Vaccino Covid AstraZeneca, trombosi in casi rari: l’ammissione in tribunale

Fanno discutere i documenti di AstraZeneca presentati in tribunale nel Regno Unito: per la prima volta l'azienda parla di vaccino Covid e rischio trombosi

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il vaccino AstraZeneca è stato somministrato contro il Covid in più di 150 Paesi nel mondo. Il gigante farmaceutico si è ritrovato a giocare un ruolo chiave nella lotta alla pandemia ma, al tempo stesso, al centro di dibattiti e procedimenti in tribunale.

Per la prima volta ha ammesso una connessione tra il vaccino proposto sul mercato e alcuni rari effetti collaterali. Una potenziale svolta per il colosso, che potrebbe ritrovarsi a fronteggiare un gran numero di cause per richiesta di risarcimento. Vediamo però nel dettaglio cosa è stato ammesso e in che modo.

Rischio trombosi

Parlare di Covid vuol dire toccare un nervo scoperto per tantissimi. Per quanto oggi l’eco della pandemia nel quotidiano sia alquanto lontana, il ricordo del confinamento forzato, le tensioni, la paura, le ospedalizzazioni e le morti non andrà via dalla nostra mente tanto facilmente.

Per questo è tanto facile cavalcare l’onda e parlare di AstraZeneca che finalmente ammette le proprie colpe, quasi autodenunciandosi, stando a molti titoli. È bene comprendere esattamente cosa sia accaduto in tribunale nel Regno Unito, al fine di avere le idee più chiare in merito a possibili risvolti.

Il vaccino di AstraZeneca è stato sviluppato dall’azienda britannico-svedese, che ha collaborato con l’Università di Oxford. Quanto ottenuto è stato un prodotto che, stando agli studi condotti nel corso della pandemia, è risultato efficace dal 60 all’80% nella protezione dal coronavirus.

In una fase di terrore e allarme, era necessario rispondere in maniera rapida all’emergenza sanitaria, di conseguenza si è ritenuto di proseguire di pari passo tanto con la distribuzione del vaccino quanto con la ricerca sui suoi possibili effetti collaterali.

È stato scoperto come su alcuni soggetti il vaccino potesse causare la formazione di coaguli di sangue, potenzialmente fatali. Ciò si è tradotto in un’azione legale collettiva nel Regno Unito, che pretende un risarcimento fino a 100 milioni di sterline, ovvero 117 milioni di euro, per circa 50 vittime.

L’ammissione di AstraZeneca

AstraZeneca contesta le accuse rivolte contro il proprio operato. Al tempo stesso, però, per la prima volta in uno dei documenti presentati in tribunale ha proceduto a un’ammissione. Il suo vaccino “in casi molto rari può causare TTS”. Con questa sigla si fa riferimento alla sindrome da trombosi con trombocitopenia. Ciò si caratterizza per coaguli di sangue e un basso numero di piastrine.

La notizia è stata riportata da The Telegraph e i documenti in questione risalgono a febbraio 2024. L’azienda farmaceutica ribadisce, inoltre, come il meccanismo causale non sia ancora noto. Questo è uno snodo importante, come dimostra questo virgolettato: “La TTS può verificarsi anche in assenza del vaccino AZ (o di qualsiasi altro vaccino). Il nesso di causalità in ogni singolo caso sarà oggetto di prova da parte di esperti”.

Un’apertura bastevole per dare il via a numerose azioni legali, rafforzando quelle già avviate. Il principale impatto, però, è quello di far crollare d’un tratto quella sensazione di star lottando contro i mulini a vento. Una correlazione esiste ed è tempo di ottenere una risposta chiara e ufficiale sul rapporto di causa.

Si stanno gettando oggi le basi per un equilibrio sanitario e legislativo futuro. Molti esperti ribadiscono come il superamento del Covid non rappresenti la fine del rischio pandemie, anzi. Non è da escludere che in futuro ci ritroveremo a concordare maggiormente con la visione statistica dell’OMS: “Nei Paesi in cui è in corso la trasmissione della SARS-CoV-2, il beneficio della vaccinazione per la protezione contro il Covid-19 supera di gran lunga i rischi”.