Ultimatum di Trump sui dazi, offerte entro il 4 giugno

Entro il 4 giugno Trump vuole sul tavolo offerte dettagliate da parte dei partner commerciali su tariffe e barriere, per chiudere rapidamente i dossier aperti da aprile

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 3 Giugno 2025 08:34

Gli Stati Uniti alzano la posta nei negoziati commerciali. Secondo una bozza riservata dell’Ufficio del Rappresentante commerciale Usa visionata da Reuters, Washington ha dato ai partner internazionali tempo fino al 4 giugno 2025 per presentare le loro migliori offerte in ambito tariffario.

Trump punta a stringere accordi bilaterali entro l’8 luglio, scadenza fissata dalla Casa Bianca per concludere le trattative aperte il 9 aprile, quando Donald Trump aveva sospeso per 90 giorni i dazi noti come “del Giorno della Liberazione” a seguito del crollo dei mercati.

Gli Stati Uniti chiedono risposte dettagliate su offerte tariffarie e quote di acquisto di prodotti industriali e agricoli e interventi per eliminare le barriere non tariffarie. Trump stringe i tempi e punta a incassare risultati rapidi, sollecitando una “landing zone” che accontenti gli interessi americani e costringa partner come Ue, Giappone, Vietnam e India a uscire dal limbo negoziale.

Gli Stati Uniti chiedono offerte su dazi, quote e barriere non tariffarie

La lettera firmata dall’Ufficio del Rappresentante commerciale statunitense è un elenco preciso di richieste. Ogni Paese dovrà presentarsi con una proposta dettagliata: tariffe, quote, aperture su commercio digitale, sicurezza economica e magari anche una revisione delle barriere tecniche che ostacolano i prodotti statunitensi.

Washington vuole mani libere per i suoi esportatori industriali e agricoli, chiedendo in cambio una sforbiciata ai dazi sull’import. Finora l’unico ad aver firmato qualcosa di vagamente somigliante a un’intesa è il Regno Unito, ma più che un accordo è un abbozzo di impegni da sviluppare.

Trump rilancia su Truth: “Senza dazi di risposta, l’economia Usa è finita”

Sul fronte interno il dibattito ruota intorno alla politica protezionista di Trump. Il presidente ha rilanciato il messaggio sul suo social network Truth, scrivendo che gli Usa non possono lasciare che altri Paesi impongano dazi impunemente.

In un post ha intimato che “se ad altri Paesi è consentito usare dazi contro di noi e a noi non è consentito contrastarli, il nostro Paese non ha nemmeno una piccola possibilità di sopravvivenza economica”.

Per Trump di fatto la sopravvivenza dell’industria e dell’economia americana richiede la facoltà di reagire con contromisure immediate. La sua linea “America First” è popolare tra i repubblicani: vari esponenti del partito vedono nei dazi anche una fonte di gettito fiscale utile a compensare le recenti misure di taglio delle tasse in discussione al Congresso.

Battaglia nei tribunali americani: i dazi restano in bilico

Mentre Trump gioca d’anticipo sui negoziati, nei tribunali americani si combatte una partita parallela. La Corte del Commercio Internazionale ha bollato come “illegittime” molte delle tariffe globali imposte dalla Casa Bianca, precisando che a stabilire tasse e dazi è il Congresso, non l’inquilino dello Studio Ovale.

Una questione di competenze, più che di ideologia e opportunità. Poche ore dopo, la Corte d’Appello ha sospeso l’efficacia della decisione, permettendo alle tariffe di restare operative fino alla conclusione del procedimento. Il verdetto finale arriverà, ma nel frattempo le misure restano sul campo, con tutti i loro effetti economici e politici.

Tensioni globali e attesa per gli accordi: cosa può succedere ora

L’incertezza sui dazi ha ripercussioni anche oltre il dibattito politico. Alcuni analisti segnalano che molte industrie hanno già anticipato acquisti e investimenti in attesa di una soluzione negoziale, il che sta dando fiato ai mercati internazionali.

Nel breve termine l’economia globale sembra reggere meglio del previsto, ma l’incertezza ha provocato volatilità finanziaria e tensioni.

Reuters per esempio osserva come questa settimana un tribunale ha prima bloccato e poi reintegrato i dazi di Trump, creando un livello di incertezza legale che farà ben poco per favorire gli accordi commerciali.

All’estero l’Unione Europea vorrebbe negoziare da una posizione di forza, anche se la propria offerta di abbassare totalmente i dazi (zero per zero) pur senza cedere su punti interni irrinunciabili come le proprie tasse e standard alimentari.