Rottamazione cartelle, come controllare la propria posizione

Dopo la scadenza per aderire alla rottamazione quater, è diventato ancora più importante conoscere la propria posizione debitoria con l'Agenzia delle Entrate. Ecco come fare

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Il termine per presentare domanda per la rottamazione quater è scaduto il 30 giugno. Da tale data non è dunque più possibile mettersi in regola con il Fisco richiedendo la definizione agevolata. Eccezion fatta per i residenti o coloro che hanno sede operativa nei Comuni colpiti dall’alluvione in Emilia-Romagna, Marche e Toscana (di cui abbiamo parlato qui), per i quali la scadenza è stata prorogata al 30 settembre.

Per i contribuenti che non sono riusciti a beneficiare della rottamazione quater, è diventato ancora più importante verificare lo stato della propria posizione debitoria con l’Agenzia delle Entrate, al fine di evitare intimazioni di pagamento, fermi amministrativi o pignoramenti. Ecco come fare.

Come conoscere la propria posizione debitoria

Si può controllare la propria posizione fiscale accedendo all’area riservata sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, dove saranno subito visionabili gli eventuali debiti pendenti, il loro importo e la loro provenienza. In particolare, dopo aver effettuato il login sul portale dell’Ente (tramite SPID, CIE, CNS, credenziali AdE per professionisti e imprese o PIN INPS), il cittadino dovrà fare clic sulla sezione “Situazione debitoria – Consulta e paga”.

In quest’area del sito si può consultare la propria situazione debitoria dal 2000 a oggi, compresi anche versamenti già effettuati ed eventuali rateizzazioni, cartelle e avvisi. Il contribuente può selezionare la provincia per verificare la presenza documenti pendenti o spuntare la casella “Elenco di tutte le province” per allargare al massimo possibile la ricerca. Sarà dunque possibile perfezionare la selezione distinguendo tra i documenti da saldare e quelli saldati. Cliccando su “Da saldare” apparirà dunque la lista di tutte le cartelle esattoriali e degli avvisi emessi che non risultano ancora pagati nella loro interezza.

Rottamazione quater, cos’è e a cosa serve

La rottamazione quater, introdotta nella Legge di Bilancio 2023, consente a chi ha debiti con il Fisco di versare solo l’importo residuo, oltre alla somma dovuta a titolo di rimborso spese per le eventuali procedure esecutive e per i diritti di notifica. Vengono cancellati sanzioni e interessi, compresi quelli di mora, e l’aggio, mentre le multe stradali potranno essere saldate senza il pagamento degli interessi, comunque denominati, e dell’aggio. Il pagamento può essere effettuato in un’unica soluzione oppure a rate, spalmate su cinque anni e fino a un massimo di 18 versamenti.

Entro il 30 settembre 2023 l’Agenzia delle Entrate invierà la comunicazione con l’esito della domanda, l’ammontare delle somme dovute ai fini della definizione e i moduli di pagamento in base al piano di rate scelto in fase di adesione. In seguito all’accoglimento della richiesta, sarà possibile saldare la prima rata entro il 31 ottobre e la seconda entro il 30 novembre 2023. Per quanto riguarda il 2024, le scadenze per le quote da versare sono fissate il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre.

I numeri della rottamazione delle cartelle

Il Governo non esclude il ricorso ad altri provvedimenti simili in futuro. Le adesioni alla rottamazione quater sono state 3 milioni e 827mila, almeno il doppio rispetto alle attese secondo Palazzo Chigi. Si stima che la sanatoria appena conclusa potrebbe portare all’eliminazione di sanzioni e interessi fino a 20 miliardi di euro e a un gettito molto maggiore rispetto ai 12,4 miliardi previsti inizialmente.

In realtà sommando le prime tre rottamazioni del 2017-2018 e la “tornata” del 2019, su un ammontare lordo di 100,14 miliardi di tasse lo Stato contava di incassarne poco più della metà (53,8 miliardi). Le adesioni non si sono però tramutate tutte in versamenti, e al Fisco sono arrivati soltanto 20,28 miliardi di euro (poco più del 20% del totale) contro i 33,54 miliardi di euro di omissioni.