L’Ucraina attacca la Russia nel cuore d’Europa: colpita Kaliningrad per la prima volta

La guerra arriva in terra europea, facendo tremare le gambe a chi paventava un'invasione russa. Ma a colpire è l'Ucraina, che dà alle fiamme una nave di Mosca nel Baltico. A due passi da noi

Foto di Maurizio Perriello

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Che l’Ucraina stesse dando filo da torcere alla Russia sul mare era noto da tempo. Nel Mar Nero le navi di Mosca hanno deviato le loro rotte e si rifugiano nei porti della Federazione lontani dalla Crimea, bersagliata dai razzi e dai droni marini ucraini. Ma Kiev ha colpito l’avversario anche su un altro specchio d’acqua, il Mar Baltico, direttamente nel cuore dell’Europa.

Un gruppo di sabotatori del Gur, l’intelligence militare ucraina, ha dato alle fiamme una nave russa nel porto di Kaliningrad, la piccola exclave russa situata tra Polonia e Lituania. È la prima volta che Kiev si spinge ad attaccare il nemico così lontano dai confini nazionali, finora superati con raid di missili e droni entro un raggio di circa mille chilometri in territorio russo, in quella che è stata definita la “guerra delle centrali e delle raffinerie”. La mossa ucraina potrebbe cambiare radicalmente il corso del conflitto e si moltiplicano i timori di un allargamento delle ostilità al territorio europeo.

Nave russa incendiata a Kaliningrad: cosa è successo

Sul canale Telegram dei servizi segreti militari di Kiev è stato pubblicato un video che mostra il principio di un incendio all’interno della sala macchine di una nave. Si tratta della portamissili russa “Serpukhov”, ancorata nella base navale di Baltijsk a Kaliningrad. “È stata un’operazione speciale compiuta dal Gur. La nave non si sente tanto bene adesso”, ha commentato ironicamente una fonte dello spionaggio militare ucraino al Kyiv Post, aggiungendo che “i mezzi di comunicazione e automazione” dell’imbarcazione “sono stati completamente distrutti”.

Kaliningrad rappresenta una zona ad alto rischio non solo perché massicciamente militarizzata dal Cremlino, ma anche per la ventilata presenza di un deposito di armi nucleari. Nel filmato postato dal Gur compare anche uno schema della costruzione della nave, verosimilmente utilizzato per individuare il punto più adatto per generare l’incendio a bordo. La “Serpukhov” fa parte della classe di unità russe che dal Mar Nero possono lanciare fino a otto missili da crociera sulle città ucraine. Il colpo subìto dalla Russia è forte non solo dal punto di vista simbolico, perché avvenuto nel cuore del suo avamposto in Europa, ma anche pratico, poiché la riparazione dell’imbarcazione sarà difficile a causa delle sanzioni internazionali su materiali e mezzi.

Si è poi messa in moto la consueta macchina della propaganda di Kiev, che dà notizia del sabotaggio attribuendo a se stessa la paternità ma senza rivendicarlo ufficialmente. L’intento è mostrare al mondo (soprattutto russo) che l’Ucraina è capace di tenere testa a Mosca ricorrendo alla guerra asimmetrica. Un altro esempio di questa tattica comunicativa è dato dal caso della centrale di Zaporizhzhia e dalla tensione sempre più alta per il rischio di un incidente nucleare.

Le forze russe che controllano la struttura hanno denunciato che l’Ucraina ha attaccato con un drone il tetto dell’edificio che ospita l’unico centro di addestramento dell’impianto. L’intelligence di Kiev, da parte sua, continua però a negare di aver compiuto azioni militari contro lo stabilimento, denunciando invece operazioni “false flag” di Mosca per addossare a Kiev la responsabilità di un eventuale disastro atomico.

L’attacco a Kaliningrad è avvenuto in un momento di grandissima difficoltà per l’Ucraina, schiacciata sul campo di battaglia dalla carenza di uomini e munizioni e dalla superiorità militare russa. Gli invasori puntano in particolare a piegare la resistenza di Kharkiv e Odessa, la cui presa offrirebbe a Mosca un vantaggio non più scalfibile. A meno che Volodymyr Zelensky non riceva i tanto agognati sistemi di difesa antiaerea e antimissilistica, bloccati in Occidente assieme ai 60 miliardi di dollari di aiuti tenuti in ostaggio dal Congresso statunitense.

Per ora il Pentagono ha annunciato di aver consegnato agli ucraini soltanto armi e munizioni sequestrate all’Iran mentre venivano trasferite ai ribelli Houthi nello Yemen: oltre 5mila fucili AK-47, mitragliatrici, fucili di precisione, RPG-7 e oltre 500mila munizioni da 7,62 mm.

Come la mossa ucraina cambia la guerra: rischi per l’Europa?

L’attacco ucraino a Kaliningrad può cambiare la guerra in corso su vari livelli. Il primo è interno: materialmente incapace di contrastare i russi sul terreno, Kiev tenta di colpire il nemico a distanza prima che i suoi mezzi giungano in battaglia. Tradotto: gli ucraini colpiscono navi, aerei, depositi e batterie di missili prima che vengano utilizzati per aggredire il Paese. Una tattica che viene messa in atto tramite i droni, forse la tecnologia più utilizzata e letale in questo conflitto. Ne sanno qualcosa le navi russe nel Mar Nero: a causa dei continui ed efficaci attacchi subiti, si sono dovute spostare dalle acque di Odessa, dove Mosca non può quindi più agire per disturbare i flussi commerciali del cosiddetto “corridoio del grano”.

Il mare rivierasco della Crimea è diventato troppo pericoloso, per cui le navi russe gettano l’ancora lontano dalla penisola contesa, riparandosi in altri porti della Federazione sul versante orientale del Mar Nero. Suggerendo, tra l’altro, di voler riservare il medesimo trattamento del Donbass anche alle repubbliche separatiste filorusse della Georgia, come l’Abkhazia, dove senza curarsi dell’opinione del legittimo governo di Tbilisi è stata avviata la costruzione di una base navale a Ochamchire. Da qui la Russia potrebbe inoltre colpire con rapidità e forza obiettivi in Ucraina, utilizzando missili Kalibr.

Il raid ucraino nell’exclave russa fa però anche riemergere i timori per un allargamento del conflitto all’Europa. Al punto che l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, si è detto convinto che l’Ue deve prepararsi all’ipotesi di un conflitto. “La possibilità di una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa non è più una fantasia e dobbiamo ovviamente fare di tutto per evitarlo. Ma per contenere il nemico dobbiamo avere i mezzi per farlo”.

Secondo il capo della diplomazia europea, il territorio dell’Unione ha finora goduto dell’ombrello protettivo e securitario garantito dagli Stati Uniti, ma “questo non può essere per sempre”. Soprattutto in un momento storico in cui l’America è stanca di competere su più fronti e, anzi, non avrebbe più le capacità per farlo. Per Borrell occorre dunque raggiungere un’autonomia strategica attraverso la creazione di un meccanismo finanziario europeo dedicato alla sicurezza e alla Difesa. “La guerra è all’orizzonte. Non inizierà domani, ma non possiamo negare la realtà”, ha rimarcato.

Intanto Bruxelles ha garantito a Kiev nuova assistenza d’urgenza per le infrastrutture elettriche danneggiate dai russi. In risposta alla richiesta di assistenza Austria, Germania, Svezia e Paesi Bassi hanno offerto 157 generatori di energia di varie dimensioni tramite il meccanismo di protezione civile dell’Ue. Vedremo come la Russia utilizzerà l’attacco subìto a Kaliningrad per i suoi scopi bellici e propagandistici.