Il 2023 è stato un anno nero per la crisi climatica, in Italia un evento estremo al giorno

L'anno scorso, l'Italia è stata colpita da un numero record di eventi climatici estremi, ne sono stati registrati 378, più di uno al giorno, +22% rispetto al 2022

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Nel corso del 2023, l’Italia ha subito un totale di 378 eventi climatici estremi, superando la media di uno al giorno. Tale cifra rappresenta un aumento del 22% rispetto al 2022, evidenziando gli impatti significativi della crisi climatica, causata dalle attività umane, sul nostro paese e globalmente. La maggior parte di questi eventi, il 55%, ha colpito le regioni settentrionali, con ben 210 episodi estremi in un solo anno. Questo numero supera più del doppio gli 98 eventi registrati nel centro e addirittura triplica i 70 verificatisi nel sud. I dati emergono dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio città clima di Legambiente.

Tempeste devastanti nel 2023: l’Italia tra i paesi più colpiti

Nel 2023 le tempeste hanno provocato danni enormi, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa. L’Italia è stata una delle nazioni più danneggiate. Le perdite economiche causate da venti e alluvioni sono state di 76 miliardi di dollari, di cui solo 60 miliardi coperti dalle assicurazioni. Lo rivela un rapporto di Munich Re, che evidenzia come gli eventi estremi siano stati aggravati da temperature altissime. Il 2023 ha avuto una anomalia termica media di +1,48°C e in quasi metà dei giorni ha superato la soglia critica di 1,5 gradi.

Italia sotto i riflettori: tempeste record e grandinate eccezionali

Due tempeste di rilevanza globale hanno colpito gli Stati Uniti nel 2023, con impatti particolarmente devastanti a marzo nel Midwest e a giugno in Texas, emergendo come alcuni degli eventi estremi più costosi dell’anno in termini di danni assicurati. Queste tempeste hanno causato danni totali per 17 miliardi di dollari, di cui circa 12 miliardi erano coperti da assicurazioni.

Ma è l’Italia a monopolizzare l’attenzione per alcuni degli eventi estremi più significativi, portando a un record di danni da tempeste. Munich Re mette in evidenza le grandinate eccezionali durante l’estate, affermando che “nei mesi di luglio e agosto, chicchi di grandine fino a 19 cm di diametro hanno causato perdite per miliardi di dollari nel Nord Italia e in numerose altre regioni“. Questi eventi sono la conseguenza delle elevate temperature prevalenti e del conseguente rischio di forti temporali a causa della maggiore evaporazione.

Il bilancio delle alluvioni nel Mediterraneo nel 2023

Nel contesto degli eventi climatici straordinari del 2023, l’alluvione in Emilia-Romagna è emersa come uno degli episodi più significativi, affiancata da eventi simili che hanno interessato ampie porzioni della regione mediterranea. La compagnia assicurativa sottolinea che le piogge torrenziali lungo la costa adriatica hanno provocato inondazioni diffuse nei mesi di maggio e agosto, mentre all’inizio di settembre una depressione ha scatenato gravi inondazioni, concentrando gli impatti soprattutto in Grecia. Questi eventi hanno poi intensificato la loro portata sul Mediterraneo, dando origine al ciclone Medicane Daniel, con devastanti conseguenze in Libia, in particolare nella città di Derna.

In Europa, i danni derivanti da tali eventi climatici ammontano a 17 miliardi di dollari, ma solo 2 miliardi di questa cifra sono coperti da assicurazioni, evidenziando la vastità degli impatti economici causati da fenomeni meteorologici estremi nella regione mediterranea.

Lombardia ed Emilia-Romagna, le regioni più colpite dagli eventi meteo estremi nel 2023

Si rende necessaria un’analisi approfondita sulla frequenza degli impatti in alcuni territori che hanno subito ripetutamente gli effetti degli eventi meteo estremi. Solo nel mese di luglio 28 eventi hanno interessato la Lombardia, provocando 2 morti. In particolare le province più coinvolte sono state quelle di Milano, Monza e Brianza, Como e Varese, dove si sono verificati eventi meteo estremi in pochi mesi. Come a Cantù (CO) con due grandinate a luglio e ottobre che hanno rovinato diverse strade, annientato il manto stradale, strappato pali e inondato varie aree. A Saronno (VA) sono stati 4 gli episodi, tutti tra luglio e settembre, con inondazioni causate da piogge straordinarie e, di conseguenza, numerose strade interrotte.

A Milano sono stati 6 gli eventi meteo estremi del 2023, mentre era stato uno nel 2022. Il 31 ottobre la nuova esondazione del Seveso, la 20esima dal 2010 che ha arrecato danni, ha messo in evidenza ancora una volta i pericoli dovuti al tombamento del fiume che scorre sotto la metropoli lombarda. L’Emilia-Romagna ha purtroppo subito due alluvioni, nelle stesse zone, a distanza di poco più di due settimane, a maggio. Le province più danneggiate sono state quelle di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena, con un totale di 27 eventi registrati.

Eventi meteo estremi, danni economici per 5 milioni di italiani

Oltre alla devastazione fisica del territorio, gli eventi meteorologici estremi lasciano dietro di sé una scia di danni economici significativi. Legambiente richiama l’attenzione su una recente indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, che rivela come, solo nell’ultimo anno, circa 5 milioni di italiani abbiano subito danni alle proprie abitazioni a causa di maltempo o calamità naturali.

