In Puglia il primo impianto biogas alimentato con il fico d’india

Si tratta dell'innovativo progetto di Sebigas per la produzione di energia elettrica e termica, prodotta per la prima volta in Europa con le pale di Opuntia.

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Redazione

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Un impianto biogas alimentato con le pale di Opuntia, ovvero di fico d’india. È questo l’innovativo progetto di Sebigas per la produzione di energia elettrica e termica, oltre che di fertilizzante organico di alta qualità. L’azienda, specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti di biogas e biometano, ha infatti firmato un contratto con Wakonda SpA, una startup agricola innovativa del leccese che ha  avviato su terreni precedentemente colpiti dalla piaga della Xylella e non più coltivati dai precedenti proprietari.

Si tratta di terreni non idonei a coltivazioni nobili che, come tanti altri in Puglia ed in generale nel meridione, corrono il rischio di rimanere incolti ed abbandonati. L’impianto biogas sarà alimentato con i cladodi (le pale del fico d’india), sansa di olive, vinacce, siero di latte e pollina (per un totale complessivo annuo di circa 16.000 tonnellate) e l’energia elettrica prodotta sarà ceduta alla rete, il calore sarà completamente utilizzato nei cicli di produzione di Wakonda mentre il digestato verrà utilizzato come fertilizzante per i terreni circostanti. Una volta in funzione, il nuovo impianto per Wakonda eviterà l’immissione in atmosfera più di 11.000 tonnellate di CO2 ogni anno.

La coltivazione dell’Opuntia presenta molteplici vantaggi: è una pianta che può essere lavorata e coltivata anche in terreni aridi, basti pensare che rispetto al mais, sono necessarie 10 volte meno quantitativi di acqua, per una produzione quadrupla. È un processo di coltivazione molto semplice, nel caso di Wakonda anche in regime biologico ma soprattutto molto più sostenibile rispetto alle coltivazioni classiche. L’Opuntia cresce perfettamente anche sotto i pannelli solari, per cui su questi terreni è possibile implementare anche l’agrivoltaico. Infine, si può sfruttare non solo il buonissimo frutto per consumi alimentari ma anche le sue pale per alimentare impianti di biogas e produrre nuova energia (potenziale energetico di 50-80 m3 di biogas grezzo per ogni tonnellata di cladodi tal quali in funzione del loro contenuto di acqua).