COP28, storico fallimento. Il presidente Al Jaber: “Senza petrolio si torna alle caverne”. Duro scontro Emirati-Onu

Sultan Al Jaber: "Non esiste alcuna scienza che giustifichi la graduale eliminazione dei combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale"

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Il presidente della COP28, Sultan Al Jaber, ha dichiarato che “non esistono basi scientifiche” che giustifichino la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, come riportato da The Guardian. Al Jaber ha anche sostenuto che un abbandono dei combustibili fossili non consentirebbe uno sviluppo sostenibile, affermando che ciò porterebbe il mondo “indietro nelle caverne”. Queste dichiarazioni, definite “estremamente preoccupanti” e “al limite della negazione del clima” dagli scienziati, sono in contrasto con la posizione del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.

Al Jaber, oltre a presiedere la COP28 a Dubai, è anche il CEO della compagnia petrolifera di stato degli Emirati Arabi Uniti, Adnoc, una situazione che molti considerano un serio conflitto di interessi. Attualmente, più di 100 paesi sostengono la necessità di abbandonare gradualmente i combustibili fossili, e se l’accordo finale della COP28 richiederà questo o userà un linguaggio più debole come “riduzione graduale” è una delle questioni più accese al vertice e potrebbe essere determinante per il suo successo. Sono necessari tagli profondi e rapidi per azzerare le emissioni di combustibili fossili e limitare gli impatti climatici che peggiorano rapidamente.

Emirati: senza energia fossile si torna alle caverne

Il quarto giorno della Cop28 si è aperto quindi con dichiarazioni inattese, o forse non troppo, da parte del presidente, Sultan Al Jaber. Secondo lui, “non esiste alcuna scienza” che giustifichi la graduale eliminazione dei combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Al Jaber, anche amministratore delegato della Adnoc, ha affermato che abbandonare carbone, petrolio e gas condurrebbe il mondo “alle caverne.” Queste parole, pronunciate durante un evento online il 21 novembre in risposta a Mary Robinson, presidente del gruppo Elders e ex inviata speciale dell’ONU per i cambiamenti climatici, hanno sollevato preoccupazioni e accuse di negazionismo climatico. La controversia mette in evidenza le profonde contraddizioni tra gli interessi petroliferi degli Emirati Arabi Uniti e l’obiettivo dichiarato della Cop28 di affrontare la crisi climatica.

Dopo un inizio positivo, caratterizzato da annunci importanti sulla finanza climatica e l’accordo sul fondo Loss and Damage, le dichiarazioni di Al Jaber gettano un’ombra sulla reale intenzione della presidenza della COP28. Sembrano negare la responsabilità delle fonti fossili nella crisi climatica, alimentando la preoccupazione che la conferenza stia evitando di affrontare il problema alla radice.
La dichiarazione “non esiste alcuna scienza” ha scatenato una rapida reazione da parte degli scienziati presenti alla COP28, molti dei quali ora chiedono le dimissioni immediate di Al Jaber. Il climatologo Michael Mann e il professor James Kirkham dell’International Cryosphere Climate Initiative sono tra coloro che hanno espresso la loro opposizione, sottolineando che 400 scienziati dell’IPCC sostengono il contrario di quanto dichiarato dal presidente della Cop28.

Per Guterres le parole del presidente COP28 sono negazionismo

La controversia ha innescato uno scontro sempre più acceso tra il segretario generale dell’ONU, António Guterres, e il presidente Al Jaber insieme agli Emirati Arabi Uniti, che ospitano la conferenza. Guterres ha chiaramente affermato che “la scienza è chiara: il limite di 1,5°C è possibile solo se alla fine smetteremo di bruciare tutti i combustibili fossili”. La decisione di tenere la COP28 in una nazione dominata dall’industria petrolifera ha sollevato interrogativi fin dall’inizio. Tuttavia, le recenti dichiarazioni sembrano eliminare la possibilità di inserire nel testo dei negoziati un impegno chiaro per un graduale abbandono di carbone, petrolio e gas. Questo, secondo molte voci, va contro gli sforzi del segretario generale dell’ONU di affrontare direttamente la principale causa della crisi climatica.

L’affermazione di Al Jaber di essere il capo di un’azienda che “decarbonizza le risorse petrolifere” è stata contestata dagli esperti, che sottolineano come questo si riferisca solo alle emissioni legate all’estrazione e non a quelle prodotte dalla combustione dei combustibili fossili. La COP28, che sembrava iniziare con successi nella finanza climatica, si trova ora di fronte a una crescente pressione pubblica e scientifica. La controversia evidenzia la necessità di affrontare le contraddizioni tra gli interessi industriali e l’impegno per una transizione verso un futuro sostenibile.

Cambiamenti Climatici: allarme della Banca Mondiale alla COP28

La Banca Mondiale ha lanciato un allarme durante la COP28, affermando che entro la metà del secolo, almeno 21 milioni di persone potrebbero morire a causa dell’aumento delle temperature. Questo drammatico avvertimento è stato presentato in concomitanza con le discussioni sulla connessione tra cambiamenti climatici e salute.

La Banca Mondiale ha identificato cinque principali fattori di rischio per la salute legati ai cambiamenti climatici: le temperature estreme potrebbero mettere a repentaglio la vita di milioni di persone. Blocco della crescita: le condizioni climatiche avverse potrebbero ostacolare la crescita fisica e cognitiva, in particolare nei bambini. I cambiamenti climatici possono influenzare la diffusione di malattie legate all’acqua e alle condizioni igieniche. Le variazioni climatiche possono favorire la diffusione di malattie trasmesse da zanzare, come la malaria. Anche le malattie trasmesse da zanzare, come la dengue, sono indicate come una crescente minaccia per la salute.

Dichiarazione della COP28 su clima e salute

Per evitare questa tragica prospettiva, la Banca Mondiale sottolinea la necessità di azioni immediate per rafforzare i sistemi sanitari, in particolare nei Paesi più vulnerabili dell’Africa subsahariana e del sud dell’Asia. Il rapporto avverte che senza un intervento tempestivo, le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute potrebbero portare all’incremento della mortalità e ad un aumento della povertà estrema. La Banca Mondiale prevede che entro il 2030, l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute potrebbe portare altre 44 milioni di persone nella condizione di estrema povertà. Questo sottolinea l’urgente necessità di considerare la salute come una priorità nei negoziati climatici e di adottare misure concrete per mitigare gli effetti negativi.

La COP28 ha approvato una dichiarazione su clima e salute, firmata da 124 paesi, inclusa la Cina. Tuttavia, notevoli assenti includono India, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia. La dichiarazione si propone di ridurre le emissioni nel settore sanitario e aumentare i finanziamenti per affrontare le sfide legate alla salute climatica. Il documento sarà ora al centro dei negoziati, e il suo approccio mira a sviluppare un piano d’azione sanitario e stabilire le priorità di finanziamento per la salute climatica.