Fatturato industriale in calo, -3,1% a gennaio ma crescono i servizi

Secondo l’Istat a gennaio si registra un calo congiunturale sia in valore (-3,1%) sia in volume (-2,6%)

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il settore dei servizi mostra segni di crescita, mentre l’industria soffre, rallentando così l’economia italiana. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’Istat, che segnala una diminuzione del fatturato manifatturiero a gennaio. Al contrario, il settore dei servizi mostra un aumento sia in valore (+1,6%) che in volume (+1,7%).

Questo trend è confermato dall’indice destagionalizzato, che evidenzia una crescita diffusa nei servizi, specialmente nel commercio all’ingrosso, nel commercio di autoveicoli e in altri settori. Al contrario, le vendite industriali, soprattutto all’estero, sono in calo secondo i dati dell’Istat, che stimano una diminuzione sia in valore (-3,1%) che in volume (-2,6%).

I dati Istat sul fatturato dell’industria

Secondo l’Istat, le diminuzioni dei valori e dei volumi sul mercato interno sono uguali, con una contrazione del 2,4%. Tuttavia, le cadute sono più marcate sui mercati esteri, con una diminuzione del 4,5% per i valori e del 2,8% per i volumi.

Analizzando i dati su base tendenziale, si nota una diminuzione del fatturato dell’industria corretto per gli effetti di calendario, sia in valore (-3,6%) sia in volume (-1,8%). Questo trend si riflette anche nei dati specifici dei mercati interno ed estero, con una diminuzione del 3,4% e del 3,9% rispettivamente sui valori e del 1,6% e del 2,6% rispettivamente sui volumi.

Che il settore industriale non stia vivendo il suo momento migliore lo aveva segnalato sempre l’Istat nei dati sulla produzione di gennaio. Nel report, avevano registrato un calo dell’1,2% rispetto al mese precedente e del 3,4% rispetto all’anno precedente.

Ma se il settore industriale va male, quello dei servizi invece chiude il mese in positivo, dato che l’Istat osserva un aumento congiunturale sia in valore (+1,6%) sia in volume (+1,7%). Su base tendenziale, i servizi mostrano incrementi del 3,6% in valore e del 3,8% in volume. Nel dettaglio, nel mese di gennaio a trainare il settore è quello legato alle attività professionali, scientifiche e tecniche (+3,3% nei valori e +3,7 nei volumi), seguito dalle attività immobiliari (+3,2 nei valori e 2,3% nei volumi) e quello dedicato al trasporto e magazzinaggio (+2,5% nei valori e +2,2 nei volumi).

Durante il trimestre da novembre 2023 a gennaio 2024, il fatturato dell’industria, considerando gli effetti stagionali, registra una diminuzione in valore (-0,7%), ma un aumento in volume (+0,4%). Al contrario, i servizi mostrano un andamento positivo nello stesso periodo, con incrementi dello 0,8% in valore e dello 0,7% in volume. I giorni lavorativi di calendario sono stati 22 contro i 21 di gennaio 2023.

“A gennaio, al netto dei fattori stagionali, cresce su base mensile il fatturato dei servizi, mentre sono in calo le vendite del settore industriale – commenta l’Istat – Per i servizi, l’aumento dell’indice destagionalizzato è diffuso sia al settore del commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli sia a quello degli altri servizi, con dinamiche simili sia in valore sia in volume. Per l’industria, il calo è più accentuato per le vendite sul mercato estero. Anche in termini tendenziali e al netto degli effetti di calendario, le dinamiche sono differenziate, con una crescita dei valori e dei volumi per i servizi a cui si contrappone una flessione sia in valore sia in volume per l’industria”.

Unione Nazionale Consumatori: “Pessimo inizio d’anno”

“Una Caporetto! Un pessimo inizio d’anno. Il 2024 comincia nel peggiore dei modi. Dopo il rialzo di dicembre, che sembrava di buon auspicio per il 2024, ora arriva una doccia fredda per le nostre industrie” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Non c’è un dato che sia positivo, né congiunturale né tendenziale, né in valore né in volume, né interno né estero. Insomma, peggio di così non si può!” conclude Dona.