“Decreto Ferragni”, stretta di Meloni su influencer e beneficenza: previste sanzioni fino a 50mila euro

Ci sarà l'obbligo di indicare sui prodotti le finalità dei proventi e il destinatario della beneficenza, oltre all'importo o la quota destinati a quel fine

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Arriva l’obbligo di indicare sulle etichette dei prodotti le finalità dei proventi e il destinatario dell’opera di beneficenza, specificando l’importo o la percentuale destinata a tale scopo. Le sanzioni per le violazioni variano da 5.000 a 50.000 euro, con la possibilità di sospendere l’attività per un periodo massimo di un anno in caso di violazioni ripetute. Queste disposizioni sono contenute nella bozza del disegno di legge sulla trasparenza riguardante l’utilizzo dei proventi derivanti dalla vendita di prodotti a scopo benefico. Il testo sarà discusso mercoledì durante la riunione preparatoria del Consiglio dei ministri e l’autorità competente per irrogare le sanzioni sarà l’Antitrust.

Il provvedimento, composto da 5 articoli, arriva dopo l’inchiesta sul pandoro-gate che coinvolto l’influencer Chiara Ferragni.

Cosa si rischia

Le multe, comprese tra 5.000 e 50.000 euro, saranno applicate sia al produttore che all’influencer che pubblicizza il prodotto sui siti individuati dall’Antitrust. Inoltre, l’Antitrust si impegna a divulgare tali sanzioni attraverso i media.

Nel comma 3 dell’articolo 4, dedicato a “controlli e sanzioni”, è chiaramente specificato che “l’Autorità garante della concorrenza e del mercato pubblica, anche per estratto, i provvedimenti sanzionatori adottati su una apposita sezione del proprio sito internet istituzionale, sul sito del produttore o del professionista destinatario della sanzione, su uno o più quotidiani, nonché mediante ogni altro mezzo ritenuto opportuno in relazione all’esigenza di informare compiutamente i consumatori a cura e spese del produttore o del professionista”. Chiunque pensi di eludere tali misure è passibile di una sanzione amministrativa compresa tra 5.000 e 50.000 euro. In caso di recidiva, la norma prevede la sospensione dell’attività per un periodo variabile da un mese a un anno.

Gli obblighi da rispettare

In aggiunta, è previsto l’obbligo, prima della commercializzazione dei prodotti, di segnalare all’Autorità le informazioni obbligatorie, inclusa la scadenza entro cui l’importo destinato alla beneficenza sarà versato. Entro tre mesi da tale scadenza, il produttore è tenuto a comunicare all’Autorità il completamento del versamento. La bozza prevede che, nei casi di minore gravità, la sanzione sarà ridotta fino a due terzi. Nel caso di recidiva della violazione, è prevista la sospensione dell’attività per un periodo compreso tra un mese e un anno.

Gli influencer che violeranno le norme sulla trasparenza nelle vendite di prodotti a fini beneficiari saranno tenuti a pubblicare sul proprio sito il provvedimento sanzionatorio ricevuto. Secondo quanto stabilito nella bozza, l’Antitrust procederà a pubblicare, anche in forma abbreviata, i provvedimenti sanzionatori adottati su una sezione dedicata del proprio sito internet istituzionale, sul sito del produttore o del professionista destinatario della sanzione, su uno o più giornali e tramite ogni altro mezzo ritenuto opportuno per garantire un’informazione completa ai consumatori, a carico e spese del produttore o del professionista.

La stretta annunciata da Giorgia Meloni

Giorgia Meloni aveva già anticipato l’adozione di questo provvedimento. Inoltre, poco più di un mese fa, durante il comizio di Atreju, la premier aveva sollevato la questione riguardante gli “influencer che guadagnano enormi somme promuovendo vestiti, borse o costosi panettoni, facendo credere che ciò contribuirà a opere benefiche, ma il cui prezzo serve solo a pagare compensi milionari”.

Tale affermazione rappresentava un implicito riferimento a Chiara Ferragni, che successivamente è finita sotto inchiesta anche per la promozione di un uovo di Pasqua e di una bambola.

La premier, nelle sue ultime dichiarazioni pubbliche, ha notato che queste vicende hanno messo in luce “un vuoto in termini di trasparenza nella normativa riguardante le attività commerciali con finalità benefiche. Che sia stato intenzionale o meno, ora è necessario affrontare questa lacuna”. Questo spiega l’imminente stretta normativa.