COP28, a poche ore dalla chiusura si cerca l’intesa, “il fallimento non è contemplato”

Sultan Al Jaber, presidente del vertice sul clima, ha lanciato un appello ai 197 Paesi partecipanti più l'Ue, affinché trovino un consenso durante i negoziati

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

In vista della fase finale dei colloqui della COP28, il presidente Sultan Al Jaber ha esortato i negoziatori a lavorare di più per trovare un accordo sulla proposta di eliminare gradualmente l’uso mondiale di petrolio, gas e carbone.

Il fallimento non è un’opzione“, ha affermato Al Jaber. “Chiedo a tutti di essere pronti a fare compromessi. Le ragioni di ognuno saranno ascoltate e attendo soluzioni”.

Ha poi aggiunto che i negoziati verso un accordo finale stanno facendo progressi significativi, evidenziando un’accelerazione rispetto alla situazione del 9 dicembre. Tuttavia, il tempo stringe e la questione centrale riguardante la graduale riduzione della produzione di carbone, petrolio e gas rimane ancora irrisolta.

I colloqui di Dubai hanno evidenziato profonde divisioni internazionali sul ruolo futuro dei combustibili fossili. Queste divisioni stanno complicando gli sforzi di quasi 200 paesi per raggiungere un accordo prima della fine prevista del vertice il 12 dicembre.

Il presidente della COP28, Sultan Al Jaber, ha riferito di aver chiesto a tutti i paesi di suggerire una formulazione per un consenso sui combustibili fossili. Tuttavia, è probabile che le divisioni tra i paesi produttori e consumatori di combustibili fossili ostacolino la ricerca di un accordo.

Gli ambientalisti chiedono l’eliminazione dei combustibili fossili

Mentre il presidente della Cop28, Sultan Al Jaber, ha inaugurato la sua conferenza stampa odierna, la sala stampa è stata pervasa da appelli concreti per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Una coalizione di attivisti ambientalisti si è unita per esortare i leader mondiali a perseverare nella strada verso una transizione energetica giusta, sottolineando la necessità di un’immediata e equa eliminazione dei combustibili fossili e una triplicazione delle energie rinnovabili entro il 2030.

Andreas Sieber, responsabile delle politiche del movimento ambientalista 350.org, ha espresso il suo rammarico, dichiarando: “Sono 28 anni che un presidente della COP chiede un linguaggio forte per porre fine ai combustibili fossili”. Fin dall’inizio dei colloqui sul clima, le nazioni più vulnerabili al cambiamento climatico e la società civile hanno guidato l’appello per un’impostazione ambiziosa nei confronti del clima. In una nota, è sottolineato che è giunto il momento che la presidenza della Cop28 mantenga la sua promessa di raggiungere un risultato ambizioso; è tempo che i leader adottino un pacchetto energetico equo e finanziato per affrontare la sfida climatica in modo concreto.

COP28: scontro tra paesi produttori e consumatori di combustibili fossili

La conferenza sul clima di Dubai vede una forte contrapposizione tra i paesi che vogliono “ridurre progressivamente” i combustibili fossili, responsabili delle emissioni di gas serra che causano il riscaldamento globale, e i paesi che li producono e li difendono per motivi economici e tecnologici. L’OPEC, il gruppo dei maggiori produttori di petrolio, ha chiesto ai suoi membri e alleati di respingere qualsiasi proposta che miri a eliminare i combustibili fossili in un accordo alla COP28.

Tra i sostenitori della riduzione progressiva ci sono oltre 80 paesi, tra cui Stati Uniti, Unione Europea e piccole isole vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Tra gli oppositori ci sono Arabia Saudita, Iraq, Russia e altri membri dell’OPEC, che ritengono che la COP28 debba concentrarsi sulla riduzione delle emissioni, non sulla fonte di energia che le produce.

