Spese folli per il calcio in Arabia: le cifre e l’obiettivo

La Saudi Pro League araba punta a farsi bella con grandi giocatori in arrivo dall'Europa: ecco chi c'è dietro le spese folli e quali sono gli obiettivi

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Arabia spendacciona, Arabia terra dei ricchi e dei calciatori che a fine carriera mettono davanti il fatturato anziché i sogni e l’ambizione di essere ancora decisivi. Magari fino a qualche anno fa era così, ma ora tutto sembra essere cambiato e dagli Emirati arrivano tanti soldi anche per i “giovani”, con l’obiettivo di rendere la Saudi Pro League un campionato appetibile.

Ne sanno qualcosa Cristiano Ronaldo e Benzema, palloni d’Oro del passato e del presente, ma anche fuoriclasse come Kanté e Brozovic, ultimo arrivato alla corte dell’Al Nassr, che si sono fatti convincere dai soldi, e quanti, sauditi. Ma chi c’è dietro e cosa sta succedendo nel mondo del pallone arabo?

I soldi dal Medio Oriente

Un nuovo trend, una nuova avversaria da tenere in considerazione quando si vuole piazzare il colpo di mercato. Serie A, Liga, Ligue 1, Premier League e Bundesliga, infatti, non sono le uniche competizioni e gli unici campionati a poter promettere soldi e nuovi obiettivi, perché tra di loro si piazza anche la Saudi Pro League, con un grande vantaggio: fior fior di milioni.

Se quello legato a CR7 in inverno sembrava poter essere soltanto un caso isolato, quanto sta avvenendo questa estate conferma la rivoluzione, con tanti milioni sborsati dal mondo saudita per aggiudicarsi i grandi campioni. Una volta erano soldi destinati ai giocatori, in scadenza di contratto e pronti a farsi attrarre dal fine carriera in Arabia, ora si fa sul serio anche con i club.

E dopo aver preso Benzema e Kanté a zero, ecco gli affari Koulibaly e Mendy col Chelsea, Ruben Neves col Wolves e addirittura Brozovic dall’Inter, con la possibilità che anche Onana possa partire alla volta dell’Al Nassr. Insomma, tanti, tantissimi soldi. Ma chi paga e qual è l’obiettivo?

Da PIF ai Mondiali

Per chi non lo sapesse, alle spalle della maggior parte dei club arabi c’è una società che alcuni tifosi in Italia hanno sentito spesso nominare. PIF, ovvero Public Investment Fund. Mai sentito?

Ne sanno qualcosa i tifosi di Inter e Milan, in passato vicini all’acquisizione da parte del fondo arabo che oggi conta le quote di maggioranza di quattro club del campionato arabo e non solo. Al Ittihad (che ha acquistato Benzema e Kanté), Al Nassr (con CR7 e Brozovic), Al Hilal (Koulibaly) e Al Ahli (Mendy) sono solo le punte di diamante nel campionato “locale”, ma c’è anche il Newcastle che di recente ha speso cifre folli per Tonali dal Milan.

Insomma PIF, che è il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, mette i soldi e il calcio arabo ne trae beneficio. L’obiettivo? È presto detto, perché in Medio Oriente si punta a diventare un campionato competitivo come quelli europei, ma soprattutto a corteggiare la FIFA per i Mondiali.

In ballo, infatti, ci sarebbe la Coppa del Mondo 2034, prima data utile per i sauditi per rimettere le mani sulla competizione. Dopo la rassegna del 2026 in America e Messico e il ritorno più che probabile in Europa nel 2030, l’appuntamento tra 11 anni è cerchiato in rosso dal calcio arabo, che ha l’obiettivo di portare nella Saudi Pro League giocatori capaci non solo di alzare il livello del campionato, ma anche di mettere alla prova i giocatori che vestono la maglia della Nazionale dei Figli del Deserto che in Qatar hanno dato il dispiacere più grande all’Argentina con la prima e unica sconfitta del Mondiale poi vinto da Messi e compagni.

E a proposito di Messi, anche la Pulce era stata corteggiata dagli arabi, ma ha resistito per andare a giocare in MLS. Anche se comunque, dati alla mano, da PIF arriveranno tanti soldi per garantire comunque una presenza in Arabia, seppur per vacanza.