Eolico a rischio: ecco perché potrebbe non funzionare più

In Europa, la realizzazione di nuove turbine eoliche rischia di essere compressa dall'aumento del prezzo delle materie prime necessarie per la loro costruzione

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’industria eolica europea deve affrontare una nuova sfida visto l’obiettivo dell’Unione Europea di rafforzare la sua capacità di energia proveniente da fonti rinnovabili e liberarsi dai combustibili fossili russi. I problemi nella catena di approvvigionamento potrebbero però ostacolare lo sviluppo del settore eolico.

Le energie rinnovabili, in particolare quella eolica, possono ricoprire un ruolo cruciale per fornire all’Europa la sicurezza energetica. Lo scoppio della guerra russo-ucraina ha portato però a delle interruzioni nella catena di approvvigionamento e a un aumento dei prezzi delle materie prime. Questo rende al momento utopico riuscire nel breve periodo a costruire nuovi impianti per produrre energia da fonti rinnovabili.

Prezzi alle stelle

Nelle ultime settimane, il prezzo di alcune materie prime utilizzate per la realizzazione delle turbine eoliche, come acciaio, alluminio e nichel, è aumentato vertiginosamente. Questo è dovutao al conflitto in Ucraina e al momento è impossibile fare delle previsioni sull’andamento dei prezzi. Questo significa che, per le aziende della catena di approvvigionamento è impossibile fare un preventivo di costi con consegna dei prodotti tra quattro o cinque anni. Russia e Ucraina sono i principali produttori di acciaio in Europa, materiale di cui sono composte principalmente le turbine eoliche ma, con lo scoppio della guerra, le importazioni di acciaio in UE sono diminuite di un quinto.

Oltre a questo, il prezzo dell’acciaio laminato a caldo è aumentato del 40%. I produttori spagnoli di acciaio, come ArcelorMittal e il produttore di acciaio inossidabile Acerinox, hanno ridotto la loro produzione, mentre la tedesca Lech Stahlwerke ha interrotto completamente la produzione. L’alluminio è la componente meno impattante per l’industria eolica, ma è ancora utilizzato per diversi componenti, come ad esempio i rotori e i cavi. La Russia è inoltre il principale produttore mondiale di nichel, componente essenziale delle turbine eoliche.

Una nuova realtà geopolitica

Anche prima dell’invasione dell’Ucraina, c’erano preoccupazioni sulla sicurezza nell’approvvigionamento di materie prime necessarie per la transizione energetica. Questo perché la volontà di allontanarsi dai combustibili fossili è globale e ha quindi portato a una crescente domanda di risorse come nichel, cobalto, rame, litio e terre rare, utilizzate per la produzione di tecnologie in grado di produrre energia da fonti rinnovabili, come le turbine eoliche e i veicoli elettrici.

Come risultato della massiccia diffusione della tecnologia eolica e solare necessaria per soddisfare le future richieste energetiche, il consumo di tali materiali dovrebbe aumentare drasticamente nei prossimi decenni. Secondo gli attuali scenari di decarbonizzazione, la transizione dell’UE verso le tecnologie energetiche green, potrebbe essere messa in pericolo dalla debolezza nella futura sicurezza dell’approvvigionamento di diversi materiali. L’elevata domanda delle materie prime, segna un cambiamento nella geopolitica, da un focus sugli idrocarburi si sta passando a un focus sui materiali per la transizione ecologica. Il mondo, da una prospettiva geopolitica, sarà sempre più diviso tra chi ha e chi non ha i materiali per la transizione.

L’Ucraina è un paese ricco di risorse, con depositi di terre rare utilizzate nelle turbine eoliche e di litio, utilizzato per le batterie. Questa potrebbe non essere la ragione principale dell’invasione russa, ma sicuramente la ricchezza mineraria dell’Ucraina è stato uno degli interessi della Russia.