Dress code alla Camera: i divieti fanno infuriare i deputati

Il deputato Caiata, di FdI, ha presentato un provvedimento sul codice d'abbigliamento che ha fatto infuriare i colleghi: cosa chiedeva e cosa è stato approvato

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Ogni luogo ha il modo corretto di vestirsi, senza troppe esagerazioni, dal troppo elegante o troppo casual, in segno di rispetto. Si tratta di buone maniere e buon senso, con determinati modi di vestire che si sa, anche senza un qualcosa di scritto, è meglio evitare in luoghi di culto o di cultura. E anche nei luoghi istituzionali e dalle stesse istituzioni ci si aspetta un dress code preciso, senza andare troppo in là con concessioni che possono sembrare irrispettose nelle stanze del potere. Ecco perché da alcuni mesi va avanti in Parlamento una vera e propria bagarre sul corretto modo di vestirsi per deputati e senatori, con il centrodestra che vorrebbe un vero e proprio elenco di “abiti ok” e vestiti o accessori da non utilizzare assolutamente tra Montecitorio e Palazzo Madama.

Dress code Camera, richieste e divieti

Vedere Giorgia Meloni parlare in Parlamento in tuta e scarpe da ginnastica striderebbe non poco con il suo ruolo istituzionale, perché nell’immaginario collettivo il presidente del Consiglio, così come quelli di Senato e Camera o anche il presidente della Repubblica, devono mantenere un certo modo di vestirsi in segno di rispetto verso l’istituzione che rappresentano. Lo stesso vale per deputati e senatori che però un vero e proprio dress code, un codice di abbigliamento obbligatorio, a dir la verità non l’hanno.

A pensare di introdurlo è stato Salvatore Caiata, deputato di Fratelli d’Italia, che ha presentato un provvedimento proprio sul modo di vestire a Montecitorio che ha creato non poche discussioni. In un momento in cui l’esecutivo Meloni è attaccato da tutti, soprattutto per la decisione di sospendere il Reddito di cittadinanza dal 2024, le richieste del parlamentare meloniano non sono state accolte positivamente.

Nel provvedimento, infatti, vengono elencati una serie di divieti su vestiti e accessori da indossare alla Camera, per evitare un “Montecitorio beach” 2, lo “scandalo” dell’estate 2019 sollevato dal deputato Mollicone che andò contro le colleghe che in Aula si presentarono scollate e con i sandali. Dalla giacca e cravatta obbligatoria per gli uomini, passando per il divieto di abbigliamenti sportivi o da spiaggia, persino col no alle scarpe da ginnastica, il testo ha creato parecchie discussioni.

La contestazione e il testo “soft”

E nella giornata di mercoledì 2 agosto 2023 il provvedimento è passato all’ordine del giorno alla Camera ed è stato approvato. Ma in maniera più “soft”. Questo perché le richieste di Caiata hanno creato bagarre in Aula, con diversi esponenti di Montecitorio che si sono opposti e hanno alzato la voce contro i divieti considerati eccessivi.

“Se il decoro è mettersi la cravatta e non avere paura a togliere a 169mila famiglie il reddito di cittadinanza con un sms, io penso che siamo fuori dal mondo. Se in giacca e cravatta riuscite a sputare sulle istituzioni come fate, allora potete venire pure in smoking, ma il decoro non lo acquisterete mai perché il decoro è nella forma e nella sostanza” le parole dure di Riccardo Ricciardi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle che si è opposto fortemente al provvedimento.

Per la Lega, però, si tratterebbe di rispetto per gli elettori, rispetto che “passa anche attraverso l’abbigliamento che è come un codice di comportamento”. Così, invece di un nulla di fatto, a passare è un testo un po’ più soft, riformulato eliminando il divieto di indossare scarpe da ginnastica e l’obbligo della cravatta. In questo modo la versione “soft” del nuovo dress code è stata approvata con 181 voti favorevoli e 100 contrari.