Biden colpisce l’industria del petrolio: primo aumento delle tariffe in 100 anni

Il presidente americano Joe Biden aumenta le tariffe per le concessioni alle industrie estrattive del petrolio e del gas: non accadeva da 100 anni

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Per la prima volta in un secolo, il presidente degli Usa Joe Biden ha alzato le tariffe che richiede alle compagnie petrolifere e a quelle che estraggono gas per l’affitto dei terreni di demanio pubblico in cui operano. Queste concessioni non erano mai state aggiornate dal 1920, mentre l’altra misura presa dalla Casa Bianca, l’aumento del prezzo dei bond per la pulizia dei siti estrattivi, erano bloccati al 1960.

Biden sta improntando questi ultimi mesi del suo mandato da presidente in maniera molto ambientalista, in vista delle elezioni di novembre. L’industria petrolifera americana però non ha mai estratto così tanto oro nero.

Le misure ambientaliste di Biden contro l’industria del petrolio

Il presidente americano Joe Biden ha alzato le tariffe per le concessioni di terreno pubblico alle aziende petrolifere. Da più di 100 anni, dal 1920 per la precisione, questa cifra era fissata al 12,5%, mentre ora sarà portata al 16,6%. Una decisione che si associa anche all’aumento dei requisiti minimi dei bond per la pulizia delle aree estrattive dismesse. In questo caso il cambiamento è più radicale: si passa da un minimo di 10mila dollari della vecchia legge a 150mila dollari.

Questo denaro deve essere messo a disposizione dalle aziende per ripulire le aree in cui hanno estratto petrolio o scavato una miniera, in modo da metterle in sicurezza e non creare danni permanenti all’ambiente naturale circostante. Con questa modifica, Biden continua la svolta green degli ultimi mesi, in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Già a inizio anno il presidente americano aveva fortemente limitato le nuove trivellazioni oceaniche e la costruzione di infrastrutture per l’esportazione di gas naturale.

La nuova norma è stata molto contestata dalle aziende petrolifere americane e arriva in un momento delicato per il mercato del petrolio globale. Il prezzo del Brent greggio è salito a oltre 92 dollari al barile, facendo segnare un record da diversi mesi. La causa principali sono le tensioni in medio oriente, che non accennano a diminuire dopo il dirottamento di una nave israeliana da parte delle Guardie rivoluzionarie dell’Iran.

Il successo delle aziende petrolifere americane nel 2023

Le nuove tariffe di Biden colpiscono un’industria del petrolio in piena salute. Da anni infatti le aziende petrolifere americane non pesavano come oggi sui mercati internazionali. Il 2023 è stato un anno di estrazioni record per gli Usa, con una media di 12,9 milioni di barili al giorno che ha confermato il Paese come il primo produttore di petrolio al mondo per il sesto anno di fila.

ExxonMobil, una delle principali aziende del settore, ha chiuso il quarto trimestre del 2023 con 7,6 miliardi di dollari di utili, che hanno portato quelli annuali a 36 miliardi totali. Chevron, la sua principale concorrente sul mercato americano, ha fatto segnare un utile netto annuo di 21,4 miliardi nel 2023. Risultati che hanno anche messo parzialmente in imbarazzo la Casa Bianca, impegnata in una importante svolta green.

Le nuove tariffe potrebbero da una parte abbassare gli utili delle aziende e dall’altra contribuire all’aumento del prezzo del petrolio, che sta già avendo effetti alla pompa di benzina anche in Italia. In molte parti della penisola la verde ha superato 1,90 al litro.