Legambiente ha avanzato richieste importanti, tra cui una legge contro il consumo di suolo, assente dopo oltre 11 anni dall’inizio dell’iter legislativo, e l’urgenza di superare la logica dell’emergenza, concentrandosi sulla prevenzione. Quest’approccio potrebbe portare a un risparmio del 75% delle risorse normalmente spese per riparare i danni. Nel frattempo, all’inizio di gennaio, è giunta la notizia dell’attesa approvazione del Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Tuttavia, Legambiente sottolinea che sarà fondamentale stanziare le risorse economiche necessarie, attualmente ancora assenti, per affrontare le sfide future.

L’agricoltura italiana in crisi per il clima impazzito

Il 2023 è stato testimone di una serie crescente di eventi climatici estremi lungo la Penisola, che hanno causato danni considerevoli all’agricoltura nazionale, superando i 6 miliardi di dollari. Grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento hanno contribuito a questo scenario, come evidenziato dalle rilevazioni dell’Osservatorio commentate dalla Coldiretti. L’anno si è aperto con una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni, seguita da mesi in cui si sono moltiplicati eventi meteorologici estremi, come precipitazioni abbondanti alternatesi a periodi di caldo torrido. L’autunno ha portato nubifragi violenti che hanno devastato città e campagne, culminando in un inizio d’inverno insolitamente caldo, mettendo in crisi la natura.

La Coldiretti sottolinea il crollo significativo dei raccolti nazionali, mettendo a rischio alimenti cruciali della dieta mediterranea. Le riduzioni sono del 20% per il vino, del 30% per le pesche e nettarine e addirittura del 63% per le pere. Non solo, il raccolto di miele è praticamente dimezzato, con gravi conseguenze anche sulle api, importanti sentinelle dello stato di salute dell’ambiente.

Record di caldo e anomalie climatiche nel 2023: le cause e le conseguenze

Il riscaldamento globale sta generando sempre più accentuate anomalie nella distribuzione delle precipitazioni, a livello geografico e durante l’anno, con lunghe stagioni secche e picchi di pioggia concentrati in poche settimane. Il 2023 è stato l’anno più caldo dal 1850: lo scorso novembre è stato il sesto mese consecutivo a registrare temperature record, come rilevato dal servizio europeo sul cambiamento climatico di Copernicus1 (C3s), con una temperatura media globale di 14,22 gradi, superiore di 0,32°C al record precedente del novembre 2020.

Alcuni episodi sono esemplificativi: a fine luglio record di 46,8°C a Decimomannu (CA) a distanza di una settimana dal record di 46,2°C del 19 luglio (che a sua volta superava i 45,0°C del 24 luglio 2009); a Olbia (SS), sempre a fine luglio, si è raggiunto il picco di temperatura di 46,7°C, provocando disagi al traffico aereo a causa della pista rovente dell’aeroporto e della sicurezza compromessa delle ruote dei velivoli. I voli sono stati dirottati verso altre destinazioni. In Toscana, ad agosto, si sono verificate temperature record in particolare nelle aree nord della regione. A Capannori (LU) sono stati registrati 41,5°C, battendo il precedente record di 41,2°C. Ad Empoli temperatura addirittura superiore con 41,8°C, mentre il precedente record era di 40,5°C.

L’origine di questi record e dell’aumento degli eventi meteo estremi sta nella crescita delle concentrazioni globali di gas serra, di cui i principali, anidride carbonica, metano e protossido di azoto, hanno continuato ad aumentare costantemente ormai da decenni. Un recentissimo studio dal titolo “Toward a Cenozoic history of atmospheric CO2“ ha analizzato le concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera negli ultimi 66 milioni di anni, con l’analisi più lunga e completa mai realizzata finora. La ricostruzione ha innanzitutto confermato, con ancora più certezza, la relazione tra CO2 e temperatura superficiale globale e che nel Miocene medio (circa 16 milioni di anni fa) le concentrazioni di CO2 furono per l’ultima volta costantemente più elevate di quelle attuali. Le concentrazioni globali di biossido di carbonio hanno raggiunto in media, nel 2022, 419 ppm (parti per milione, l’unità di massa di un contaminante per milione di unità totali), staccandosi ulteriormente dai livelli registrati in anni significativi: erano in media 280 ppm nel periodo preindustriale, 310 ppm nel decennio successivo alla Seconda Guerra Mondiale, mentre nel 1997, anno della firma del trattato di Kyoto, oscillavano tra 360 e 366 ppm.

L’Italia deve intervenire per mitigare il rischio idrogeologico

L’urgenza di intervenire per mitigare il rischio idrogeologico in Italia è ormai sotto gli occhi di tutti. Gli effetti sempre più violenti dell’emergenza climatica, che stanno colpendo il nostro Paese con sempre maggiore frequenza e intensità, stanno mettendo a rischio la sicurezza delle persone e delle infrastrutture.

Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, ha sottolineato che “la vera mitigazione del rischio idrogeologico si potrà ottenere solo integrando la restituzione dello spazio ai fiumi, agendo su delocalizzazioni, desigillatura di suoli impermeabilizzati, rinaturazione delle aree alluvionali, azzerando il consumo di suolo e non concedendo nuove licenze per edificazioni in aree prossime ai corsi d’acqua”.

Queste misure sono necessarie per ridurre l’impatto delle alluvioni e delle siccità, che stanno diventando sempre più frequenti e intense a causa del cambiamento climatico.