Dazi e guerra frenano la crescita, Italia tra i Paesi a rischio

Le nuove previsioni Ocse indicano un nuovo rallentamento della crescita globale per il 2025. L’Italia, tra le economie più fragili, rischia di fermarsi allo 0,6%

Foto di Giorgia Bonamoneta

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 3 Giugno 2025 18:39

L’ultimo rapporto Ocse racconta un 2025 critico per l’economia globale. Pesano soprattutto l’instabilità geopolitica e l’inasprimento delle politiche commerciali, in particolare i dazi imposti dagli Stati Uniti. Questi, infatti, creano frizioni nei mercati internazionali e causano un generale rallentamento dell’economia.

Tra i Paesi che ne soffriranno di più c’è proprio l’Italia, dove gli effetti dell’instabilità peseranno sulla crescita, facendola scivolare allo 0,6%. Ma la previsione sull’andamento del Pil globale è in generale calo: dal 3,3% stimato per il 2024 si passa al 2,9% per il 2025. Un taglio contenuto, sì, ma che riflette una tendenza al ribasso anche per i prossimi anni. A rischio non c’è soltanto il commercio internazionale e gli investimenti, ma anche la domanda interna. E l’Italia, con una crescita tra le più basse dell’area Ocse, si conferma come una delle più fragili in un contesto globale sempre più competitivo.

Italia sotto la media Ocse

L’Italia è tra i Paesi europei che crescono meno: lo ha fatto nel 2024 e l’economia rallenterà ancora nel 2025. Secondo i dati, nel 2024 ci siamo fermati allo 0,7%, mentre per il 2025 si prevede uno 0,6%. I dati preliminari parlano poi di una debole risalita allo 0,7% per il 2026.

L’Ocse non si limita a descrivere la situazione grave a livello globale, ma offre anche consigli su come mitigare l’impatto delle tante crisi in corso. Per l’Italia, una più rapida attuazione del Pnrr e un rilancio delle esportazioni potrebbero aiutare a invertire la tendenza, favorendo investimenti privati e occupazione.

Per quanto riguarda il quadro generale, la crescita sarà debole, ma in Europa potrebbe essere leggermente più dinamica:

  • +0,8% nel 2024;
  • +1,0% nel 2025;
  • +1,2% nel 2026.

Alla luce di questi dati, l’Italia resta comunque fanalino di coda rispetto ai Paesi europei trainanti come Danimarca, Irlanda e Polonia, che guideranno l’espansione nel 2025.

Instabilità: guerra e dazi

Il 2025 non è stato migliore del 2024 dal punto di vista dell’instabilità geopolitica. Questa, che molti pensavano potesse essere mitigata dall’intervento di Donald Trump – il quale aveva promesso di porre fine alle guerre in corso – è in realtà diventata ancora più ostile.

Tra i protagonisti negativi dell’economia globale c’è proprio il non-salvatore Donald Trump, i cui dazi imposti al resto del mondo hanno creato frizioni e chiusure con partner commerciali storici come la stessa Europa.

Solo allentando le pressioni sarà possibile vedere una ripresa, per quanto fragile e disomogenea, dell’economia globale.

Il problema, però, è anche la guerra in tutte le sue forme, non solo quella commerciale. Infatti, i rapporti tra gli Stati sono sempre più complessi, tirati da una parte o dall’altra per via di alleanze politiche, religiose e di confine. Tutti fattori che non aiutano la stabilità.

L’inflazione e i consumi

Infine, l’ultimo punto del rapporto dell’Ocse guarda all’inflazione. Questo dato, drammatico in alcuni Paesi, rende ancora più incerto il quadro economico. Basti pensare che nel 2025, nell’area Ocse, si registrano situazioni di elevata inflazione.

Senza azioni concrete che intervengano sui prezzi, diversi Paesi europei si troveranno nella stessa situazione, ovvero nel rallentare ulteriormente i consumi e frenare sviluppo e crescita.

Di fronte a tutto questo, la ricetta dell’Ocse è più facile a dirsi che a farsi: abbassare i dazi, favorire la cooperazione economica e investire in riforme come quelle per il rafforzamento delle filiere e la diversificazione dei mercati per garantire così maggiore stabilità per la crescita globale. Appunto, più facile a dirsi che a farsi.