Paesi baltici, pronta una linea di difesa per difendersi da Russia e Bielorussia

I ministri della Difesa di Lituania, Estonia e Lettonia hanno firmato un accordo per una linea di difesa comune

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Questo venerdì, i Paesi baltici hanno sottoscritto un accordo volta a istituire una linea di difesa condivisa, mirando al potenziamento del confine orientale della NATO in relazione a Russia e Bielorussia. I ministri della Difesa di Lettonia, Lituania ed Estonia hanno ufficializzato il documento a Riga, la capitale lettone, attraverso una comunicazione su X, precedentemente noto come Twitter.

Secondo i dirigenti baltici, la “linea di difesa baltica” avrà un impatto significativo sulla capacità dei loro paesi di preservare i confini nazionali, scoraggiando e impedendo qualsiasi possibile azione militare aggressiva.

L’accordo tra Estonia, Lettonia e Lituania

In risposta alle crescenti preoccupazioni riguardo a un’eventuale minaccia russa, i tre paesi si impegneranno nella costruzione di strutture difensive anti-mobilità nei prossimi anni, con l’obiettivo di dissuadere e, se necessario, respingere potenziali minacce militari, come dichiarato dal ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur. Il ministro della Difesa lituano, Arvydas Anusauskas, ha sottolineato l’importanza di rafforzare la cooperazione tra i paesi baltici, evidenziando la necessità di solidarietà in risposta all’aggressione russa contro l’Ucraina.

In vista dell’imminente vertice storico della NATO a Washington, il ministro della Difesa lettone, Andris Spruds, ha commentato su X la necessità di garantire che l’Alleanza sia più preparata che mai ad attuare piani di difesa, potenziare le capacità di difesa aerea e missilistica e allocare risorse aggiuntive.

I tre Stati baltici si collocano tra i sostenitori più decisi della convinzione che, qualora la Russia non fosse sconfitta in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin potrebbe estendere le sue azioni anche ai Paesi membri della NATO, iniziando dai loro Stati confinanti più piccoli con Russia e Bielorussia.

Questa accusa è stata avanzata anche dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Il mese scorso, lo stesso leader del Cremlino ha respinto tali ipotesi definendole “fesserie”, affermando che Mosca “non ha alcun interesse a combattere contro la NATO”.

L’avvertimento di Putin ai Baltici

La decisione odierna sembra quasi essere una risposta diretta alle dichiarazioni dello Zar del Cremlino della scorsa martedì, ancora fresche nella memoria, in cui Putin aveva formulato minacce indirette nei confronti di Riga e, per estensione, dei suoi due vicini più piccoli: “Ci preoccupa ciò che sta accadendo in Lettonia e nelle altre Repubbliche baltiche, dove i cittadini russi vengono espulsi. È una questione legata alla nostra sicurezza nazionale.” Il riferimento era all’espulsione di Boris Katkov, un ottantaduenne ex militare dell’Armata rossa residente in Lettonia, accusato di attività propagandistica filo-russa e incluso nella lista delle persone indesiderate dal Ministero dell’Interno di Riga.

Le parole di Putin del 16 gennaio scorso sono state etichettate dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, come “pura propaganda”. Ha aggiunto: “Mi auguro e credo che siano solo dichiarazioni propagandistiche per rafforzare la sua posizione, dato che desidera rimanere presidente della Federazione russa. Tuttavia, non vanno mai sottovalutate. Per questo, intendiamo difendere il diritto dell’Ucraina di esistere. Una sconfitta militare dell’Ucraina potrebbe offrire alla Russia l’opportunità di aggredire un altro Paese”, ha spiegato il capo della diplomazia italiana.

L’allarme del ministro della Difesa tedesco: rischio attacco alla NATO

Il conflitto in Ucraina sta creando un clima di crescente preoccupazione, con il rischio di estendersi e coinvolgere la regione del Mar Baltico, portando con sé conseguenze imprevedibili. Le dichiarazioni di Tajani non sono isolate, poiché il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, è stato esplicito nel riferire di “minacce” provenienti “quasi ogni giorno dal Cremlino, di recente nuovamente contro i nostri amici degli Stati baltici”. Ha aggiunto che è necessario considerare la possibilità che Vladimir Putin potrebbe attaccare un giorno un Paese membro della NATO.

In un’intervista a Tagesspiegel, Pistorius ha spinto oltre, affermando che “i nostri esperti prevedono un periodo di cinque-otto anni” prima che ciò diventi possibile, una prospettiva attualmente improbabile. Il ministro tedesco ha sottolineato l’importanza di rendere le Forze armate tedesche “idonee alla guerra”, affermando la necessità di rendere consapevole e “svegliare” la società tedesca su questo fronte.

Perchè i tre paesi del mar Baltico sono importanti per le sorti della guerra

L’attuale contesto rivela chiaramente un aumento di tensioni, un “surriscaldamento” che può essere paragonato a una sorta di “cortina di ferro” percepibile lungo il confine con la NATO. I tre piccoli Stati ex-sovietici fungono da avamposti particolarmente esposti, trovandosi direttamente confinanti con la Russia, lo storico “nemico”. La decisione di implementare sistemi di difesa nei Paesi baltici, pur avendo effetti proiettati nel futuro, assume ulteriore rilevanza all’indomani dell’annuncio dell’Alleanza atlantica riguardo alla mega-esercitazione Steadfast Defender 2024, che coinvolgerà 90.000 uomini, la più imponente degli ultimi decenni. L’esercitazione, basata sui nuovi piani di difesa dell’Alleanza, vedrà la partecipazione di forze provenienti da tutti e 31 gli alleati e dalla Svezia, con 20.000 militari forniti solo dalla Gran Bretagna.

La “linea baltica” torna quindi al centro delle attività militari e delle manovre belliche. In precedenza, questa regione era già stata al centro di altri eventi sospetti all’inizio dell’anno, quando, tra il 31 dicembre 2023 e il 2 gennaio scorso, le autorità estoni avevano segnalato significative interruzioni nel funzionamento del sistema GPS nella zona. Secondo quanto comunicato dalla televisione nazionale estone, le autorità avevano attribuito tali disturbi, seppur non significativi nelle conseguenze, a una fonte situata nella regione di San Pietroburgo. Gli analisti ritengono che si sia trattato di disturbi deliberati causati dalla Russia.

Attacco ucraino nella regione di San Pietroburgo

La notizia del recente bombardamento con droni di un deposito di petrolio nella regione di San Pietroburgo, situata quasi a mille chilometri dal fronte, rappresenta un episodio significativo. È la prima volta che si verifica, come confermato dai servizi segreti militari di Kiev. Secondo l’intelligence ucraina, questo rappresenta un “nuovo stadio” negli attacchi al territorio russo. Le forze ucraine attaccano regolarmente le regioni frontaliere russe, come Belgorod, utilizzando droni, ma in alcune occasioni colpiscono anche Mosca e basi militari a distanze considerevoli dal confine. Questo è il primo attacco nella regione dell’ex Leningrado.

Nonostante questi sviluppi, Mosca mostra una certa sicurezza, anche se la fine del conflitto non sembra prossima. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha accusato l’Occidente di non essere interessato a avviare negoziati durante una conferenza stampa recente. Lavrov ha ribadito che nell’aprile 2022 i Paesi della NATO hanno persuaso gli ucraini a rifiutare una bozza d’accordo precedentemente firmata con i russi a Istanbul, accordo che avrebbe potuto porre fine alle ostilità poco più di un mese dopo l’inizio della guerra.