Il testo della bozza di accordo finale, previsto per domani 11 dicembre, dovrà trovare una formulazione che concili le diverse posizioni sui combustibili fossili, oltre ad affrontare altri temi come il bilancio dei progressi sui cambiamenti climatici e il primo obiettivo globale sull’adattamento.

COP28: Cina cerca una soluzione sui combustibili fossili

Xie Zhenhua, il principale rappresentante cinese per il clima, ha affermato sabato che un accordo sarà un successo solo se conterrà una disposizione sui combustibili fossili – ma non ha chiarito se Pechino appoggerà un accordo di “riduzione progressiva”.

Xie ha sottolineato la complessità delle posizioni attuali, affermando che la Cina sta lavorando per trovare una soluzione accettabile per tutte le parti coinvolte, definendo la COP28 come il vertice sul clima più impegnativo della sua carriera.

La bozza del testo dei negoziati

Una bozza di testo pubblicata domenica ha proposto Baku, capitale dell’Azerbaigian come sede del vertice sul clima COP29 del prossimo anno, programmato tra l’11 e il 22 novembre. Tuttavia, il testo deve essere adottato dal vertice per diventare ufficiale. Si è quindi sbloccata la situazione di stallo a causa del diritto di veto utilizzato da Vladimir Putin per bloccare la candidatura della Bulgaria, il primo paese a offrirsi di ospitare l’evento. Questa circostanza è insolita, considerando che di solito le sedi delle Cop vengono scelte con almeno un paio d’anni di anticipo.

Infatti, a maggio, le Nazioni Unite hanno confermato la sede della Cop30, prevista per il 2025 a Belém, in Brasile. Secondo il meccanismo di rotazione tra le aree geografiche, il summit del 2024 dovrebbe essere ospitato da un paese dell’Europa orientale.

L’ultima versione del testo centrale dei negoziati, resa pubblica venerdì, rivela che i paesi stanno ancora valutando diverse opzioni, spaziando dall’accordo su “un’eliminazione graduale dei combustibili fossili in linea con la migliore scienza disponibile” all’eliminazione graduale dei “combustibili fossili senza sosta“, senza menzioni specifiche.

L’abbattimento dei combustibili fossili di solito implica ridurre il loro impatto climatico attraverso la cattura e lo stoccaggio delle emissioni di anidride carbonica.

COP28: i paesi si impegnano a ridurre le emissioni, ma non basta

La conferenza ha generato una serie di impegni da parte dei paesi, mirati a raggiungere obiettivi cruciali come triplicare la diffusione delle energie rinnovabili e dell’energia nucleare, oltre a ridurre l’uso del carbone e le emissioni del potente gas serra metano.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha annunciato domenica che questi impegni, se attuati, porterebbero a una riduzione di 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente nelle emissioni globali di gas serra legate all’energia entro il 2030. Sebbene significativo, questo rappresenta solo circa un terzo del divario di emissioni che deve essere colmato nei prossimi sei anni per mantenere il riscaldamento entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, come stabilito nell’accordo di Parigi del 2015.

Il direttore esecutivo dell’Agenzia, Fatih Birol, ha sottolineato la necessità di un declino ordinato e giusto nell’uso globale dei combustibili fossili per mantenere l’obiettivo dell’1,5°C raggiungibile, esprimendo queste considerazioni in un post su X.

COP28, lavoro diplomatico frenetico per raggiungere un accordo

Nel rush finale della COP28, il lavoro diplomatico è al centro dell’attenzione. Il presidente della conferenza ha assicurato che un accordo forte porterebbe benefici ovunque, sottolineando l’opportunità unica di ottenere risultati guidati dalla scienza che potrebbero trasformare le economie per le prossime generazioni.

La vice presidente spagnola, Teresa Ribera, ha dichiarato che i colloqui sono ancora molto aperti, evidenziando le forti reazioni e le diverse posizioni sottolineate da ciascuna parte. La domanda cruciale rimane la convinzione nel raggiungere l’obiettivo dell’1,5°C e come assicurare un significativo aumento dei finanziamenti per l’adattamento.

