Pace vicina? Ma ora il mondo rischia una carestia epocale

Nonostante i colloqui di Istanbul, in cui sembrano essersi aperti per la prima volta degli spiragli di pace tra Russia e Ucraina, il mondo è sull'orlo di una crisi senza precedenti

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Nonostante i colloqui di Istanbul abbiano aperto per la prima volta degli spiragli di pace tra Mosca e Kiev, con la Russia che ha annunciato una riduzione delle operazioni militari vicino a Kiev e Chernihiv, per tutta la notte si sono succeduti bombardamenti in numerose città dell’Ucraina (qui abbiamo parlato approfonditamente di com’è andato l’incontro tra le delegazione russa e quella ucraina e a cosa sono disposte a rinunciare, almeno sulla carta). Diverse esplosioni sono state registrate proprio nella capitale e anche fuori, a Zhytomyr, Kharkiv, Dnipro e Poltava.

Ma il problema, ora, non è solo il conflitto tout court. Un durissimo allarme è stato lanciato dalle Nazioni Unite, in merito a quella che l’Organizzazione non esita a definire una delle più grandi tragedie mai viste. Economiche, e sociali.

WFP: in arrivo una crisi senza precedenti

Gli equilibri globali sono completamente sconvolti, anche per via di una crisi economica che sta per sprigionarsi, che potrebbe essere una delle più gravi mai avute: i prezzi già elevati dei generi alimentari stanno salendo alle stelle.

La guerra in Ucraina ha creato “una catastrofe sopra una catastrofe” e avrà un impatto globale “oltre qualsiasi cosa abbiamo visto dalla Seconda guerra mondiale”, ha dichiarato il direttore esecutivo del World Food Programme delle Nazioni Unite David Beasley al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Il motivo? Molti degli agricoltori ucraini che producevano una quantità significativa del grano esportato in tutto il mondo ora si trovano impegnati a combattere contro i russi.

L’Ucraina e la Russia producono il 30% della fornitura mondiale di grano, il 20% di mais e il 75%-80% di olio di semi di girasole. Il World Food Programme acquista il 50% del suo grano dall’Ucraina. Il conflitto sta prosciugando il granaio del mondo, con effetti devastanti.

Secondo diversi fonti sul posto, la Russia avrebbe bombardato almeno tre navi civili che trasportano merci dai porti del Mar Nero al resto del mondo, inclusa una noleggiata da una società agroalimentare. E starebbe bloccando l’accesso ai porti ucraini, sostanzialmente tagliando le esportazioni di grano. Ben 94 navi che trasportano cibo per il mercato mondiale sarebbero bloccate nel raggiungere il Mediterraneo.

Se la Russia soffoca le esportazioni ucraine, i prezzi del cibo schizzano in alto: quelli del grano sono già aumentati tra il 20% e il 50%. A temere di più sono Egitto, Libano, Pakistan, Libia, Tunisia, Yemen e Marocco, che dipendono fortemente dalle importazioni ucraine per nutrire la loro popolazione. Il Cairo normalmente importa l’85% del suo grano dall’Ucraina, Beirut nel 2020 si era rifornito lì per ben l’81% delle sue scorte.

Per non perderti le ultime notizie e ricevere i nostri migliori contenuti,
iscriviti gratuitamente al canale Telegram di QuiFinanza: basta cliccare qui.

Cosa succederà nei prossimi mesi

Il World Food Programme garantiva cibo a 125 milioni di persone in tutto il mondo prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Beasley ha ammesso di essere stato costretto a tagliare le loro razioni a causa dell’aumento dei costi di cibo, carburante e spedizioni.

E ha citato il caso dello Yemen dilaniato dalla guerra, dove è stato appena tagliato il cibo del 50% a 8 milioni di persone, “e ora stiamo cercando di ridurre le razioni a zero”.

Il Programma alimentare mondiale in questo momento sta raggiungendo circa 1 milione di persone in Ucraina con cibo, nelle prossime quattro settimane saranno 2,5 milioni, entro la fine di maggio 4 milioni e entro la fine di giugno, secondo le stime, 6 milioni.

Il costo è di circa 500 milioni di dollari per i primi 3 mesi (circa 450 milioni di euro) e l’agenzia è già a corto di 300 milioni (270 milioni di euro circa), “quindi dovremo fare un passo avanti”. Intanto anche da noi, in Italia, alcuni prodotti sono già difficilmente reperibili (qui i veri rischi per l’Italia della guerra in Ucraina).

Secondo le previsioni delle Nazioni Uniti, la guerra tra Russia e Ucraina aumenterà le spese mensili dell’agenzia di 71 milioni di dollari (circa 64 milioni di euro). Tradotto, 850 milioni di dollari per un anno (circa 764 milioni di euro), il che significa che ci saranno 4 milioni di persone in meno che verranno raggiunte dagli aiuti umanitari.

Non solo. Ci sono anche le “altre” guerre e le altre tragedie umanitarie, che non possono essere dimenticate. Concentrarsi sull’Ucraina non dovrebbe portare la comunità internazionale a trascurare l’Africa, in particolare il Sahel e il Medio Oriente, e il motivo non è solamente umanitario, ma economico e sociale. Come dire che se non interveniamo là, avremo una nuova massiccia migrazione in tutta Europa.

Il nodo sanzioni

Uno dei nodi caldissimi resta sempre quello delle sanzioni. La revoca delle sanzioni secondo diversi analisti sarebbe l’unico modo per garantire spedizioni ininterrotte e stabilizzare i mercati agricoli e alimentari internazionali. Ma secondo altri, i blocchi non impediscono al grano di lasciare i porti ucraini, perché le esportazioni alimentari e agricole russe non sono sanzionate.

Francia e Messico intanto hanno chiesto alla riunione del Consiglio dell’Onu di dare seguito all’adozione da parte dell’Assemblea generale di una risoluzione umanitaria sull’Ucraina da loro avviata, e adottata a stragrande maggioranza, che richiedeva l’immediata cessazione delle ostilità, la protezione dei civili e le infrastrutture essenziali per la loro sopravvivenza e l’accesso senza ostacoli per fornire gli aiuti necessari.

“Se mettiamo fine al conflitto, affrontiamo i bisogni, possiamo evitare la carestia, la destabilizzazione delle nazioni e la migrazione di massa”, ha concluso Beasley. “Ma se non lo facciamo, il mondo pagherà un prezzo enorme e l’ultima cosa che vogliamo fare come Programma alimentare mondiale è prendere il cibo dai bambini affamati per darlo ai bambini che muoiono di fame”.