Giocate a golf? Ecco i vantaggi e i (possibili) rischi per la salute

Qualche consiglio per un’attività fisica ottimale e per conoscere i potenziali rischi legati a questo sport che coniuga movimento, concentrazione e benessere psicofisico

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 9 Giugno 2025 17:49

Si parla spesso di attività fisica. E si punta l’attenzione sulla necessità che questa sana abitudine sia regolare e, soprattutto impegni globalmente l’apparato locomotore, aiutando a rinforzare muscoli, tendini e legamenti. Soprattutto, non bisogna mai dimenticare che è importante anche allenare la coordinazione e la forza dei movimenti. Se provate a mixare questi ingredienti potreste trovare un’attività sportiva che coniuga movimento, attraverso le camminate nel verde, con controllo degli atti fisici e concentrazione e conseguente benessere psicofisico. Stiamo parlando del golf.
Ed allora, ecco qualche consiglio per un’attività fisica ottimale e, in particolare, per conoscere i potenziali rischi legati a questo sport. Recentemente, gli esperti della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia hanno fatto il punto su questa attività fisica. Ecco quindi qualche indicazioni pratica.

Perché fa bene

Per ossa, muscoli e articolazioni il golf può davvero rivelarsi una sorta di “passaporto” per la salute. In primo luogo, infatti, si tratta di uno sport che in genere presenta con scarso impatto articolare e quindi bassa frequenza di infortuni acuti. In termini di prevenzione cardiovascolare, ricordando di evitare l’auto per spostarsi sul green, consente di fare lunghe passeggiate a passi veloci, all’aria aperta. Si tratta di fattori che favoriscono potenziali effetti positivi di ordine metabolica.
Ancora. Sul fronte psicologico il verde del campo aiuta anche la mente così come la necessità di concentrazione necessaria al golfista. Senza dimenticare l’aspetto importante della compagnia, che favorisce comunque la la socializzazione con effetti vantaggiosi soprattutto nelle età più avanzate.
Il tutto, concludendo, con la possibilità di favorire un buon trofismo dei muscoli, sia della parte bassa del corpo che di quella alta, ed in particolare di spalle e braccia.

Per questo, a detta degli esperti, di tratta dello sport maggiormente consigliato anche per chi ha una protesi di anca o di ginocchio; le caratteristiche specifiche di questo sport (basso impatto, movimenti coordinati) assicurano che le protesi non abbiano stress importanti consentendo una massima tranquillità nel praticare questo sport anche con assiduità. Ovviamente, per avere i maggiori effetti positivi, occorre essere allenati. Basta ricordare in questo senso le parole che qualche tempo fa ha pronunciato Alberto Momoli, Direttore UOC Ortopedia e Traumatologia Ospedale “San Bortolo” di Vicenza. In sintesi: il golf fa bene ma,

“come tutti gli sport, necessita di una preparazione atletica tanto maggiore quanto è più alto il livello raggiunto. Raccomandiamo, quindi, un adeguato riscaldamento e stretching di tutti i distretti muscolari prima dell’inizio della giornata sportiva e, per i giocatori più esperti, è utile una preparazione atletica mirata e seguita da un personal trainer. Nel caso si arrivasse alla pratica del golf dopo un infortunio o in presenza di protesi articolari, è importante valutare in anticipo con il proprio ortopedico intensità, frequenza e preparazione”

segnala l’esperto.

A cosa fare attenzione

Con il golf anche alcune insidie a cui prestare attenzione: dalle lombalgie alle tendinopatie del gomito, ai dolori a spalle, polsi e ginocchia. Gli ortopedici di SIOT mettono in guardia: schiena, gomito, spalla, polso e ginocchio, nell’ordine, vanno preservati. Ricordando di fare attenzione appena si manifestano fastidi.

Partiamo dal mal di schiena, localizzato all’altezza della parte lombare. Lo stress ripetuto del gesto atletico nel golf (imputata principale è la torsione della colonna durante lo swing) può essere causa di un dolore alla colonna, principalmente nella parte bassa. Il dolore è sostenuto da una contrattura muscolare, talvolta temporanea e reversibile, ma spesso da eccessivo sovraccarico sulle faccette articolari e per la presenza di discopatie. In questo caso è opportuno un controllo medico, eventuali valutazioni diagnostiche e astenersi per un periodo più o meno lungo, dopo le cure più indicate, dall’attività golfistica.

Capitolo gomito. Le tendiniti sono dovute alla ripetizione dei movimenti tipici di questo sport, con stress continui sull’inserzione dei tendini dell’avambraccio sull’osso. L’epitrocleite (conosciuta anche come “gomito del golfista”) è la più frequente patologia del gomito, responsabile del dolore e può limitare seriamente il gesto atletico. Anche in questo caso, la persistenza del dolore necessita di controlli medici e terapie adeguate (cicli di fisiochinesiterapia, protezione con tutori appropriati, eventuali modifiche dell’impugnatura della mazza).

Risalendo verso l’altro, può comparire il dolore alla spalla, che nei golfisti è in relazione ad un sovraccarico dei tendini chiamati “cuffia dei rotatori”. Anche in questo caso i movimenti reiterati possono causare infiammazioni acute, degenerazioni, borsiti, microlesioni fino ad arrivare a lesioni complete dei tendini, soprattutto del sovraspinoso. Gli accertamenti diagnostici (ecografia e risonanza magnetica), possono quantificare l’entità del danno tendineo e indirizzare verso la terapia più corretta che, talvolta, può anche essere di tipo chirurgico. Spesso opportune cure fisioterapiche possono risolvere il problema.

Per il polso, ricordiamo che l’infiammazione dei tendini tra polso e mano, in particolare nella guaina che circonda i tendini (tenosinovite), può favorirne la comparsa. La trasmissione al polso dell’intero ciclo dello swing causa sovraccarichi che possono portare al dolore; utile in questo caso una protezione, spesso utilizzata come prevenzione; una precoce diagnosi e trattamento evita che tale patologia si cronicizzi con conseguente astensione dall’attività sportiva.

Infine, durrante il gesto atletico, la rotazione dell’anca è stabilizzata con l’aiuto del ginocchio che può subire importanti sovraccarichi, oggetto talvolta di lesioni a carico dei menischi o della cartilagine (spesso già usurata in età avanzata). La terapia indicata (talvolta anche chirurgica) dipende molto dall’entità del danno, dall’età e dalla frequenza dell’attività sportiva.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.