L’inverno non ha congelato la guerra in Ucraina come l’anno scorso. La stanchezza russa e occidentale nel sostenere lo sforzo bellico, il malcontento delle opinioni pubbliche e le elezioni presidenziali in Russia e Stati Uniti hanno spinto le parti in causa a lanciare una serie di attacchi per certificare una pur labile posizione di vantaggio.
Mosca ha scagliato oltre 500 missili e droni in soli cinque giorni su tutto il Paese invaso, mentre Kiev ha risposto con bombardamenti in territorio russo, soprattutto a Belgorod e nella Crimea occupata. Intanto Vladimir Putin impone una nuova tattica sul campo di battaglia e financo un cambio di strategia a livello diplomatico, cercando di convincere la Nato a “tradire” l’Ucraina attraverso trattative e negoziati. Ecco cosa sta succedendo.
Come sta andando la guerra tra Russia e Ucraina
Il fronte nord-orientale si conferma il più caldo in questa fase della guerra tra Russia e Ucraina, mentre i bombardamenti di Mosca non sembrano conoscere sosta. Secondo Volodymyr Zelensky, in meno di una settimana “gli invasori hanno utilizzato circa 300 missili e oltre 200 droni Shahed contro l’Ucraina”, dopo la già pesante ondata di raid abbattutasi soprattutto sulla capitale Kiev e la morte di diversi civili. La risposta ucraina non si è fatta attendere e ha messo nel mirino, come di consueto, la confinante regione russa di Belgorod, bersaglio ormai di bombardamenti quotidiani che nelle ultime ore hanno colpito tre villaggi, provocando blackout. Un altro attacco aereo ha danneggiato infrastrutture e provocato interruzioni di energia anche nella regione di Kursk, a nord di Belgorod.
Per quanto riguarda invece il fronte meridionale, gli eventi bellici si concentrano in Crimea. Un missile è stato abbattuto vicino a Sebastopoli, mentre le forze russe hanno risposto con razzi sul distretto di Osnovyansk di Kharkiv, facendo crollare parte di una scuola e danneggiando almeno tre abitazioni. I raid di Mosca hanno poi ucciso tre persone e provocato un ferito sul fronte est di Avdiivka e nei villaggi sul fiume Dnipro, nella regione di Kherson, dove passa la linea fondamentale del fronte che la Russia vuole rafforzare per arrivare ai negoziati in posizione di evidente vantaggio anche popolare, forte di un consenso russofilo che sembra crescere. Soprattutto per via della pulizia etnica e della massiccia propaganda culturale operata in Donbass e negli oblast annessi.
Mentre ci si avvicina al terzo anno di guerra, la pace sembra ancora una chimera (oppure siamo entrati nell’ultima fase? Ne abbiamo parlato qui). Non basta un nuovo e cospicuo scambio di prigionieri (248 russi e 230 ucraini rimpatriati nei rispettivi Paesi) a dare speranza per una soluzione negoziata. E il tempo fa emergere sempre più chiare le incertezze sul sostegno militare e finanziario dei partner di Kiev, dovute alle divisioni politiche all’interno degli Stati occidentali. Il Cremlino vede tutto questo e ha deciso di cambiare tattica militare per tentare di sfruttare la situazione.
La nuova tattica russa in Ucraina
Secondo l’intelligence militare britannica, Mosca ha cambiato i propri bersagli in terra ucraina: colpire l’industria bellica anziché le strutture energetiche, come invece aveva fatto durante lo scorso inverno per fiaccare la resistenza (non solo) morale della popolazione e alimentare il malcontento nei confronti del governo Zelensky e della sua volontà di proseguire a tutti i costi il conflitto. Dal 29 dicembre 2023 il Cremlino ha aumentato l’intensità dei suoi attacchi a lungo raggio contro l’Ucraina, utilizzando una parte significativa delle scorte di missili da crociera e balistici accumulate negli ultimi mesi. “I pianificatori russi quasi certamente riconoscono la crescente importanza della capacità industriale di Difesa mentre si preparano per una lunga guerra”, affermano gli 007 di Londra. Il tempo, lo ricordiamo ancora una volta, è un fattore a esclusivo vantaggio della Russia, che ha capacità demografiche e industriali infinitamente superiori al suo avversario.
L’Ucraina è strettamente dipendente dalle forniture occidentali, che però scarseggiano per stanchezza generale e per crisi industriale del comparto europeo (con la Germania “grande malata” d’Europa). Un segnale positivo arriva però dalla Polonia, che ha sollecitato gli alleati a inviare missili a lungo raggio a Kiev dopo i massicci attacchi russi. L’Occidente dovrebbe rispondere “in un linguaggio comprensibile a Putin”, ha dichiarato il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski. Intanto la Norvegia ha annunciato l’invio di due aerei da caccia F-16 in Danimarca per contribuire all’addestramento dei piloti ucraini, che tuttavia aspettano ancora anche solo di vedere uno dei tanti agognati jet militari. Un messaggio incoraggiante arriva anche dalla Nato, che tramite la sua agenzia Nspa sosterrà una coalizione di nazioni – tra cui Germania, Paesi Bassi, Romania e Spagna – con un contratto di acquisto per una quantità combinata fino a mille missili Patriot Gem-T.
Di contro, la situazione sul terreno appare davvero complicata per gli ucraini. La controffensiva ha perso tutto il suo slancio e i negoziati si perdono all’orizzonte del Mar Nero. Con Zelensky che continua a chiedere aiuto a Stati Uniti esausti di impegnarsi su più fronti, in primis in Medio Oriente (dove la situazione sta degenerando rapidamente, come abbiamo spiegato qui).
La proposta di Putin alla Nato: “tradire” l’Ucraina
La Russia cambia le carte in tavola non solo sul campo di battaglia, ma anche in sede negoziale. Secondo l’Institute for The Study of War, Putin non avrebbe alcuna intenzione di “trattare in buona fede con l’Ucraina” per cessare le ostilità, ma vorrebbe al contrario spingere la Nato stessa “a tradire Kiev attraverso trattative e negoziati”. Stando ai dati forniti dal think tank con sede a Washington, solo pochi giorni fa il numero medio giornaliero di vittime russe nel Paese invaso è aumentato di quasi 300 unità nel corso del 2023. Facendo due conti, a questo ritmo nel 2024 la Russia “avrà perso oltre mezzo milione di persone nel conflitto”.
Il report dell’Isw sostiene che Putin “potrebbe espandere i suoi obiettivi di guerra in Ucraina per includere il confronto diretto con l’Occidente, nel tentativo di creare le condizioni per un rafforzamento militare russo permanente e per giustificare grandi sacrifici sul campo di battaglia”. Non solo: secondo gli analisti i russi “non hanno guadagnato porzioni considerevoli di territorio nel 2023 e tutto questo ha un costo elevato”. Il report lega poi la strategia comunicativa di Putin nel descrivere la guerra come “una lotta russa contro l’Occidente, e non contro l’Ucraina”, all’evidenza che il presidente russo “non intende negoziare in buona fede con Kiev e sta stabilendo condizioni informative volte a convincere l’Occidente a tradire l’Ucraina”. Secondo gli esperti, il numero uno del Cremlino starebbe “deliberatamente e falsamente inquadrando il Paese invaso come una pedina nel conflitto Russia-Occidente per mascherare i suoi obiettivi espansionistici e massimalisti di stabilire il pieno ed effettivo controllo russo sull’Ucraina”.