La campagna elettorale statunitense del 2024 è particolare perché ricca di colpi di scena, con Donald Trump che appare sempre più forte dopo essere uscito indenne dall’attentato – fatto visto da molti quasi come un segno divino – e Joe Biden al contrario che diventa sempre più impopolare, non solo tra gli elettori. Il presidente potrebbe ritirarsi dalla corsa presidenziale entro tre o cinque giorni a causa delle pressioni interne al Partito Democratico. Infatti sempre più dem, sia in privato che in pubblico, lo esortano a rinunciare alla sua candidatura per la rielezione.
Le richieste sono aumentate soprattutto dopo il confronto televisivo con Donald Trump, da cui Biden è uscito come un grande sconfitto. Non da ultimo a rallentare ulteriormente la campagna elettorale c’è anche il fatto che ha contratto il Covid, ma questo da un certo punto di vista gli consentirebbe di uscire “a testa alta” e senza troppo clamore mediatico. Sarebbe peggio infatti ritirarsi per le troppe dimenticanze, mostrate anche durante il vertice Nato.
Biden ha il Covid: la “condizione medica” attesa
Gli sforzi di Joe Biden per rafforzare la fiducia nella sua candidatura non sono riusciti a colmare il divario crescente tra lui e il partito. Nonostante abbia finora respinto fermamente le richieste di ritirarsi, ha dichiarato che potrebbe riconsiderare la sua decisione di rimanere in gara qualora emergesse una “condizione medica”.
La condizione medica è fatalmente apparsa, dato che il presidente Usa è risultato positivo al Covid. Il virus lo ha costretto a continuare la campagna elettorale dalla Casa Bianca senza contatti con l’elettorato.
Gli scenari per lasciare la corsa alla Casa Bianca
Realisticamente, gli unici modi per sostituire Biden a questo punto della campagna sono tre:
- dimissioni volontarie;
- disabilità invalidante;
- morte.
Finora, 22 democratici del Congresso hanno invitato il presidente a ritirarsi dalla candidatura per la rielezione.
Il senatore Jon Tester del Montana è stato il secondo senatore democratico a richiedere pubblicamente a Biden di non candidarsi, affermando che, pur apprezzando il suo impegno per il servizio pubblico, non crede che dovrebbe cercare la rielezione per un altro mandato.
Anche il rappresentante Jim Costa della California ha dichiarato a Cbs News che è arrivato il tempo per il Potus di “passare il testimone alla prossima generazione”.
Il processo di sostituzione del candidato negli Usa
Dopo aver attraversato le primarie praticamente senza opposizioni, Joe Biden ha ottenuto quasi tutti i 4.000 delegati del suo partito, selezionati in gran parte per la loro lealtà e sostegno al candidato scelto. Questi delegati voteranno per il proprio candidato presidenziale in una votazione virtuale all’inizio di agosto, prima della Convention Nazionale Democratica.
Se il presidente terminasse la sua campagna prima dell’inizio delle votazioni, i delegati impegnati potrebbero votare per un sostituto. Secondo le regole, se nessun candidato ottenesse la maggioranza al primo scrutinio, oltre 700 “superdelegati” potrebbero unirsi ai successivi scrutini. Le votazioni continuerebbero fino a quando un candidato non ottenga la maggioranza semplice dei delegati.
Nel caso in cui Biden morisse, si dimettesse o subisse una “disabilità” dopo la chiusura della convention il 22 agosto, il presidente del Comitato Nazionale Democratico – attualmente Jaime Harrison – si consulterebbe con i principali democratici del Congresso e l’Associazione dei Governatori Democratici per individuare un sostituto, secondo le regole del partito. Harrison riferirebbe poi al comitato, che è “autorizzato a coprire la vacanza”.
Vicepresidente Kamala Harris: la scelta più probabile
Le crescenti pressioni su Biden per ritirarsi hanno messo in luce la vicepresidente Kamala Harris, che potrebbe prenderne il posto alla corsa presidenziale ed è vista da molti come la scelta più logica per sostituirlo.
Tuttavia, come Biden, anche Harris ha lottato con bassi indici di approvazione negli ultimi quattro anni. I repubblicani hanno già iniziato ad attaccarla, accusandola di non aver gestito efficacemente il suo ruolo di “border czar” dell’amministrazione, nonostante non le sia stato assegnato ufficialmente tale incarico.
Altri democratici di alto profilo, come il governatore della California Gavin Newsom o la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer sono stati suggeriti come potenziali alternative più forti a Harris se Biden dovesse abbandonare la campagna. Quasi tutte queste figure però avevano dichiarato in passato che non si sarebbero candidate alla presidenza nel 2024.
Rischio di conflitti interni
C’è anche il rischio che passare oltre la vicepresidente a favore di un altro candidato possa portare a una convention di partito fortemente contestata, un’eventualità che i democratici vogliono assolutamente evitare. Questo è particolarmente vero dopo la dimostrazione di quasi totale unità mostrata dai repubblicani a Trump durante la convention di questa settimana.