La Russia prepara sabotaggi in Europa e i creditori dell’Ucraina battono cassa

Nonostante l'approvazione degli aiuti occidentali, la situazione ucraina continua a essere difficile anche sul piano finanziario. E intanto cresce l'allarme per possibili attacchi russi nell'Ue

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Con i nuovi fondi e le nuove armi occidentali, l’Ucraina vorrebbe ritrovare entusiasmo e speranze per sovvertire le sorti del conflitto. Che però vedono ulteriori avanzate da parte russa nel Donetsk, dove l’esercito di Mosca ha conquistato altri villaggi tra cui quello di Ocheretyne, migliorando la propria posizione tattica e infliggendo ulteriori perdite alle formazioni della 24esima e 115esima Brigata meccanizzata dell’esercito ucraino. Kiev punta ancora una volta a insidiare la Russia nel Mar Nero e in Crimea.

Nel frattempo, secondo le agenzie di intelligence europee, il Cremlino sta preparando “violenti attacchi di sabotaggio” in Europa. Per alcuni il preludio a un’invasione, molto più verosimilmente la prosecuzione di tattiche di pressione sul Vecchio Continente che Mosca non ha mai davvero cessato di adottare. Le difficoltà ucraine, per contro, sembrano accentuarsi per via della volontà degli attori che vantano crediti presso l’amministrazione Zelensky di riscuotere, nonostante infuri il conflitto.

L’allarme sui sabotaggi russi nell’Ue

Secondo il Financial Times, la Russia avrebbe “già iniziato a preparare bombardamenti segreti, attacchi incendiari e danni alle infrastrutture sul suolo europeo, direttamente o indirettamente, con poca preoccupazione apparente di causare vittime civili”. Sebbene gli agenti del Cremlino abbiano una lunga tradizione di tali operazioni, e negli ultimi anni abbiano lanciato attacchi sporadici in Europa, “stanno crescendo le prove di uno sforzo più aggressivo e concertato“.

Stando alle valutazioni di tre Paesi europei, in particolare del capo dell’intelligence interna tedesca Thomas Haldenwang, già da qualche mese il rischio di atti di sabotaggio controllati dallo Stato è “aumentato in modo significativo”. La Russia ora sembra a suo agio nell’eseguire operazioni sul suolo europeo con “un alto potenziale di danno”, aveva avvisato Haldenwang già settimane fa, pochi giorni dopo l’arresto di due cittadini russo-tedeschi a Bayreuth, con l’accusa di aver complottato per attaccare siti militari e logistici in Germania per conto della Federazione. A fine aprile, prosegue il quotidiano britannico, due uomini sono stati accusati nel Regno Unito di aver dato fuoco a un magazzino contenente aiuti per l’Ucraina. La Procura inglese li accusa di aver agito per conto del governo russo.

Intanto i servizi di sicurezza della Svezia indagano su una serie di recenti deragliamenti ferroviari e sospettano che possa trattarsi di atti di sabotaggio appoggiati da uno Stato. La Russia, inoltre, ha tentato di distruggere i sistemi di segnalamento delle ferrovie in Repubblica Ceca, come riferito il mese scorso al Financial Times dal ministro dei trasporti del Paese. Secondo il servizio di sicurezza interna estone, invece, i membri dell’intelligence russa hanno attaccato a febbraio le auto del ministro degli Interni e quelle di alcuni giornalisti. Anche il ministero della Difesa francese ha messo in guardia quest’anno su possibili azioni di sabotaggio da parte di Mosca contro siti militari. “La conclusione ovvia è che è stato registrato un reale incremento dell’attività russa“, evidenzia Keir Giles, consulente senior del think tank Chatham House.

Un alto funzionario governativo europeo dichiara che attraverso i servizi di sicurezza della Nato sono state condivise informazioni di “chiara e convincente malizia russa”, coordinata e su larga scala. Non a caso qualche giorno fa la Nato ha rilasciato una dichiarazione affermando che i Paesi alleati sono “profondamente preoccupati” per le recenti “attività maligne” della Russia, di natura ibrida, sull’onda dei casi recenti che hanno portato all’indagine e all’incriminazione di numerosi soggetti in Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito e Repubblica Ceca.

I creditori dell’Ucraina tornano a battere cassa nonostante la guerra

Il fatto che gli aiuti finanziari e militari all’Ucraina non siano “gratis” lo avevamo già appurato. Pur garantendo il supporto a Volodymyr Zelensky, a marzo la Commissione Ue ha lanciato un messaggio molto chiaro al presidente ucraino affermando di fatto che “si sbagliava” nel credere che tutte le armi fornite dall’Europa sarebbero state gratuite per Kiev. Per non parlare degli aiuti Usa, che altro non sono che ordini d’acquisto e fornitura militari da aziende statali e contractor americani verso clienti d’oltreoceano.

Come se le difficoltà sul terreno non bastassero, ora i creditori dell’Ucraina tornano a battere cassa nonostante la guerra. Ricordiamo infatti che il Paese invaso dai russi è tecnicamente fallito e dipende in maniera totale dai finanziamenti esterni. Ebbene, gli obbligazionisti stranieri vogliono che Kiev riprenda il pagamento del debito dopo che il processo è stato sospeso nel 2022 a causa dell’invasione su vasta scala. Lo riferisce il Wall Street Journal, spiegando che gli interlocutori della pubblicazione affermano che un gruppo di obbligazionisti stranieri, tra cui BlackRock e Pimco, intendono fare pressione sull’Ucraina affinché ricominci a pagare gli interessi sul suo debito l’anno prossimo. Il gruppo, che detiene circa un quinto dei 20 miliardi di dollari in eurobond in circolazione di Kiev, ha recentemente formato un comitato e ha assunto avvocati e banchieri per negoziare.

L’allarme sulla possibile invasione russa dei Paesi Baltici

Un altro allarme sulla sicurezza e sulla sovranità dei Paesi europei arriva dall’intelligence di Kiev, secondo cui Mosca sta avanzando sul campo di battaglia ucraino e potrebbe “prendere i Paesi baltici in sette giorni” se gli alleati non intensificano il loro sostegno. Quella del numero due dei servizi segreti militari ucraini (Gur), il generale Vadim Skibitsky, sembra l’ennesimo escamotage propagandistico per convincere gli Stati Ue a fornire alla resistenza ucraina le armi e i soldi di cui ha disperato bisogno.

E pertanto rincara la dose. “I russi prenderanno i Paesi baltici in sette giorni. Il tempo di reazione della Nato è di dieci giorni“, tuona Skibitsky in un’intervista a The Economist. “Il coraggio e i sacrifici dell’Ucraina hanno dato all’Europa diversi anni di margine di manovra e hanno eliminato la minaccia immediata rappresentata dalle truppe aeree e dai marines russi per almeno un decennio”, aggiunge il comandante. La questione ora è se l’Europa “restituirà il favore e sosterrà l’Ucraina”. Come abbiamo già ribadito in altre occasioni, in linea generale e soprattutto in questo momento la Russia non ha velleità e non sarebbe neanche in grado di aprire e gestire un conflitto vasto e letale contro la Nato per allargarsi in Europa.