Bastonata dell’Antitrust francese a Google, con una multa milionaria al colosso informatico americano colpevole ancora una volta di aver violato le norme sulla proprietà intellettuale dell’Ue nel rapporto con gli editori di media. Al di là delle Alpi la difesa del copyright dei contenuti giornalistici diffusi sulle piattaforme pare infatti essere di importanza vitale, con la Francia che continua a esserne pioniera continuando a infliggere multe su multe a chi non sta alle regole.
Antitrust contro Google
A puntare il dito contro la società di Mountain View è l’Antitrust francese che accusa Google della violazione delle norme, soprattutto per l’operato del chatbot AI Bard di Google, dotato di intelligenza artificiale, ribattezzato Gemini, che è stato addestrato su contenuti di editori e agenzie di stampa, senza informarli. Da anni in prima linea per la difesa del copyright, la Francia ha così comminato una multa di 250 milioni al colosso.
Dal canto suo Google ha deciso di accettare la sanzione e di voltare pagina, anche se la multa è stata definita sproporzionata. Non verrà però contestata, anche se secondo l’azienda l’Antitrust non avrebbe tenuto sufficientemente conto dei suoi sforzi e delle misure correttive proposte.
La multa è scattata dopo la denuncia di alcuni gruppi editoriali, tra cui l’Agence France Presse. Gli editori, infatti, avevano fatto notare la violazione delle norme siglate, aprendo di fatto un procedimento che ha portato l’Antitrust a comminare la sanzione milionaria a Google.
Le accuse della Francia a Google
Ma da cosa nasce la sanzione? Come detto, l’Antitrust sostiene che Google abbia violato i termini di quattro dei sette impegni concordati nell’accordo stipulato, tra cui la conduzione di negoziati con gli editori in buona fede e la fornitura di informazioni trasparenti. L’accusa, come detto, nello specifico riguarda l’utilizzo del chatbot AI Bard di Google, lanciato nel 2023, che sarebbe stato addestrato su dati provenienti da non meglio specificati media e agenzie di stampa, in assenza di una comunicazione trasparente e soprattutto di un accordo sull’uso dei contenuti da chi ne detiene la proprietà intellettuale.
Secondo l’Antitrust francese, Google non avrebbe proposto agli editori “una soluzione tecnica che consentisse alle agenzie di stampa e agli editori di rinunciare all’utilizzo dei loro contenuti da parte della Bard senza compromettere la visualizzazione dei contenuti protetti da diritti connessi su altri servizi Google, ostacolando così la capacità delle agenzie di stampa e degli editori di negoziare la remunerazione”.
Non solo la Francia
La Francia è diventato, di fatto, il “Paese al mondo in cui Google ha fatto più concessioni” e potrebbe essere un modello per la difesa della proprietà dei contenuti giornalistici in altri paesi dell’Ue e non solo.
Ma quella che arriva da Parigi potrebbe essere solo la prima di una serie di sanzioni per violazione dei diritti d’autore da società come Google. Nel 2023, infatti, il New York Times ha citato in giudizio i rivali Microsoft e OpenAI, il creatore della popolare piattaforma di intelligenza artificiale ChatGpt, accusandoli di aver utilizzato milioni di articoli del giornale senza autorizzazione per addestrare i chatbot per poi ricreare, a piacimento e necessità, news automatizzate.