Si chiude una settimana contrastata per i titoli del comparto immobiliare, quotati a Piazza Affari e in Europa, con le sentenze dei tribunali sui dazi che hanno aggiunto incertezza sul sentiment degli investitori, preoccupati per la tenuta dell’economia globale.
L’attenzione degli addetti ai lavori è stata catalizzata anche dalle banche centrali che muovono i tassi con effetti sul settore. Le condizioni economiche sono diventate più incerte, indipendentemente dall’esito delle attuali trattative commerciali. Ciò, spiega Martin Van Vliet, Global Macro Strategist di Robeco, pone la Fed in una situazione in cui sarà costretta a scegliere tra un aumento dell’inflazione indotto dalle tariffe doganali e un rallentamento della crescita. La BCE si trova di fronte a un dilemma diverso. Per ora, sottolinea l’esperto, con tassi di politica monetaria non ancora espansivi, vi sono chiari motivi per continuare a tagliare i tassi.
L’andamento del settore in Borsa
Il settore immobiliare sulla piazza milanese ha vissuto una settimana più che positiva e l’indice FTSE Italia All Share Real Estate porta a casa un‘ascesa del 5,8%. Diverso l’andamento del comparto, a livello europeo, con l’indice Stoxx 600 Real Estate in calo dello 0,5% circa.
I titoli immobiliari quotati a Milano
Fra le società immobiliari quotate a Piazza Affari, IGD è il miglior titolo e porta a casa un guadagno di oltre 6 punti percentuali: gli analisti di Intesa ne hanno incrementato il target price e confermato il giudizio “Buy”. Bene, inoltre, Gabetti (+3,8%) e Aedes (+0,5). Dal lato dei ribassi, Risanamento segna un calo del 4% circa, mentre Abitare In limita la discesa al 2,7% circa.
I dati macroeconomici
Sul fronte macroeconomico, in USA diminuiscono le domande di mutuo negli Stati Uniti. Nella settimana al 23 maggio, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario registra un decremento dell’1,2%, dopo il calo del 5,1% registrata la settimana precedente. L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è calato del 7%, mentre quello relativo alle nuove domande è sceso del 2,7%. La Mortgage Bankers Associations (MBA), ha indicato che i tassi sui mutui trentennali sono saliti al 6,98% dal 6,92% precedente.
Inoltre, nel mese di marzo, il mercato immobiliare mostra prezzi misti. L’indice FHFA, che misura i prezzi delle abitazioni statunitensi, elaborato dalla Federal Housing Finance Agency ha registrato un decremento mensile dopo la crescita zero registrata nel mese precedente. Su base annua l’indice, calcolato sui prezzi dichiarati degli immobili all’accensione del mutuo presso Fannie Mae e Freddie Mac, è salito meno delle attese. Sempre a marzo, l’indice S&P Case-Shiller, che misura l’andamento dei prezzi nelle principali venti aree metropolitane degli Stati Uniti, ha evidenziato, invece, un aumento dei prezzi delle case, seppur più contenuto rispetto al consensus. Ad aprile, crolla la compravendita di abitazioni, secondo i numeri che emergono dai compromessi per l’acquisto, un indicatore dell’andamento prospettico del mercato immobiliare e dei mutui. L’indice pending home sales (vendite case in corso), pubblicato dall’Associazione degli operatori immobiliari (NAR), ha registrato un decremento del 6,3% su base mensile, portandosi a quota 71,3 punti contro la salita del 5,5% registrato a marzo.
Studi di settore
Nonostante i tagli dei tassi di riferimento operati dalla Banca centrale europea, la rata media dei mutui continuerà ad aumentare. Lo prevede una analisi pubblicata sul blog della stessa BCE, spiegando che questa dinamica deriva dall’effetto ritardato del ciclo rialzista sui tassi di interesse. E, a sua volta, questo inasprimento in ritardo delle rate sui mutui continuerà a pesare sui consumi delle famiglie, con un freno “che potrebbe perdurare almeno fino al 2030”. Le famiglie possono rispondere agli aumenti delle rate dei mutui riducendo i loro consumi, oppure riducendo i risparmi. Tendenzialmente agiscono su entrambi i canali. L’analisi rileva che l’indagine presso i consumatori della stessa BCE ha mostrato che negli ultimi 12 mesi quasi un detentore di mutuo su 2, il 46%, ha ridotto le spese correnti in risposta o in previsione di maggiori pagamenti sulle rate dei mutui. E, una percentuale analoga, il 48%, prevede di continuare a limitare i consumi sul prossimo anno, anche se la quota può variare a seconda della tipologia di mutuo.
Casa: più di 15 mila euro per mantenerla
Le famiglie italiane spendono, in media, 1.298 euro al mese per mantenere la casa. Il dato arriva dall’analisi realizzata da Facile.it e Mutui.it su 10 città campione e include i costi legati al mutuo, le bollette luce e gas, l’acqua, le spese di manutenzione ordinaria, quelle condominiali e la Tari. Se, in media, la spesa annua è pari a poco più di 15.500 euro, i valori cambiano sensibilmente spostandosi lungo lo Stivale: al Nord, ad esempio, costa mediamente il 47% in più rispetto al Sud e nelle Isole. E tra le città analizzate, Milano guida la classifica con una spesa media annuale che supera i 24.000 euro; Roma è seconda, con 21.000 euro, mentre la città più economica tra quelle analizzate è Palermo, dove sono sufficienti poco meno di 8.500 euro l’anno. La rata del mutuo è la voce più importante e, a seconda della città, rappresenta tra il 75% e l’86% della spesa mensile, con valori assoluti che variano sensibilmente in base alle quotazioni immobiliari.