Le auto elettriche cinesi conquistano l’Europa, ma in patria rischiano la bolla

Nonostante gli ottimi risultati in Europa, le società di auto elettriche cinesi sono state richiamate dal governo di Pechino a non esagerare con la guerra dei prezzi

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 5 Giugno 2025 14:49

Le auto elettriche cinesi stanno avanzando in Europa e in Italia. Ogni mese, immatricolazioni e vendite continuano a crescere sia rispetto a quello precedente, sia rispetto al 2024. Un successo che va dalle elettriche pure, quelle alimentate esclusivamente a batteria, alle ibride plug-in, ma che potrebbe essere messo in ombra da alcuni problemi in patria.

Il governo cinese ha infatti richiamato Byd e altre aziende del settore, per suggerire loro di rallentare la guerra dei prezzi nella quale sono coinvolte da mesi. Il mercato elettrico in Cina è esploso e le società locali, che hanno soppiantato le grandi case tedesche, stanno continuando ad abbassare i prezzi per mantenere le proprie quote. Una situazione che, però, inizia ad assomigliare alla bolla immobiliare che ha portato al fallimento di Evergrande.

Il successo delle auto cinesi in Europa e oltre

Il 2025 è stato, fino a questo momento, il primo anno in cui le case automobilistiche cinesi sono riuscite a fare breccia nel mercato estero, in particolare in quello europeo. Byd, che al momento è la principale azienda cinese del settore all’estero, in Germania ha venduto a maggio 1.857 auto, facendo registrare una crescita quattro volte superiore a quella dello scorso anno.

Nel Regno Unito, la società cinese ha quasi raggiunto le 15mila auto immatricolate nella prima parte dell’anno, un +400% rispetto a quanto ottenuto nel 2024 e una quota di mercato del 2%. In Italia invece, il successo è evidente nelle ibride plug-in. A maggio, Byd ha venduto 1.571 Seal U, prendendosi la testa della classifica con il doppio dei modelli venduti rispetto alla seconda arrivata, la Toyota C-HR.

Oltre all’Europa, il successo di Byd sta iniziando ad arrivare anche in Sud America. In Brasile, uno dei Paesi più importanti per Stellantis, dove la presenza dei marchi italiani è da sempre molto forte, la casa cinese sta raggiungendo la stessa quota di mercato di Jeep.

La guerra dei prezzi in Cina

Mentre all’estero le cose sembrano andare molto bene, in patria la situazione del mercato automotive si sta complicando. Le vendite di auto elettriche sono esplose negli ultimi anni, grazie anche agli enormi investimenti del governo, 220 miliardi di dollari in 15 anni. Nel 2024 le immatricolazioni di veicoli elettrificati sono state 8 milioni, il quadruplo di quelle Europee.

I marchi attivi nel Paese sono circa 160 e alcuni osservatori stanno paventando il rischio di una bolla. Le grandi case stanno cercando di difendersi dagli attacchi degli ultimi arrivati, e questo ha causato una guerra dei prezzi al ribasso, senza troppa attenzione alla sostenibilità del modello. Un atteggiamento simile a quello che ha portato alla speculazione edilizia che ha causato il fallimento di Evergrande.

Il richiamo di Pechino

Per questa ragione, stando a quanto riportato da Reuters, Byd, Geely e Xiaomi, i più grandi produttori di auto del Paese, sono stati chiamati a Pechino per una riunione con il ministero dell’Industria, l’autorità antitrust e l’agenzia di pianificazione economica. La catena delle forniture rischia di non reggere alla pressione della guerra dei prezzi e, di conseguenza, la battaglia per il mercato interno potrebbe compromettere lo slancio verso l’estero.

Al governo cinese non piacciono gli sconti, che però sembrano essere molto apprezzati dai mercati. Il solo annuncio di una nuova promozione a giugno ha permesso a Byd di recuperare tutto il terreno perduto in Borsa. Ha anche però causato la reazione della China Association of Automobile Manufacturers, che ha apertamente parlato di “circolo vizioso“.