Il commissario europeo per l’azione per il clima, Wopke Hoekstra, ha osservato che è necessario un compromesso tra le parti, poiché non si può raggiungere l’obiettivo solo basandosi sulla scienza.

Alla ricerca di soluzioni globali: analisi chiave dell’Articolo 6 alla COP28

Nel contesto dell’imperativo di affrontare il cambiamento climatico, il chiaro obiettivo di una riduzione del 43% delle emissioni di gas serra entro il 2030 per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi è al centro delle discussioni. Tuttavia, il divario tra questo obiettivo e gli attuali impegni nei piani climatici nazionali è evidente, con un possibile aumento delle emissioni del 9% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite.

In questo contesto, l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi assume un ruolo cruciale, offrendo strumenti di cooperazione internazionale per affrontare i cambiamenti climatici e sbloccare il sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo. In particolare, gli strumenti dell’Articolo 6.2, 6.4 e 6.8 stanno guidando le discussioni alla COP28.

Articolo 6.2: sfide e opportunità nei trasferimenti internazionali di mitigazione

Le discussioni sull’Articolo 6.2 riguardano attualmente diversi aspetti tecnici, inclusi l’autorizzazione dei risultati di mitigazione a trasferimento internazionale (ITMOs), la creazione di un registro internazionale, e la segnalazione trasparente delle transazioni di trading di carbonio. Questi elementi sono cruciali per facilitare gli scambi bilaterali di crediti di carbonio e unità, nonché per garantire la trasparenza nell’implementazione.

Articolo 6.4: un nuovo meccanismo di accreditamento internazionale

L’Articolo 6.4 introduce un nuovo meccanismo di accredito sul carbonio delle Nazioni Unite, focalizzato sull’integrità e sulla qualità. Le discussioni attuali riguardano le linee guida per le metodologie e le rimozioni di gas serra nell’ambito di questo meccanismo, con una particolare attenzione alla creazione di orientamenti per il futuro.

Articolo 6.8: cooperazione non basata sul mercato per azioni integrative

L’Articolo 6.8 offre opportunità di cooperazione non basata sul mercato per implementare azioni di mitigazione e adattamento. Questo strumento mira a promuovere l’ambizione e coinvolgere settori pubblici e privati, nonché organizzazioni della società civile, nell’attuazione dei NDC.

Guardando al futuro, l’implementazione completa dell’Articolo 6.8 è già in corso dopo la COP27, e le discussioni a Dubai riguardano il lavoro che si svolgerà fino agli incontri di Bonn nel giugno 2024.

In conclusione, con la chiusura delle discussioni tecniche nell’Organo sussidiario per la consulenza scientifica e tecnologica, i negoziati sull’Articolo 6 ora si spostano alla CMA per una fase decisiva.

La sfida della Cop28: eliminare i sussidi ai combustibili fossili

La High Ambition Coalition (HAC) è un gruppo informale di 115 Paesi che si sono impegnati a uscire dai combustibili fossili per contrastare il cambiamento climatico. La coalizione è stata fondata nel 2015 da Costa Rica, Francia e Regno Unito, e ha visto la partecipazione dell’Italia fin dall’inizio. Tuttavia, negli ultimi 12 mesi non ci sono state notizie di un coinvolgimento attivo del nostro Paese, che potrebbe dare un “segnale politico e diplomatico forte” con il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin e la viceministra Gava, presenti alla Cop28 di Dubai.

A Dubai, i Paesi Bassi hanno lanciato un’iniziativa per eliminare i sussidi ai combustibili fossili, che sono una delle principali cause delle emissioni di gas serra. L’iniziativa è stata sottoscritta da Antigua e Barbuda, Austria, Belgio, Canada, Costa Rica, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Spagna. Mancano all’appello Usa, Ue, Germania e anche l’Italia, che secondo uno studio del Fondo monetario internazionale ha erogato nel 2022 ben 63 miliardi di dollari di sussidi alle fonti fossili, pari a oltre mille dollari per ogni cittadino italiano. A livello globale, il sostegno finanziario pubblico ai combustibili fossili ha raggiunto nel 2022 il record di 1.700 miliardi di dollari, tra sussidi, investimenti di imprese statali e prestiti di istituzioni finanziarie pubbliche.

