Come capire se i francobolli acquistano o perdono valore

Francobolli nuovi, usati, con gommatura o linguella, quali sono le caratteristiche da considerare e come stabilirne il valore

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Le collezioni si costruiscono per passione. Poi, con il passare del tempo, ci si accorge di avere tra le mani un vero e proprio tesoro. Anche quando si tratta di francobolli. La domanda che torna spesso e volentieri, soprattutto tra i collezionisti alle prime armi, è quanto possano valere i propri francobolli. E come si debba fare per valutarli correttamente.

Prima di addentrarci negli aspetti più strettamente economici, ci piace solo ricordare che il primo francobollo della storia è stato emesso nel 1840 in Gran Bretagna. Mentre le prime riunioni di filatelisti si sono tenute negli Stati Uniti d’America a partire dal 1856. L’amore per i francobolli è partito fin da subito.

Quanto possono valere i francobolli

Sei curioso di sapere il valore della tua collezione di francobolli? Si tratta dei beni da collezione più diffusi, spesso ereditati, o accumulati per passione, ma  a volte è difficile stabilirne con esattezza il loro reale valore filatelico.

Come tutti gli investimenti sono soggetti ai cambiamenti e alle oscillazioni del mercato, ma esistono delle regole generali che si possono applicare sempre.

In primo luogo, è necessario stabilire, soprattutto nel caso si tratti di una collezione ereditata, se sia stata portata avanti in maniera seria e sistematica oppure no. Una persona esperta e appassionata, infatti, avrà selezionato con attenzione solamente i pezzi più rari, il cui valore rimarrà pressoché immutato nel tempo. Se invece sono state fatte scelte casuali e guidate magari dall’estetica o dal valore affettivo, è difficile che i pezzi siano ancora quotati.

Un primo indizio per capire come sia stata portata avanti la collezione, può essere dato dalla condizione in cui si sono conservati i singoli elementi. I francobolli, infatti, si deteriorano nel tempo, spesso ingialliscono o scoloriscono, a causa dell’umidità. Un collezionista esperto quasi sicuramente avrà provveduto a conservarli in maniera adeguata, magari in un raccoglitore apposito, per preservare il suo investimento, mentre se non ci sono queste condizioni è più probabile che si tratti di una collezione amatoriale.

Francobolli: come sono classificati

I francobolli si classificano, infatti in nuovi, nuovi con linguella e usati.

I primi sono quelli con ancora la gomma integra sul retro (liscia, compatta e senza macchie), mentre nei secondi è  alterata, probabilmente dalla linguella, ovvero dalla striscia di carta pergamena utilizzata per incollare i francobolli al foglio. Per quelli usati, invece bisogna controllare che l’annullo, una traccia apposta per evitarne il riutilizzo, sia leggero e non vada a toccare più di tanto la vignetta.

Più il francobollo è integro e conservato bene, più sarà alto il suo valore.

È fondamentale, inoltre, la dichiarazione di autenticità dei pezzi, rilasciata da alcuni periti filatelici o case d’aste, che ne certifica le condizioni e la validità.

Per conoscere il valore si possono consultare i cataloghi pubblicati, risalire a quelli di una vendita o di un’asta. Bisogna però sempre accertarsi che le condizioni dei vostri francobolli siano le stesse di quelli che avete preso ad esempio, altrimenti il valore potrà essere inferiore.

Anche i francobolli sono soggetti alle fluttuazioni di mercato, come tutti gli altri beni, in particolare quelli da collezione come quadri, gioielli e medaglie, che hanno un prezzo indicativo.

Come regola generale, si deve tener presente che negli ultimi anni sono aumentati i valori di quelli molto rari e degli esemplari di alta qualità, mentre i prezzi per gli esemplari più comuni hanno sofferto un deprezzamento significativo.

Al contrario di diamanti o medaglie d’oro, inoltre, non si può contare sul valore intrinseco dell’oggetto prezioso, ma bisogna rifarsi al prezzo fissato dal compratore.