Crisi climatica, in soli due anni eventi estremi raddoppiati in Italia

Il "Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni" di Legambiente rivela una crescente vulnerabilità del Paese agli eventi climatici estremi

Foto di Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

L’Italia, descritta da Legambiente come un gigante dai piedi d’argilla, è sempre più vulnerabile alle alluvioni e alle piogge intense, come evidenziato nel “Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni” presentato proprio dall’associazione ambientalista con il sostegno del Gruppo Unipol. Analizzando 14 anni di dati dal 2010 al 31 ottobre 2023, l’Osservatorio Città Clima ha registrato un totale di 684 allagamenti, 166 esondazioni fluviali e 86 frane, il 49,1% dei quali è attribuibile a piogge intense.

I territori più colpiti da smottamenti e alluvioni

Le regioni maggiormente colpite da allagamenti da piogge intense sono state la Sicilia, il Lazio, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, la Campania e la Puglia. Tra le grandi città, Roma, Bari, Agrigento, Palermo, Ancona, Genova e Napoli sono emerse come particolarmente a rischio, con numerose segnalazioni di allagamenti e esondazioni fluviali. Tuttavia, secondo Legambiente la gravità della situazione si complica ulteriormente alla luce dei tagli alle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico da parte del Governo. Nonostante una spesa media annua di oltre 1,25 miliardi di euro per la gestione delle emergenze climatiche, il bilancio nazionale è stato ridotto da 2,49 miliardi a 1,203 miliardi, innescando preoccupazioni sulle capacità del Paese di affrontare la crescente minaccia climatica.

Legambiente, in risposta a questa sfida crescente, sottolinea l’importanza di definire una nuova governance con una visione più ampia che abbracci conoscenza, pianificazione e controllo del territorio. Quattro priorità emergono dalla raccomandazione dell’organizzazione ambientalista:

  • l’approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNAC)
  • l’istituzione di una legge contro il consumo di suolo
  • il superamento della logica dell’emergenza attraverso azioni preventive
  • l’implementazione di una regia unica da parte delle Autorità di bacino distrettuale, incoraggiando una maggiore collaborazione tra gli enti.

6,8 milioni di persone vivono in aree a rischio medio o alto di alluvioni

La vulnerabilità dell’Italia emerge in modo chiaro quando si considera il rischio idrogeologico. Dati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) indicano che 1,3 milioni di persone vivono in aree a elevato rischio di frane e smottamenti, mentre oltre 6,8 milioni sono esposti a un rischio medio o alto di alluvione. Dal punto di vista economico, Legambiente rivela che dal 2013 al 2023, il Paese ha speso oltre 13,8 miliardi di euro in fondi per la gestione delle emergenze meteo-climatiche, secondo i dati della Protezione Civile.

In un contesto in cui il cambiamento climatico intensifica la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi, il Governo Meloni ha suscitato preoccupazioni di Legambiente riducendo le risorse destinate al contrasto del dissesto idrogeologico. Questa scelta si scontra con i dati che evidenziano il costante impegno finanziario del Paese nella gestione delle emergenze, mentre la prevenzione del rischio è stata affrontata con 7.993 lavori completati dal 1999 al 2022, con una spesa media di 0,186 miliardi di euro all’anno.

Per Legambiente serve una nuova governance per affrontare le alluvioni

Il recente rapporto di Legambiente mette in evidenza la mancanza di una governance efficace in Italia, capace di integrare conoscenza, pianificazione e controllo del territorio. In vista del lancio del rapporto Legambiente lancia un appello al Governo Meloni affinché definisca rapidamente una nuova governance territoriale. Questo appello arriva anche in concomitanza con il XII congresso nazionale di Legambiente dal titolo “L’Italia in cantiere”, focalizzato sulla crisi climatica e la transizione ecologica.

I due pilastri fondamentali che Legambiente sottolinea per una gestione efficace del territorio sono la convivenza con il rischio e l’adattamento. Questa visione propone l’attenzione ai piani di emergenza comunali, l’informazione e la formazione dei cittadini come meccanismi cruciali per affrontare le emergenze climatiche. Inoltre, si richiama l’importanza di evitare ulteriore cementificazione e impermeabilizzazione del territorio italiano, focalizzandosi invece sull’adattamento alle sfide climatiche.

Le alluvioni di quest’anno sono sintomo del problema del Paese

Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: “Le drammatiche emergenze registrate negli ultimi anni nelle Marche, a Ischia, in Romagna e da ultima l’alluvione in Toscana ci devono far riflettere sul modello di gestione del territorio. Non è solo un problema di risorse economiche, come spesso si vuole far credere, o di mancanze nella manutenzione ordinaria, pratica corretta e condivisibile ovviamente, se inserita in un contesto più ampio. Il problema principale sta nel voler rispondere alla logica della “messa in sicurezza”, che ha visto nel corso dei decenni provare a difendere l’indifendibile, alzando solamente argini e ragionando in maniera idraulica, con calcoli e tempi di ritorno delle piene che la crisi climatica sta spazzando via più velocemente di quanto si pensasse. Un’emergenza, quella climatica, che in alcune aree del Paese, soprattutto nel meridione, aggrava una situazione di preesistente rischio causato da un abusivismo edilizio in aree già pericolose, raramente oggetto di demolizioni e rimasto colpevolmente impunito”.

Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, afferma che la mitigazione del rischio idrogeologico richiede una combinazione di restituzione dello spazio ai fiumi, opere di difesa passiva e sfogo controllato. La ricostruzione post-alluvione deve essere l’occasione per ripensare la gestione del territorio, considerando cambiamenti di uso del suolo e integrando azioni di adattamento.

Per Legambiente è urgente approvare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici

Legambiente esorta il Governo Meloni a definire una nuova governance territoriale, affrontando quattro priorità senza ulteriori ritardi:

  • approvazione definitiva del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e l’allocazione di adeguate risorse economiche per attuarlo
  • approvazione della legge sullo stop al consumo di suolo, con l’obiettivo di far rispettare il divieto di edificazione nelle aree a rischio idrogeologico
  • superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi, favorendo soluzioni preventive
  • costituire una regia unica, gestita dalle Autorità di bacino distrettuale, per rafforzare la collaborazione tra enti e stabilire priorità di intervento coerenti.

Il rapporto di Legambiente evidenzia anche le buone pratiche, come il programma di depavimentazione a Milano e interventi di riqualificazione idraulica a Treviso. Legambiente sottolinea l’importanza di apprendere da esempi come il Progetto LIFE BEWARE nell’Alto Vicentino, che mira a ridurre il rischio idraulico e climatico, e interventi di mitigazione del rischio di alluvione nel Parco del Mensola a Firenze.

Il “Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni” mette quindi in guardia sullo stato critico della situazione ambientale in Italia. La necessità di agire con urgenza è evidente, richiedendo una riflessione approfondita sulla gestione delle risorse e una strategia di prevenzione più efficace. Legambiente sottolinea la necessità di una nuova governance del territorio in Italia, basata su un approccio olistico, adattativo e preventivo per affrontare le sfide climatiche emergenti. La sicurezza degli italiani dipende dalle decisioni attuali e dalla capacità di implementare soluzioni sostenibili e resilienti.