Riforma concessioni balneari, via libera. Furia Salvini-Meloni

Draghi ottiene l'ok alla liberalizzazione. La Lega chiede modifiche in Parlamento, FdI tuona contro il governo.

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Redazione

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità la modifica delle concessioni balneari, tassello mancante di quella riforma della concorrenza a cui sono legati i fondi del PNRR.

Lo sblocco delle gare tutela degli investimenti e delle piccole realtà familiari ma anche dei consumatori, con il freno al ‘caro-ombrelloni’, non bastano però alla Lega, che ha votato le norme in Consiglio dei ministri ma si è subito detta pronta a chiedere modifiche in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini, attraverso il sottosegretario Gian Marco Centinaio, ha infatti fatto sapere che il testo andrà “cambiato e migliorato” in Parlamento, insieme alle associazioni di settore e “insieme al resto del centrodestra”.

L’allarme delle categorie

Giorgia Meloni ha definito la misura il primo “atto di esproprio” per 30mila imprese e denuncia il “vergognoso regalo alle multinazionali straniere” e il rischio di “durissime conseguenze economiche e sociali”. In allarme le associazioni di categoria che minacciano barricate se il testo non verrà modificato in Parlamento. Il governo “ci manda in pasto all’Europa”, si lamenta infatti Assobalneari, in linea con Fratelli d’Italia. Per il Partito Democratico quello che non serve sono i doppiogiochismi e le ambiguità mostrate dalla Lega.

I dubbi in CdM

Fino all’ultimo i ministri sono rimasti all’oscuro del testo, due pagine fitte, che da un lato fissano per legge la fine del regime di proroga al 31 dicembre 2023 e dall’altro danno indicazioni piuttosto dettagliate sui criteri per le gare.

La ministra Mariastella Gelmini, come promesso, ha riunito governatori, province e sindaci per illustrare, insieme a Massimo Garavaglia e al sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, le linee guida dell’intervento. La ministra di Iv Elena Bonetti ha chiesto di valorizzare l’imprenditoria femminile e di tenere conto delle imprese che certificano la parità di genere. E lo stesso ministro del Turismo ha chiesto alcune integrazioni, anche se già i ministri leghisti hanno ottenuto gran parte delle loro richieste, soprattutto la tutela delle aziende familari che gestiscono da anni lidi e stabilimenti e di lì percepiscono il loro reddito principali ma anche la “clausola occupazionale”.

Il via libera

La riunione è stata quindi sospesa per circa tre quarti d’ora, durante i quali i partiti hanno avuto modo di valutare il testo con Garofoli a Garavaglia intenti a verificare e aggiustare le norme. Al termine della pausa però il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha ottenuto l’ok all’unanimità. Il testo l’ha definita un ministro all’ANSA, “era il miglior compromesso possibile”. Di certo non si sarebbe potuto arrivare a una ulteriore proroga – come speravano le associazioni di categoria e in parte Lega – anche perché incombe la procedura Ue e il rischio di una maxi-multa.