Direttiva case green, in Italia torna lo sconto in fattura?

La direttiva case green è passata e ora si cercano i soldi: il governo ipotizza detrazioni per i redditi più alti e sconto in fattura per i redditi più bassi. Tutto è però ancora in via di definizione

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La direttiva case green è stata approvata dal Parlamento Europeo ed entra in vigore, fra i malumori di Italia e Ungheria che hanno votato contro all’ultimo passaggio in Ecofin. La direttiva Epbd (Energy performance of building directive) fissa degli obiettivi chiari, ma permette ai singoli stati membri di scegliere in autonomia la strada da percorrere. Ecco che quindi potrebbe tornare l’ipotesi dello sconto in fattura.

Cosa prevede la direttiva case green

Gli edifici residenziali dovranno ridurre i consumi del 16% entro il 2030 e del 20% entro il 2035. Gli edifici pubblici dovranno essere riqualificati per almeno il 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2033. Dovranno essere a zero emissioni dal 2028 gli edifici pubblici e dal 2030 quelli privati. E dal 2050 tutti gli edifici nuovi dovranno essere costruiti a zero emissioni. Il target ambientale di riferimento sono le emissioni del 1990. E accanto alle classi di prestazione energetica già esistenti, si aggiungerà anche la nuova classe A0 che corrisponde agli ZemB (Zero emission Building).

Il commento del ministro

All’indomani dell’ok definitivo alla direttiva europea, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha messo le mani avanti. Il ministro ha definito “impossibili” gli obiettivi fissati dall’Europa e ha dichiarato che, in mancanza di risorse, l’Italia tenderà direttamente “agli obiettivi finali europei del 2050 sul climate change“. Questo, tuttavia, espone l’Italia all’avvio di eventuali procedure di infrazione.

Secondo i dati della Commissione Europea, nel complesso nel Vecchio Continente il 75% circa dell’intero parco immobiliare è inefficiente sotto il profilo energetico. “Il 70% dei fabbricati italiani ha oltre 70 anni di vita. Potenzialmente quelli interessati dalla direttiva sono milioni. Faremo quello che sarà possibile e compatibile con i saldi di finanza pubblica”, ha ammesso Pichetto Fratin. Ance conferma i timori del ministro: l’Associazione nazionale costruttori edili parla di oltre 9 milioni di edifici residenziali che non risulterebbero idonei a rispettare le performance energetiche richieste, su un totale di 12 milioni di edifici. Una stima più ottimistica parla invece di 5 milioni di case da rifare in Italia.

Ipotesi sconto in fattura per alcune categorie

All’indomani dell’approvazione della direttiva case green, il governo ha tracciato l’ipotesi di un piano a due velocità: “Per i contribuenti che hanno redditi elevati si potrebbe introdurre una detrazione con aliquota da definire. Per chi ha redditi bassi occorre un altro sistema. Anche con un contributo diretto dello Stato”. Ecco dunque che prende corpo l’idea dello sconto in fattura almeno per una parte dei proprietari di casa.

Arriva il passaporto di ristrutturazione

La nuova direttiva introduce il cosiddetto “passaporto di ristrutturazione”, un documento digitale con cui i proprietari di casa potranno pianificare gli interventi che gradualmente azzerino le emissioni. Sarà ciascuno Stato membro a imporre o meno l’obbligatorietà del documento, che dovrà essere redatto da un tecnico qualificato.

Secondo recenti simulazioni, adeguare un appartamento alla direttiva case green comporta una spesa fino a 60.000 euro. E per mettere in regola una villetta il conto supera i 100.000 euro.

Affitto e vendita: che succede a chi non è a norma

La prima versione della bozza case green prevedeva il divieto assoluto di vendere o affittare immobili che non risultassero a norma con gli obiettivi fissati. Il testo definitivo della direttiva case green lascia a ciascuno Stato membro la possibilità di legiferare in merito.