COP28: paesi vulnerabili chiedono equità e finanziamenti per l’adattamento

Guardando alla riluttanza dei paesi ricchi a compromettersi rispetto ai propri interessi e alle alleanze, un blocco di venti nazioni sta mettendo in discussione il rispetto dei principi di equità e responsabilità comuni ma differenziate, sanciti dall’accordo di Parigi e dalla convenzione Unfccc. Sebbene Paesi come Arabia Saudita, India e Cina abbiano spesso strumentalizzato questi principi, vi sono anche altri, con storie e bisogni diversi, come Ecuador, Siria, Sudan e molti altri.

Un altro aspetto cruciale su cui i paesi più vulnerabili non sono più disposti a fare passi indietro riguarda i finanziamenti per l’adattamento. Emergono forti preoccupazioni per i limitati progressi raggiunti fino a questo punto a Dubai. Il Programma ambientale delle Nazioni Unite ha dichiarato a novembre che nel 2021 sono stati forniti solo 21 miliardi di dollari, mentre la necessità è stimata tra 200 e 387 miliardi di dollari all’anno. Finora, alla COP28, sono stati raccolti contributi per appena 165 milioni di dollari, metà dell’obiettivo del Fondo di arrivare a 300 milioni entro la fine del 2023. La situazione sottolinea la sfida significativa nell’affrontare questioni cruciali come l’equità e i finanziamenti per affrontare la crisi climatica globale.

Crisi climatica e fame: l’Italia investe 10 milioni di euro in Africa

La Fao ha presentato a Cop28 una tabella di marcia per eliminare la fame e la malnutrizione entro il 2030, senza superare il limite di 1,5° gradi di riscaldamento globale. La strategia prevede 120 azioni in 10 ambiti, tra cui energia pulita, colture, pesca, foreste e riduzione degli sprechi alimentari. L’obiettivo è anche di ridurre le emissioni di metano e di catturare il carbonio nei sistemi agroalimentari.

L’Italia ha aderito alla Dichiarazione degli Emirati Arabi Uniti sulla Agricoltura Sostenibile, i Sistemi Alimentari Resilienti e l’Azione per il Clima, e ha annunciato un contributo di 10 milioni di euro per sostenere piani integrati di cibo e clima nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha affermato che l’Italia vuole promuovere lo sviluppo sostenibile e inclusivo in Africa, seguendo lo spirito del Piano Mattei.

COP28: Guterres, Papa Francesco e Pichetto chiedono azioni urgenti per il clima

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, Papa Francesco e il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto hanno chiesto azioni urgenti per il clima in occasione della COP28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Doha, negli Emirati Arabi Uniti.

Guterres ha esortato i leader mondiali a concordare tagli profondi alle emissioni per fermare il riscaldamento globale superiore a 1,5 gradi. Il segretario generale ha affermato che, nonostante gli impegni presi, le emissioni sono a livelli record e i combustibili fossili sono la causa principale.

Papa Francesco, nel suo Angelus, ha chiesto di pregare perché si arrivi a buoni risultati per la cura della nostra casa comune e la tutela delle popolazioni. Il pontefice ha sottolineato che la crisi climatica è una delle sfide più urgenti del nostro tempo.

Pichetto, nella giornata dedicata all’agricoltura, ha annunciato che la prossima Presidenza italiana del G7, nel 2024, continuerà a promuovere un’agenda integrata e ambiziosa sul clima e sui sistemi alimentari. Il ministro ha annunciato che l’Italia contribuirà con 10 milioni di euro per catalizzare investimenti più ampi in piani integrati di cibo e clima nei paesi in via di sviluppo.