Il 19 luglio scorso, il governo italiano ha ufficialmente trasmesso alla Commissione europea la proposta relativa al Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec). Questo piano, destinato a lavorare in parallelo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), rappresenta l’articolato impegno del paese nel conseguire gli obiettivi energetici e climatici entro il 2030. Nel contesto di tale iniziativa, si riconosce l’imperativo di accelerare significativamente la transizione ecologica in Italia rispetto agli sforzi compiuti finora.
Nell’anno 2022, sono state introdotte circa 3 gigawatt (GW) di capacità attraverso fonti energetiche rinnovabili. Questo valore rappresenta un notevole aumento del 109% rispetto all’anno precedente, evidenziando una progressione positiva. Tuttavia, occorre sottolineare che questa crescita è ancora insufficiente rispetto alla prospettiva di raggiungere 9 GW all’anno, come fissato nelle linee guida del pacchetto Fit for 55 emanato da Bruxelles.
Le energie rinnovabili svolgono un ruolo fondamentale nel processo di decarbonizzazione del mix energetico. Nonostante ciò, il loro sviluppo avviene con un passo più lento del necessario. L’ostacolo principale, come segnalato da esperti analisti e professionisti del settore, e come riconosciuto nel Pniec, risiede nelle procedure di autorizzazione, che risultano spesso intricate e dilatate più del dovuto.
Autorizzazioni per rinnovabili: un ostacolo all’investimento
In Italia, non è infrequente che i processi autorizzativi per la realizzazione di parchi eolici o solari superino di gran lunga i due anni previsti dalla normativa, arrivando a estendersi fino a otto anni. Il Pniec si impegna a velocizzare e semplificare questi processi attraverso l’adozione di standardizzazioni nei modelli e l’istituzione di una piattaforma digitale unificata per la presentazione delle richieste.
Fabio Bocchiola, amministratore delegato di Repower Italia, una società di servizi energetici focalizzata sul supporto alle piccole e medie imprese, sottolinea l’importanza della tempistica certa per le aziende coinvolte. Bocchiola spiega che la mancanza di strumenti efficaci per far fronte alle dilazioni burocratiche rappresenta una sfida significativa. L’attuale situazione in cui le aziende possono trovarsi nell’aspettare un anno e mezzo, anziché i previsti sei mesi, per una risposta, mina la fiducia nella giustizia civile, poiché la rapidità e la prevedibilità delle decisioni non sono garantite. Questa carenza di certezze si traduce nell’ostacolo principale per gli investimenti nel settore energetico, influenzando non solo le imprese, ma l’intero sistema-paese.
Opposizione a parchi rinnovabili
La strategia di transizione energetica in Italia si fonda principalmente sull’energia fotovoltaica e l’eolico, che pur offrendo vantaggi in termini di emissioni, possono comportare impatti ambientali come l’uso del suolo e l’alterazione del paesaggio. In un gesto di protezione delle comunità, gli enti regionali e locali, direttamente coinvolti nell’installazione dei parchi rinnovabili, possono decidere di opporsi a tali impianti. Tuttavia, questa azione di contrasto può complicare il raggiungimento degli obiettivi climatici nazionali.
Fabio Bocchiola, nell’affermare che ai piccoli comuni spesso mancano delle competenze necessarie per negoziare in modo efficace con le aziende e ottenere benefici economici per il loro territorio, sottolinea che oltre alla semplice installazione di impianti a bassa occupazione, potrebbero chiedere alle aziende di investire in infrastrutture per la mobilità sostenibile. Questo tipo di approccio porterebbe benefici alle comunità e migliorerebbe l’accettazione sociale dei progetti energetici. Tuttavia, richiede una certa maturità e abilità nel gestire tali trattative.
L’AD (Amministratore Delegato) prosegue, suggerendo che una direzione più centralizzata potrebbe essere utile, ma con l’avvertimento che il ruolo delle autorità di controllo non dovrebbe essere demonizzato. Il controllo rimane essenziale, poiché la mancanza di questo potrebbe portare a ostacoli nelle fasi successive del processo, soprattutto quando si preparano i lavori sul territorio. Il Pniec promette di favorire un maggiore dialogo e collaborazione tra il governo e le autorità locali, ma secondo il think tank Ecco, non offre ancora meccanismi sufficienti per garantire un coinvolgimento adeguato dei territori e la responsabilizzazione di tutti gli enti interessati.
Ppa: una soluzione per la transizione energetica
Nel quadro dell’accelerazione verso la generazione energetica rinnovabile, il Pniec si pone l’obiettivo di favorire gli investimenti privati attraverso la promozione dei Power Purchase Agreements (Ppa). Questi accordi, noti come contratti per l’acquisto di energia, vengono stipulati tra produttori e acquirenti per la fornitura di elettricità rinnovabile su un periodo di medio-lungo termine. I Ppa offrono benefici a triplice direzione.
In primo luogo, risultano vantaggiosi per i produttori, poiché consentono loro di vendere anticipatamente l’energia generata dagli impianti. Questo permette ai produttori di pianificare il recupero degli investimenti iniziali, spesso considerevoli, e stimola ulteriori reinvestimenti nel settore. Inoltre, i Ppa giovano agli acquirenti, migliorando le loro prestazioni ambientali grazie all’utilizzo di energia pulita e garantendo prezzi stabili nel lungo termine, al riparo dalle fluttuazioni, come quelle estreme riscontrate nel 2022. Infine, attraverso il meccanismo di mercato dei Ppa, il governo può risparmiare risorse pubbliche che altrimenti sarebbero state impiegate per i sussidi diretti alle fonti rinnovabili.
Fabio Bocchiola sottolinea che, nonostante l’importanza dei Ppa, il mercato italiano di tali accordi non è ancora pienamente sviluppato. Contratti di questo tipo risultano ancora rari. Egli sottolinea la necessità di una piattaforma che organizzi e agevoli la stipula di Ppa, offrendo agli attori coinvolti gli strumenti necessari per valutare i rischi e i rendimenti degli investimenti.
Diversificazione tecnologica, chiave per la transizione energetica
All’interno del Pniec, il governo italiano sottolinea l’intento di adottare “un approccio maggiormente volto alla diversificazione delle soluzioni tecnologiche disponibili per la decarbonizzazione“. Questa strategia è fondamentale sia perché ogni tecnologia presenta vantaggi e svantaggi, rendendo rischioso affidarsi a un numero limitato di soluzioni, sia perché l’Unione Europea ha espressamente dichiarato di voler evitare una dipendenza dalla Cina, che attualmente domina la produzione di diverse tecnologie per l’energia pulita, come i pannelli solari e le batterie. L’innovazione è essenziale per realizzare una transizione energetica indipendente da Pechino.
Fabio Bocchiola condivide questa opinione, affermando che la transizione energetica richiede una varietà di soluzioni tecnologiche. Egli sottolinea che una maggiore diversificazione è auspicabile e rappresenta un vantaggio. Repower Italia ha recentemente investito nella società Green Energy Storage, un’azienda trentina specializzata in batterie. Questa azienda ha sviluppato un sistema di stoccaggio basato sull’uso dell’idrogeno e di un elettrolita liquido, funzionante a temperatura ambiente e realizzato con materiali facilmente reperibili, evitando l’uso di minerali critici provenienti da regioni distanti. Questo esempio concreto illustra come la diversificazione tecnologica possa contribuire non solo alla decarbonizzazione, ma anche alla creazione di soluzioni innovative e sostenibili per il futuro energetico.