrontando con serietà la sfida della transizione verde, che rappresenta un cardine fondamentale per il futuro del Paese. Sebbene in alcune aree l’Italia abbia dimostrato una leadership evidente, come nella raccolta differenziata, ci sono altri ambiti in cui le sfide da affrontare sono ancora considerevoli. Il rapporto GreenItaly inizia sottolineando come le imprese orientate verso la sostenibilità reagiscano in modo più efficace alle sfide poste dalla crisi climatica. In Italia, sono oltre 510.000 le aziende che negli ultimi cinque anni hanno investito in sostenibilità, rappresentando il 35,1% del totale, con un impatto notevole su 3,2 milioni di lavoratori.

La questione della crisi climatica è stata messa in evidenza anche dal Papa attraverso l’esortazione apostolica Laudate Deum, in vista della COP28 di Dubai. Ermete Realacci, presidente di Symbola, ha sottolineato l’importanza di comprendere che questa crisi è profondamente interconnessa con dinamiche ambientali, economiche e sociali, e che non possiamo permetterci incertezze nell’attuazione dell’Agenda 2030. Inoltre, si è notato che anche alcune politiche interne dell’Italia necessitano di accelerare il passo, in particolare in merito alle energie rinnovabili.

Ostacoli burocratici per le imprese verso la transizione verde

Gli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili non solo contribuiscono a mitigare la crisi climatica, ma aumentano anche la stabilità finanziaria. Questo è sottolineato da studi condotti sia dalla Banca d’Italia che dalla Banca Centrale Europea. Le imprese italiane hanno dimostrato una crescente consapevolezza dell’importanza di questa direzione, con investimenti consistenti persino durante periodi difficili come la pandemia e la crisi energetica.

Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha sottolineato l’impegno del sistema produttivo italiano. Nonostante i successi nel campo della sostenibilità, si è notato che non sempre le imprese italiane operano nelle condizioni ideali per dare il massimo. Un esempio lampante delle sfide che si incontrano in Italia riguarda la crescita delle energie rinnovabili. Sebbene il Paese abbia compiuto progressi significativi, gli ostacoli burocratici hanno rallentato la crescita del settore. Nel 2022, l’Italia ha installato una capacità di produzione da fonti rinnovabili pari a 3 GW, in netto ritardo rispetto ai 11 GW della Germania e ai 6 GW della Spagna. Questi numeri sono al di sotto del target di circa 8-9 GW da installare ogni anno entro il 2030, come auspicato per raggiungere gli obiettivi di transizione verde.

Più occupazione per le imprese green

Inoltre, il rapporto GreenItaly ha analizzato il panorama occupazionale nel settore della green economy. Alla fine del 2022, il 13,9% degli occupati totali era impiegato in professioni legate alla sostenibilità. Nel corso dell’anno, sono stati attivati 1,8 milioni di contratti per queste figure, il 35,1% dei contratti totali previsti per l’anno. Questo rappresenta un aumento di 215.660 unità rispetto alla rilevazione precedente. Le aree aziendali più interessate alle attivazioni riguardano progettazione e sviluppo (con un’incidenza dell’87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%).Sul fronte territoriale, emerge chiaramente che il Nord-Ovest si conferma come il bastione principale della transizione verde, con ben 598.250 attivazioni programmate nel 2022, rappresentando un aumento del 13,5% rispetto all’anno precedente. Al Centro del Paese, si registra una crescita significativa del 15,9% tra il 2021 e il 2022, con un totale di 323.590 nuovi contratti green conclusi nel periodo.

D’altra parte, il Mezzogiorno ha visto una crescita più moderata rispetto alla media nazionale, con un aumento dell’11,2% e 453.620 contratti green siglati. Il Nord-Est, nel 2022, ha fatto registrare un aumento del 14,1% rispetto all’anno precedente, totalizzando 440.660 attivazioni green. Riguardo all’incidenza delle attivazioni programmate di green jobs rispetto al totale delle assunzioni previste, il Nord-Ovest mantiene la sua posizione di leadership con un 39,2%, seguito dal Nord-Est con il 35,4%, entrambi con valori superiori alla media nazionale, che si attesta al 35,1%. Il Centro, seppur al di sotto della media nazionale, ha visto un incremento significativo al 31,7% di contratti green sul totale della macro-area, rappresentando un aumento di ben 1,2 punti percentuali rispetto al 2021. Il Sud e le Isole hanno mantenuto un’incidenza sostanzialmente invariata rispetto all’anno precedente, con il 32,7% nel 2022 contro il 32,8% del 2021.

Una crescita eterogenea per i green job

A livello regionale, la Lombardia si distingue come una delle regioni più dinamiche, con 421.170 nuovi contratti green jobs previsti per il 2022, evidenziando una crescita del 14,7% rispetto al 2021. La Lombardia non solo detiene il primato in termini assoluti, ma anche in termini relativi, con un’impressionante incidenza del 40,8% dei green jobs sul totale delle attivazioni previste nella regione. Le prime quattro regioni per numero di attivazioni green jobs (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio) concentrano ben il 51,9% dei nuovi contratti.

Nel confronto con il 2021, la crescita dei contratti green jobs è stata eterogenea, accentuando le differenze regionali preesistenti. Ad esempio, considerando un intervallo di +/- cinque punti percentuali rispetto alla media nazionale (+13,5%), si osserva una crescita superiore all’intervallo in Emilia-Romagna (+20,1%) e Marche (+19,1%), mentre altre regioni, come Abruzzo (+8,5%), Puglia (+7,3%), Trentino-Alto Adige (+6,6%), Basilicata (+6,3%), Liguria (+5,2%), Friuli-Venezia Giulia (+3,2%), Molise (+1,6%) e Valle d’Aosta (l’unica a registrare una contrazione, -1,3%), hanno registrato una crescita inferiore all’intervallo.

Puntare sull’economia circolare

Uno dei punti di forza dell’Italia è l’economia circolare, che ha raggiunto una percentuale di avvio al riciclo del 83,4% nel 2022. Questo dato è molto superiore alla media europea, che si ferma al 52,6%. Inoltre, l’Italia supera significativamente altri grandi Paesi europei come la Francia (64,4%) e la Germania (70%). Nel biennio 2020-2021, si è verificato un inaspettato consolidamento della capacità di riciclo industriale in Italia, specialmente nel comparto cartario, con un aumento considerevole della quota di materie seconde impiegate.

Nel 2022, è stata approvata la Strategia nazionale per l’economia circolare, con interventi che coprono l’intera filiera, dalla produzione al consumo dei beni. Questa strategia è sostenuta da uno stanziamento specifico di 2,1 miliardi di euro all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato il ruolo cruciale dell’Italia come un’economia circolare leader in Europa e ha espresso la determinazione del governo a realizzare una transizione verde graduale e lungimirante. Ha anche evidenziato il nodo delle materie prime critiche, essenziali per le tecnologie rinnovabili, che richiedono particolare attenzione per evitare nuove dipendenze.