Autostrade, le aree di servizio cambiano: il piano della ristrutturazione

Il provvedimento del governo Meloni è pronto ma non mancano alcuni ostacoli da superare: ecco i cambiamenti indicati e le polemiche

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Le aree di servizio cambieranno aspetto. Sarà attuata una ristrutturazione generale, al fine di garantire maggiori servizi al pubblico. È ormai pronto il quadro per quello che non sarà un semplice restyling. Non sono mancati contrasti ma alla fine il decreto del ministero delle Infrastrutture e dell’Ambiente è ultimato.

Aree di servizio: piano e problemi

Il 24 marzo è giunto il parere positivo della Conferenza unificata al decreto, e ora si passa ai prossimi step. Si procederà con un aggiornamento del Piano del 2015, che è ormai scaduto da alcuni anni, precisamente nel 2020.

Questo documento stabiliva il ridimensionamento delle strutture. Nel dettaglio si era provveduto alla chiusura di 25 strutture sul totale di quasi 500 oggi in attività sulle reti autostradali italiane. Stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, però, il ministero è stato “sollecitato a riconsiderare la decisione di chiusura delle aree in considerazione delle mutate condizioni di mercato e dell’utilità agli utenti”.

Si è dunque scelto di optare per una strada differente. Una scelta sospinta anche da un Documento di analisi procedurale. Di fatto un’analisi dettagliata dell’attuale situazione delle aree di servizio, con sguardo rivolto al prossimo futuro. Sono in pratica stati fornite delle statistiche relative a sostenibilità ed efficienza delle aree. Le potenzialità di mercato ci sono tutte, a patto di operare una riqualificazione, in grado di rispondere al meglio alle mutate esigenze del pubblico.

Tutto fatto? Per nulla. Il percorso è infatti reso può irto dall’Autorità di regolazione dei trasporti. Inviata già un documento al governo di Giorgia Meloni, che richiede il ritiro e la riconsiderazione in toto del provvedimento. Il problema non è di concetto, bensì procedurale.

Nicola Zaccheo lamenta il fatto che la predisposizione dei bandi abbia di fatto scavalcato l’authority di cui è alla guida. A ciò si aggiungerebbe un altro problema, che il documento prontamente solleva: negli ultimi anni sono stati adottati dei provvedimenti atti proprio ad affidare le concessioni dei servizi nelle aree di servizio in questione.

Come cambiano le aree di servizio

L’esecutivo non sembra minimamente intenzionato a fare retromarcia, al punto che fonti del Mit riportano di un provvedimento ormai giunto alla firma dei ministeri. Quali saranno, dunque, le novità in programma? Al primo posto possiamo porre un netto ampliamento di quella che è attualmente l’offerta carburanti in autostrada.

Nello specifico si opererà una necessaria integrazione in favore di elettrico, biometano, idrogeno, biocarburanti gassosi, liquidi e carburanti sintetici. Le aree di servizio non vivono però di soli rifornimenti, anzi.

Guardiamo dunque alle modifiche sul fronte della vendita dei prodotti. Questi, con l’inclusione di alimenti, bevande e servizi, saranno disponibili anche sotto-pensilina. Infine sarà obbligatorio per tutte le aree garantire l’accesso gratuito ai servizi igienici. In nessun caso sarà vincolabile all’acquisto di prodotti.

Concessioni e royalties

Il provvedimento regola quelli che sono i criteri di assegnazione delle subconcessioni. Le aree saranno aggiudicate unicamente attraverso gare, fondate sulla base del criterio dell’offerta economica più vantaggiosa.

Per quanto concerne la durata, invece, questa potrà superare la scadenza “salva la possibilità per il subentrante di risolvere il contratto di subconcessione, riconoscendo però un indennizzo pari agli investimenti profusi e non integralmente ammortizzati”.

Per quanto concerne le royalties, infine, decade la quota fissa. Quest’ultima aveva di fatto regolato i rapporti tra subconcessionario e gestore stradale. Si procederà a definire i diritti soltanto in misura proporzionale a quelli che sono i volumi di vendita.

Da considerare, inoltre, l’applicazione del parametro del prezzo medio dei carburanti, inteso come regionale e non più nazionale, all’interno della valutazione dell’offerta tecnica di gara. I gestori di carburante però non sono affatto convinti. Il provvedimento non sarebbe infatti in linea con le richieste avanzate al tavolo di categoria. Ne ha parlato Antonino Lucchesi, presidente di Faib Autostrade Confesercenti.

“L’articolo che prevede la possibilità di avere delle aree di accorpamento è assolutamente da scongiurare. È stato un pessimo esperimento del Decreto del 2015, che ha espulso molti gestori dal settore, non creando vantaggi per gli utenti. Ha soltanto consentito il monopolio delle società di ristorazione anche nel settore dei carburanti”.