Direttiva case green, le deroghe previste

Scopriamo quali sono le deroghe previste dall'Unione europea per adeguarsi alla Direttiva case green. Ecco chi non dovrà fare niente in casa

Foto di Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La Direttiva case green ha ottenuto il via libera dal Parlamento europeo lo scorso 14 marzo 2023. Il testo del documento è stato al centro delle discussioni a Bruxelles lo scorso 6 giugno 2023, adesso la Direttiva case green sarà oggetto di un vero e proprio negoziato tra il Consiglio europeo e l’esecutivo europeo e successivamente tornerà in Plenaria.

Attraverso questa nuova normativa, l’Unione europea ha intenzione di raggiungere uno scopo ben preciso: andare a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e il consumo finale di energia all’interno del comparto immobiliare. L’Ue ha predisposto anche una serie di deroghe, che riguardano almeno 4 milioni di edifici, ossia il 30% di quelli complessivamente interessati. I singoli Stati membri, inoltre, avranno la possibilità di prendere in considerazione ed aggiungere ulteriori deroghe al recepimento della direttiva europea.

Ma cosa prevede, in estrema sintesi, la Direttiva case green? Il testo approvato prevede che gli edifici residenziali debbano raggiungere la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. All’interno della classe energetica G dovranno rimanere gli immobili con le prestazioni energetiche peggiori di ogni Stato. All’interno di questa classe energetica, però, dovranno rientrarvi non più del 15% degli edifici presenti in ogni nazione.

Gli interventi di miglioramento energetico dovrebbero essere apportati nel momento in cui l’immobile viene venduto o al momento della ristrutturazione: mediamente, per ogni abitazione, potrebbero essere richiesti almeno 60.000 euro per effettuare gli adeguamenti.

Direttiva case green: cosa prevede

Attraverso la Direttiva case green l’Unione europea ha voluto introdurre la ristrutturazione obbligatoria degli immobili per contenere le emissioni inquinanti, in modo da garantire un miglior efficientamento energetico. L’obiettivo è quello di avere, entro il 2030, tutti gli immobili residenziali e non con classe energetica E.

Stando a quanto è attualmente previsto, Dovranno essere ristrutturati gli immobili con una classe energetica inferiore a ad E. L’Unione europea, con questa operazione, ha intenzione di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 nei 27 paesi membri. Ricordiamo, infatti, che la Direttiva case green rientra a pieno titolo nel pacchetto FT 55, attraverso il quale l’Ue ha intenzione di perseguire gli obiettivi di riduzione della CO2 delle emissioni inquinanti entro il 2030 e centrare l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.

Il testo che è stato attualmente approvato prevede che gli edifici residenziali debbano raggiungere la prestazione minima energetica di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033.

Le deroghe previste

Alcuni edifici risultano essere esonerati dall’obbligo di rispettare le regole introdotte attraverso la Direttiva case green. Rientrano in questa particolare categoria i seguenti immobili:

  • le abitazioni unifamiliari con una superficie inferiore a 50 metri quadrati;
  • eventuali seconde case, che vengono utilizzate meno di quattro mesi ogni anno;
  • gli edifici che ricadono nei centri storici;
  • gli immobili che risultano essere vincolati dai Beni Culturali;
  • le chiese e gli edifici di culto;
  • gli edifici che sono di proprietà delle Forze Armate o del Governo centrale, la cui destinazione è la difesa nazionale.

Tirando le somme almeno quattro milioni di edifici, in Italia, non sono soggetti ai vari obblighi di riqualificazione.

Anche i singoli paesi membri hanno la possibilità di prevedere determinate deroghe, che possono coinvolgere le seguenti categorie:

  • gli edifici che sono adibiti a luogo di culto e allo svolgimento di attività religiose;
  • gli immobili temporanei, che vengono utilizzati per meno di due anni;
  • i siti industriali, officine, depositi, edifici di servizio non residenziali a basso fabbisogno energetico;
  • stazioni di approvvigionamento infrastrutturale;
  • edifici agricoli non residenziali;
  • immobili residenziali che vengono utilizzati meno di quattro mesi ogni anno o con un consumo energetico che risulti essere inferiore al 25% di quello presunto per l’anno;
  • edifici indipendenti, con una superficie calpestabile inferiore ai 50 metri quadrati.

Case green: quante sono in Italia

Quante sono attualmente le case green presenti in Italia? Secondo una stima pubblicata dallo U.S. Green Building Council (USGBC) il nostro paese risulterebbe essere al nono posto della classifica dei 10 migliori Paesi al mondo per edifici certificati sostenibili nel 2022.

All’interno della classificazione energetica degli immobili – che varia dalla lettera A alla G – all’interno della classa G dovrà rientrare una percentuale massima pari al 15% degli immobili con le prestazioni climatiche peggiori in ogni Stato membro. Nel momento in cui verranno effettuati degli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche, i lavori dovranno essere effettuati rispettando le norme contenute all’interno della Direttiva case green: i lavori dovranno essere effettuati al momento della vendita dell’immobile o nel momento in cui viene effettuata la ristrutturazione dell’edificio.

Ogni singolo Paese membro dovrà prevedere dei piani nazionali di ristrutturazione, che prevedano dei regimi di sostegno, in modo da facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli stati membri, inoltre, avranno la possibilità di prevedere una percentuale di immobili con una limitata capacità di adeguarsi ai nuovi obiettivi: a condizionare le eventuali decisioni sono la fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e la disponibilità di manodopera qualificata.

Gli obblighi europei per caldaie e fotovoltaico

La Direttiva case green segue le norme che l’Unione europea ha già previsto relativamente all’obbligo di sostituzione delle caldaie a gas. E soprattutto quelle relative all’installazione dei pannelli solari sugli edifici pubblici e commerciali a partire dal 2026. La normativa, inoltre, prevede un vero e proprio blocco per l’installazione e l’acquisto di caldaie a gas, che sono considerati degli impianti inquinanti, le quali dovrebbero sparire completamente entro il 2029.

Per quanto riguarda la scomparsa delle caldaie a gas, l’operazione dovrebbe avvenire in alcune fasi. La prima – prevista tra il 2025 ed il 2026 – vedrà la scomparsa dei relativi incentivi, che saranno previsti unicamente per l’installazione di tecnologie alternative alla sostituzione di vecchi impianti. La seconda fase, che si dovrebbe concludere nel 2029, vede lo stop alla vendita sul mercato delle caldaie a gas.

Dal 2026, invece, è stato introdotto l’obbligo di installazione di pannelli solari per tutti gli edifici pubblici e commerciali. Questo particolare obbligo coinvolge gli immobili che superano una determinata metratura. Entro il 2030 saranno coinvolti tutti gli edifici residenziali.

Lo scopo di questa iniziativa è quella di riuscire a raddoppiare la capacità fotovoltaica in Europa ed installare 600 nuovi gigawatt entro il 2030.