Export vino italiano in calo: soffrono i rossi, resistono i bianchi ma il Prosecco supera lo Champagne

Secondo l'Osservatorio Uiv-Ismea, l'export complessivo di vino italiano ha registrato una flessione, mentre il Prosecco traina il comparto con un aumento significativo

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-Ismea, sulla base dei dati Istat, l’export complessivo di vino italiano ha registrato una flessione tendenziale nel 2023, mentre il Prosecco traina il comparto con un aumento significativo, superando addirittura lo Champagne in Francia.

I risultati hanno sottolineato le difficoltà che il settore del vino ha dovuto affrontare e infatti, non a caso, quello registrato è il terzo calo annuale del millennio non solo a causa di variabili congiunturali, ma anche per fattori strutturali che sembrano interessare tutti i principali Paesi produttori di vino.

Le contrazioni più marcate

Secondo l’analisi Ismea, i vini fermi a denominazione in bottiglia, come le Dop e le Igp, hanno registrato contrazioni più marcate rispetto alla media italiana, con una diminuzione rispettivamente del 6,2% e del 4,3%. Questo trend è evidente anche a livello regionale, con diminuzioni significative nei principali territori vitivinicoli italiani.

Nel dettaglio, i vini rossi hanno sofferto maggiormente, con una diminuzione dell’8% per le Dop e del 6% per le Igp. Questa tendenza negativa si è riflesso anche sulle esportazioni di vini comuni in bottiglia, che hanno registrato un calo del 9%. Le evidenze regionali confermano questa situazione, con cali significativi nei principali territori vitivinicoli italiani, come Veneto, Toscana e Piemonte.

La buona notizia è che, nonostante la contrazione complessiva, l’Italia mantiene la sua leadership nei volumi esportati, anche se si intensificano le difficoltà per alcune tipologie di vino e aree produttive caratteristiche del made in Italy enologico.

Il Prosecco supera lo Champagne

La situazione è più variegata per i vini bianchi, con diminuzioni meno marcate ma comunque significative. Tuttavia, si sono registrati alcuni segnali positivi, come il forte incremento delle esportazioni di vini sfusi, che hanno registrato una crescita del 12%, principalmente destinati alla Germania.

Per quanto riguarda gli spumanti italiani, dopo anni di crescita costante, con una caduta in volume nei primi due mercati mondiali (Usa a -12%, Uk a -4,4%), ma anche una buona crescita nell’Est Europa e un andamento ancora più sostenuto in Francia, con un più 25%. Un exploit al quale, secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea, ha contribuito l’effetto sostituzione dello Champagne con il Prosecco (+21%) anche dettato dal minor potere di acquisto dei consumatori transalpini.

La geografia dell’export del vino italiano

La geografia dell’export del vino italiano ha mostrato una netta divisione tra i risultati all’interno e all’esterno dell’Unione Europea quando si parla di mercati esteri. In particolare, la geografia dell’export vede una divaricazione netta tra i risultati ottenuti – in aumento – nell’Ue (+5,6% volume e +4,1% valore) ed extra-Ue (-7,5% volume e -4% valore), dove si è verificata una contrazione.

La Germania si è distinta per una crescita significativa delle importazioni di vino italiano che, forte del boom dello sfuso, chiude a +8,4% (volume), mentre gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Svizzera e il Canada hanno mostrato tendenze negative. Negativo infatti il bilancio delle esportazioni in Usa, con un tendenziale -9,1%, oltre che in Uk (-1,8%), Svizzera (-3,6%) e Canada (-11,3%).

In conclusione, il settore vinicolo italiano si trova di fronte a sfide significative. È importante adottare strategie mirate per affrontare le difficoltà strutturali e capitalizzare sulle opportunità offerte dai mercati internazionali in evoluzione, altrimenti una grossa fetta di entrate economiche rischiano di andare perse. Soprattutto perché stiamo parlando di un settore trainante per il Made in Italy, dal quale dipendono tantissime di imprese e – quindi – migliaia di posti di lavoro.

Se i dati continuano a essere negativi, un crollo del vino italiano all’estero è un campanello d’allarme per l’economia del Paese che non può essere sottovalutato.