Sciopero Rai del 6 maggio boicottato dal sindacato Unirai: che succede nella tv di Stato

Da pochi mesi il sindacato di destra Unirai si è aggiunto alla storica sigla Usigrai. Gli iscritti al neonato sindacato hanno boicottato lo sciopero contro il governo indetto dai cugini, riuscendo a confezionare i telegiornali

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

È tempo di bracci di ferro nella tv di Stato: lo sciopero Rai indetto dai giornalisti Usigrai per la giornata di lunedì 6 maggio è stato boicottato dal neonato sindacato di destra Unirai, che ha permesso la messa in onda di Tg1 e Tg2 nonostante la mobilitazione dei colleghi. Anche RaiNews è andata in onda, proponendo principalmente sport.

Giornalisti Unirai in onda durante lo sciopero

Lo storico sindacato Usigrai, per bocca del segretario Daniele Macheda, aveva denunciato il controllo della maggioranza di governo sulla Rai: “Fuori i partiti dalla Rai. Bisogna fare una legge, forse ci aiuterà il Media Freedom Act, regolamento europeo che dice chiaramente che i servizi pubblici non devono avere il controllo dei governi. Oggi c’è un sistema pervasivo, serve la vicinanza di tutti”. Così aveva detto durante la conferenza stampa organizzata nella sede della Stampa Estera di Roma.

Ma non solo: la protesta di Usigrai è rivolta contro il “controllo asfissiante sul lavoro giornalistico” e il “tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo”, l’”assenza del piano industriale”, le “carenze di organico in tutte le redazioni” e il “no dell’azienda ad una selezione pubblica per giornalisti”.

Lo sciopero Rai del 6 maggio 2024 doveva servire appunto a tradurre in concreto il malumore di parte dei professionisti dell’informazione, almeno di quella parte ostile al governo. È La Repubblica a ricostruire quanto avvenuto alle porte dello sciopero Rai del 6 maggio.

Cos’è Unirai

“Unirai – Liberi Giornalisti Rai” è il sindacato dei professionisti dell’informazione di destra della tv di Stato. La sigla è nata a fine 2023 e riconosciuto dalla tv di Stato a metà aprile. Attualmente conta circa 350 iscritti. Il segretario è Francesco Palese. Il venerdì precedente allo sciopero, secondo quanto scrive Repubblica, Palese avrebbe convocato via chat tutti gli iscritti in assemblea su Google Meet. La videochat si è così animata di vicedirettori, capiredattori e capiservizio, conduttori e inviati, tutti di orientamento meloniano. L’incontro virtuale è servito a chiarire chi fosse disposto a lavorare durante lo sciopero e se ci fosse effettivamente stata la capacità operativa di confezionare un telegiornale anche, eventualmente, in formato ridotto.

Durissimo il commento di Usigrai che ha accusato i cugini di Unirai di “spirito anti sindacale” e di avere “quasi completamente cancellato interi temi e intere notizie come cronaca e economia” nel corso dei tg andati in onda. “Un inganno ai cittadini per mascherare il fallimento del boicottaggio”, conclude Usigrai.

Perché è nato il sindacato Unirai

D’altra parte il segretario Palese ha da subito giocato a carte scoperte: “Il nostro sindacato – aveva detto – nasce perché in Italia c’è un nuovo clima culturale e chi prima aveva paura di esprimere un’idea diversa da quella dominante, ora si sente incoraggiato a venire allo scoperto“.

Fra gli iscritti a Unirai si contano le tre vicedirettrici Vanya Cardone, Grazia Graziadei e Maria Rita Grieco; il caporedattore Angelo Polimeno; i vice Gianni Maritati e Susanna Lemma; le caposervizio Sonia Sarno e Cecilia Primerano, le conduttrici Barbara Capponi e Laura Chimenti; i vicedirettori Antonio Samengo, Fabrizio Frullani ed Elisabetta Migliorelli; i caporedattori Anna Mazzone, Adriano Monti Buzzetti e Adriano Farné; la vice Federica Corsini (moglie del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano); la conduttrice Manuela Moreno e tanti altri.