Prezzi benzina di nuovo in aumento, ecco di quanto (e perché)

Aumentano di nuovo i prezzi di benzina e diesel, con la fine dell’estate il caro carburanti torna a essere un problema per gli automobilisti e i trasporti

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Il rientro dalle ferie per molti sarà più caro del previsto: aumentano di nuovo i prezzi di benzina e diesel. A lanciare l’allarme Assoutenti, Associazione no profit per la tutela dei consumatori, che ha riportato l’attenzione sul fenomeno caro carburanti.

Con la fine dell’estate e l’inizio della stagione autunnale gli automobilisti e gli operatori del settore trasporti spenderanno di più. Ma quanto?

Prezzo benzina, di quanto aumenta? Le previsioni

Secondo Assoutenti, gli italiani che si spostano e viaggiano spenderanno in media 100 euro in più per il carburante. una cifra questa che andrà a impattare non poco sul budget familiare, soprattutto se si considera il quadro generale. Stando alle ultime previsioni, infatti, è previsto un aumento dei prezzi di tutti beni di prima necessità ma anche i servizi essenziali (ve ne abbiamo parlato qui), conseguente appunto alla spinta inflazionistica.

Ma ritornando al caro benzina, confrontando i dati del Mase, oggi in media chi si sposta in auto spende 1,947 euro a litro, di più rispetto al prezzo di 1,679 euro al litro registrato nel periodo settembre-dicembre 2022. Nell’ultima settimana di agosto, caratterizzata dal grande controesodo estivo, la benzina ha raggiunto i due euro al litro al servito (il gasolio 1,847 euro) con un incremento in appena tre mesi del +7,7% per la verde e addirittura del +12% per il diesel, ha sottolineato Assoutenti. Rispetto a maggio un pieno di benzina costa oggi agli automobilisti 7 euro in più, mentre per un pieno di gasolio la maggiore spesa raggiunge quota 10 euro.

“Con la situazione attuale, caratterizzata da una inflazione ancora molto elevata e dalla ripresa dei prezzi dei carburanti, l’indice sulla fiducia non poteva che diminuire – ha dichiarato il presidente Assoutenti, Furio Truzzi – Il clima economico è senza dubbio negativo, e ci si aspetta da tale contesto ripercussioni sul fronte dei consumi”.

“Il Governo farebbe bene a raccogliere i segnali provenienti dall’Istat e ad intervenire per contenere i listini al dettaglio, partendo da un immediato taglio delle accise sulla benzina che avrebbe effetti non solo sui prezzi alla pompa, ma anche su quelli dei prodotti trasportati, a partire dagli alimentari”, ha poi aggiunto lo stesso.

Intanto i prezzi del petrolio sono saliti sopra i 90 dollari al barile per la prima volta nel 2023, dopo che l’Arabia Saudita e la Russia hanno dichiarato di voler estendere i tagli volontari alla produzione e alle esportazioni fino alla fine dell’anno. La mossa, che minaccia di riaccendere le preoccupazioni sull’inflazione a livello globale, è l’ultimo tentativo di due dei maggiori produttori di petrolio del mondo di aumentare i prezzi nonostante gran parte del mondo sia alle prese con costi energetici più elevati.

Perché sta aumentando il prezzo della benzina?

Senza interventi del governo sulle accise, quindi, gli automobilisti si dovranno preparare per un inverno costoso, nonostante il calo dell’offerta globale. Gli aumenti del carburante sono l’ultimo colpo ai consumatori italiani e si aggiungono al già annunciato aumento dei prezzi che ha visto salire i costi di cibo, energia e beni e servizi in generale.

Ma se ormai la crisi energetica sembra in parte rientrata, perché la benzina sta risalendo? C’è stato un momento in cui effettivamente i prezzi dei carburanti sembrano starsi stabilizzando, dopo di che hanno iniziato nuovamente a salire. Secondo alcuni esperti, l’analisi dei prezzi all’ingrosso e al dettaglio rivela che i grandi distributori, dopo aver beneficiato notevolmente delle fluttuazioni del mercato all’ingrosso causate dall’inizio della guerra in Ucraina, hanno poi capitalizzato sulla benzina aumentando il loro margine di profitto rispetto al 2022, rimandando la riduzione dei prezzi quando il prezzo all’ingrosso è crollato.

Inoltre, i prezzi del carburante in generale si muovono di pari passo con le variazioni del prezzo del petrolio greggio, da cui è prodotto. Sono perciò influenzati dal tasso di cambio tra euro e dollaro, poiché il petrolio greggio è scambiato in dollari, ma i prezzi del petrolio sono aumentati nelle ultime settimane soprattutto perché i produttori hanno cercato di limitare la produzione. Le nazioni ricche di petrolio come l’Arabia Saudita e la Russia, che fanno parte di un gruppo chiamato Opec+, hanno infatti ridotto la propria attività e il motivo è semplice. Essendo alle prese con una domanda debole, mentre le economie di tutto il mondo lottano con i prezzi elevati e l’aggiustamento dopo la pandemia di Covid, cercano di influenzare il prezzo finale ricorrendo ad altre dinamiche.

Essendo il più grande esportatore e leader del gruppo, l’Arabia Saudita vuole che i prezzi del petrolio rimangano elevati per assicurarsi un flusso costante di entrate mentre cerca di diversificare la propria economia. L’Occidente ha infatti accusato l’Opec di manipolare i prezzi.

Cosa ha intenzione di fare il governo Meloni?

Nonostante gli appelli e le associazioni di categoria, il governo Meloni ha fatto sapere in più occasioni (e tramite i suoi rappresentanti) che non ha intenzione di tagliare le accise sui carburanti, per cui non ci sarà – almeno nell’immediato – un taglio che dei prezzi di benzina e diesel in questo senso.

“Il taglio sulle accise costa 1 miliardo al mese. Se riproponessimo la misura fatta dal governo Draghi, dovremmo trovare con altre tasse 12 miliardi di euro l’anno, ovvero più di quello che costava il Reddito di cittadinanza”, ha dichiarato a tal proposito il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

In Italia circa la metà del prezzo pagato alla pompa di benzina è destinato al pagamento delle accise, ovvero a tasse che incassa lo Stato. Senza le imposte, quindi, la benzina costerebbe circa tra 0,852 e 0,868 euro al litro, contro una media europea di 0,869 euro. Discorso simile per il gasolio, per il quale a fronte di un prezzo al litro pari a 1,845 euro si pagano 0,617 euro di accise e 0,332 euro di Iva.

Le accise sono imposte indirette applicate alla vendita e all’uso di merci quali l’alcol, il tabacco e i prodotti energetici. Le norme dell’UE spiegano a quali prodotti si applicano le accise e in che modo vengono applicate, tuttavia, il numero di accisa (ovvero la percentuale che va applicata al servizio o prodotto) è attribuito dall’autorità competente del paese in cui un’impresa è stabilita e identifica i professionisti registrati, i depositari autorizzati e i depositi fiscali. Su questo, quindi, il governo ha potere decisionale, potrebbe – cioè – intervenire per abbassare i prezzi.

Infatti, fissano le aliquote minime di accisa da applicare, anche se ogni paese dell’UE può aumentarle, se lo desidera. L’imposta dovuta è di solito basata su quantitativi specifici, quali un chilogrammo, un ettolitro (hl) o il grado alcolico.