Diversi funzionari della Banca centrale europea hanno fatto capire che nel mese di giugno l’ente che governa l’euro abbasserà i tassi di interesse, rimasti oltre il 4% per mesi a causa dell’inflazione. Una mossa che segue l’andamento dei prezzi, il cui aumento medio nell’eurozona sta raggiungendo la cifra considerata ottimale del 2%, ma che ha molteplici conseguenze.
Una di queste sarà l’abbassamento degli interessi sui prestiti, inclusi quelli che lo Stato italiano ha chiesto negli ultimi anni sotto forma di Btp. Circostanza che può essere vista sia come un nuovo problema per il governo, bisognoso di fondi, ma anche come un’opportunità.
Il problema dell’abbassamento dei tassi di interesse: Btp meno appetibili
Con il previsto abbassamento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea a giugno, si abbasseranno anche i rendimenti dei titoli di Stato. Come sottolineato dal quotidiano Repubblica, questo potrebbe rivelarsi un problema per il governo. Negli ultimi anni infatti l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha fatto molto affidamento sui titoli dedicati alle famiglie e ai piccoli risparmiatori per ottenere fondi da spendere nelle varie iniziative economiche.
Prodotti come i Btp Valore hanno incontrato un successo molto ampio tra i risparmiatori spaventati dall’effetto dell’inflazione sul potere d’acquisto del denaro che, sempre più spesso, gli italiani tendono a lasciare nei conti correnti bancari. Nella prima emissione lo stato ha raccolto più di 18 miliardi di euro e più di 17 nella seconda, ottimi risultati che hanno anche portato all’aumento della percentuale di debito pubblico italiano posseduto dalle famiglie.
Uno dei fattori che ha spinto i risparmiatori a questi acquisti erano i tassi di interesse al 3,25%, che da giugno saranno irripetibili a causa dell’abbassamento del costo del denaro. Nei conti del governo mancano ancora però 59 miliardi di euro da raccogliere tramite emissioni di titoli di Stato, un obiettivo più difficile da raggiungere entro la fine dell’anno a causa della minore attrattiva dei titoli stessi.
Tassi più bassi e debito pubblico: il peso degli interessi
Se sul breve periodo i tassi di interesse bassi potrebbero essere un problema per il governo, in linea generale si tratta di una buona notizia per l’economia e i conti pubblici italiani. A differenza del resto d’Europa, l’Italia presenta un‘inflazione molto bassa, allo 0,8% a maggio, accompagnata da una crescita del Pil che nel primo trimestre non è andata oltre lo 0,3%. Una situazione che beneficerebbe proprio di una maggiore circolazione del denaro per stimolare domanda e investimenti.
Ma i vantaggi di tassi di interesse più bassi riguardano anche direttamente i conti dello Stato. Le rendite dei Btp sono un guadagno per i consumatori e rendono i prodotti più appetibili, ma sono anche una maggiore spesa per lo Stato che per ogni 1.000 euro presi in prestito in questo modo dovrà tornarne tra 6 anni più di 30.
Nel 2023 la spesa per coprire gli interessi del debito pubblico italiano è stata del 4% del Pil, in aumento di quasi il 18% rispetto alla media degli anni precedenti al picco inflazionistico che ha portato all’aumento dei tassi. I risparmi ottenuti dall’abbassamento dei tassi sarebbero meno immediati delle possibili perdite nelle aste dei Btp, ma sarebbero garantite.