Dopo l’olio di girasole è allarme per un altro prodotto introvabile

L'Assitol ha espresso preoccupazione per la produzione del lievito messa in crisi dai costi dell'energia

Contraccolpi reali della guerra sulle importazioni in Italia dai due paesi coinvolti non si sono ancora fatti sentire, se non per l’inasprimento del caro-energia a causa delle fluttuazioni dei prezzi sul mercato e per il rifornimento di un bene alimentare: l’olio di semi di girasole. L’Italia acquista oltre il 60% di questo prodotto all’Ucraina, ma, a causa del conflitto, con l’assedio dei principali porti di Odessa e Mariupol, le esportazioni da questo Paese sono bloccate. La paura di ritrovarsi senza olio di girasole ha fatto così svuotare gli scaffali e il Mise ha previsto la fine delle scorte di questo prodotto entro un mese. Ma potrebbe non essere l’unico: anche il lievito potrebbe diventare merce rara.

Olio di girasole introvabile? Quanto ne manca davvero

Rispetto alla scarsità dell’olio di girasole, Altroconsumo cerca di ridimensionare il fenomeno tramite un’analisi delle effettive forniture nei supermercati italiani, nei quali effettivamente la disponibilità del prodotto sarebbe diminuita in media soltanto del 20%.

Se dunque soltanto uno scaffale di olio di girasole sia stato effettivamente svuotato, l’associazione di consumatori chiarisce che i 30 giorni di scorte indicati dal ministero sono riferiti all’uso industriale.

“Bisogna però distinguere tra uso industriale, molto diffuso, e uso casalingo, dove l’olio di girasole è meno presente rispetto a quello di oliva” ha precisato Altroconsumo, aggiungendo però che se “la situazione in Ucraina dovesse prolungarsi gli effetti si sentiranno anche sui consumatori” (qui abbiamo parlato dei rischi per l’Italia sulla guerra in Ucraina).

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Lievito introvabile dopo l’olio di girasole: l’allarme

Secondo l’allarme lanciato dall’Assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia, gli effetti collaterali della guerra in Ucraina potrebbero però portare entro poche settimane alla scomparsa di una materia prima ancora più importante per l’industria alimentare: il lievito (qui avevamo parlato della corsa al lievito durante il lockdown).

Per l’associazione i rincari sulle tariffe delle bollette, aggravate dal conflitto, potrebbero fermare presto le aziende del settore, che per produrre il lievito fanno grande consumo di energia (qui abbiamo parlato degli aiuti alle imprese nel Dl Energia).

La coltivazione di questo microrganismo vivente è messa a rischio inoltre per la scarsità sul mercato di fosforo e azoto, elementi essenziali per la sua moltiplicazione, a causa dello stop della produzione da parte di alcune aziende in crisi anche in questo caso per l’impennata del costo dell’energia.

A complicare il quadro la minore reperibilità del melasso da zucchero, altra componente fondamentale per il lievito, a causa del maltempo che ha colpito la produzione in Brasile.

Un calo nei quantitativi che non è stato compensato da altri Paesi produttori mondiali di zucchero come l’India, che ha destinato parte del raccolto all’industria del bioetanolo.

“Gli italiani, grazie al lockdown, hanno capito quanto sia importante il lievito nella produzione di pane – ha commentato Paolo Grechi, presidente del Gruppo Lievito di ASSITOL – . A causa dei continui rincari e con l’impossibilità di rifornirsi di azoto e fosforo, il nostro timore è che, entro qualche settimana, saremo costretti a fermare le nostre imprese, mettendo a rischio non soltanto la panificazione artigianale e la pasticceria, ma tutta l’industria dolciaria”.