COP28, il presidente petroliere: “Le mie parole male interpretate”. La lobby del petrolio punta a sorpresa sulla decarbonizzazione

Il presidente della Conferenza sul clima smentisce di avere posizione negazioniste. Sottoscritta la Carta Globale per la Decarbonizzazione da 50 compagnie petrolifere, che si impegnano a tagliare le emissioni entro il 2050

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Dopo gli annunci trionfali nei primi giorni della COP28, sta iniziando a emergere un quadro intricato di sfide e questioni cruciali da dirimere. Il presidente della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite dopo la diffusione di un audio con posizione negazioniste ha convocato una conferenza stampa a sorpresa, in cui dichiara che la riduzione e l’abbandono delle fonti fossili è inevitabile ed essenziale. Dopo il susseguirsi dei leader mondiali sul podio di Dubai, la vera sostanza della conferenza si scopre nei dettagli delle negoziazioni. Fino al 12 dicembre, e forse oltre, le delegazioni si troveranno ad affrontare temi cruciali come il Global Stocktake, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la svolta sui combustibili fossili che definirà il percorso futuro.

Presidente della COP28: “Dichiarazioni travisate e difende la scienza”

Il presidente della COP28, Sultan Al Jabber, ha convocato una conferenza stampa a sorpresa in risposta alle polemiche scaturite dall’audio in cui sembrava esprimere posizioni negazioniste climatiche. Dichiarando che le sue parole erano state mal interpretate, Al Jabber ha ribadito la necessità e inevitabilità della riduzione e dell’abbandono delle fonti fossili. Nel tentativo di difendersi dalle accuse, ha sottolineato i successi raggiunti fino ad ora, compresa la decisione storica di rendere operativo il Loss and Damage Fund, ma si è detto “stupito dai continui tentativi di minare il lavoro della sua presidenza”. La controversia è nata quando un audio di un evento privato online è stato reso pubblico, nel quale Al Jabber sembrava mettere in dubbio la necessità di abbandonare i combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale. Le sue parole, come riportate dal Guardian e dal Centre for Climate Reporting, includevano affermazioni come “nessuna scienza dimostra che un’uscita dai combustibili fossili è necessaria” e dire addio al petrolio vorrebbe dire tornare al tempo delle caverne”. Queste dichiarazioni hanno scatenato proteste da parte della società civile e degli scienziati, con alcune richieste di dimissioni del presidente della COP.

Così per rimediare, Al Jabber si è presentato davanti ai giornalisti insieme a Jim Skea, presidente dell’IPCC dell’ONU, per dare una spiegazione dettagliata della scienza alla base delle azioni necessarie. Ha ribadito l’importanza di raggiungere l’obiettivo di Parigi di non superare il grado e mezzo di riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali, dichiarando che 1.5 è la sua stella polare. Ha anche rivendicato di essere stato il primo presidente della COP a portare la questione dei combustibili fossili al centro della trattativa, anche se è ancora presto per determinare come questa questione si rifletterà nel documento finale. La situazione rimane delicata, con il mondo che osserva attentamente l’evolversi degli eventi.

La mossa ambigua della lobby del petrolio alla COP28

Oltre alle parole di Jaber, un colpo di scena è arrivato dalla lobby del petrolio, con la firma della Carta Globale per la Decarbonizzazione, la Oil and Gas Decarbonization Charter (OGDC), da parte di 50 compagnie. L’impegno a ridurre le emissioni entro il 2050, tuttavia, solleva domande sulla sua efficacia. Le promesse della lobby del petrolio pongono dubbi sulla loro coerenza con l’obiettivo fondamentale di limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C. La mancanza di obiettivi a breve termine e l’assenza di un chiaro piano di abbandono dei combustibili fossili mettono in discussione la significatività di tali impegni.

A Dubai, la partita sui combustibili fossili è tutt’altro che conclusa. Il testo finale della COP28 potrebbe non includere il graduale abbandono dei fossili o limitarlo a settori impossibilitati di adottare la cattura e lo stoccaggio della CO2 (Ccs). Sebbene la tecnica Ccs abbia senso in alcuni settori, spesso è solo una tattica dilatoria. Un recente rapporto dell’Università di Oxford conferma che una forte dipendenza dalla Ccs sarebbe economicamente dannosa.

Accuse e decisioni cruciali per la sfida climatica a COP28

Oltre agli audio trapelati, le accuse a Sultan Al Jaber, presidente designato di COP28, hanno gettato ulteriori ombre sulla conferenza. Le connessioni con la società petrolifera emiratina Adnoc, di cui Al Jaber è amministratore delegato, sollevano interrogativi sui reali obiettivi del presidente. A Dubai, il testo finale rivelerà se la COP28 intraprenderà la via decisa verso la decarbonizzazione o se sarà influenzata dagli interessi fossili. La bilancia tra azione concreta e incertezza è delicata. In un contesto globale sempre più focalizzato sulla sfida climatica, la COP28 assume un ruolo cruciale nel determinare il percorso futuro delle politiche ambientali a livello mondiale. Le aspettative sono alte, e la società guarda con attenzione ai risultati della conferenza, che avranno un impatto duraturo sul nostro pianeta e sulle generazioni future.
Il ruolo della società civile nella promozione di politiche ambientali ambiziose non può essere sottovalutato. La pressione pubblica gioca un ruolo chiave nel garantire che i leader presenti a COP28 si impegnino in azioni concrete per affrontare la crisi climatica. Le organizzazioni ambientali, i movimenti giovanili come i Fridays for Future e i cittadini stessi sono tutti parte integrante di questa voce collettiva che chiede un impegno serio verso un futuro sostenibile.

Sfide e opportunità per COP28: l’importanza della Cooperazione Globale

Le sfide sono evidenti, ma COP28 offre anche opportunità uniche. La possibilità di ridefinire gli impegni globali per affrontare la crisi climatica è nelle mani dei leader mondiali. La collaborazione internazionale e la volontà politica saranno fondamentali per superare le divergenze e raggiungere accordi significativi che abbiano un impatto reale sulle emissioni globali e sull’ambiente. Con queste considerazioni, COP28 si trova al crocevia tra l’opportunità di creare un futuro più sostenibile e la pressante necessità di agire ora. Il mondo osserva, consapevole che le decisioni prese a Dubai avranno conseguenze durature.

In un mondo sempre più interconnesso, la decarbonizzazione richiede una cooperazione globale senza precedenti. Le nazioni devono a questo punto superare gli interessi nazionali e collaborare per implementare politiche ambientali ambiziose. La tecnologia, la condivisione delle conoscenze e gli investimenti congiunti saranno fondamentali per sviluppare soluzioni innovative e raggiungere gli obiettivi di COP28. Solo attraverso un impegno comune possiamo sperare di affrontare con successo la crisi climatica che minaccia il nostro pianeta.