Gli Usa costruiranno un molo a Gaza per gli aiuti umanitari, ma ci vorranno 60 giorni

Tempistiche lunghe per l'operazione umanitaria degli Usa a Gaza che prevede la costruzione di un molo. Intanto la situazione nella Striscia precipita

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Redazione

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Gli Usa stanno progettando la costruzione di un molo umanitario nella Striscia di Gaza, che permetta di portare aiuti alla popolazione sull’orlo della carestia cibo e medicinali via nave. L’impresa ha però fin da subito riscontrato alcuni grossi problemi logistici e potrebbe impiegare 60 giorni per partire.

La popolazione di Gaza è però già in condizioni molto precarie e gli aiuti paracadutati dal cielo non sono sufficienti ad alleviare la situazione. Anche l’Italia è impegnata co una missione navale, Levante, per portare cibo nella Striscia.

Il piano Usa per un molo umanitario a Gaza

Il presidente degli Usa Joe Biden ha annunciato che l’esercito americano costruirà un molo provvisorio al largo delle coste della Striscia di Gaza, per permettere un’operazione di consegna di aiuti umanitari alla popolazione ridotta sull’orlo della carestia dalle operazioni militari israeliane nell’area.

Il progetto consisterebbe nella costruzione di una struttura ancorata al fondale marino dove grandi navi potrebbero scaricare gli aiuti, che poi sarebbero a loro volta portati a terra o tramite una passerella galleggiante in grado di sostenere alcuni camion o da una flotta di navi più piccole, in grado di utilizzare le poche infrastrutture rimaste sulla costa palestinese.

A fare da centro logistico per le operazioni sarebbe l’isola di Cipro, dove arriverebbero in principio gli aiuti e dove l’esercito di Israele potrebbe controllarli per assicurarsi che non contengano armi o altri materiali ritenuti utili ad Hamas per continuare la guerra.

Sono però diversi i problemi sollevati dagli osservatori su questo piano. Il primo è che il molo non dovrebbe essere pronto prima di 60 giorni, stando a quanto trapela dalla Casa Bianca. L’emergenza alimentare a Gaza è già in una fase molto grave e due mesi sono un periodo molto lungo per la popolazione.

Il piano di aiuti richiederebbe poi l’impiego di migliaia di soldati statunitensi, anche se nessuno di loro dovrebbe mai mettere piede in territorio palestinese, con navi da guerra schierate per difendere la struttura sia durante la costruzione che durante l’utilizzo.

La situazione della carestia a Gaza e la missione Levante

Le altre criticità riguardano soprattutto la situazione a Gaza. Una volta sbarcati, gli aiuti non troverebbero alcuna autorità in grado di distribuirli, dato che l’attacco militare israeliano ha fatto collassare ogni struttura di governo civile e militare nella Striscia. Le stesse IDF hanno bombardato le postazioni della polizia locale, che era incaricata di scortare i camion di aiuti provenienti dall’Egitto.

Il risultato è che spesso una volta entrati nella Striscia, questi aiuti vengono sequestrati da gruppi di persone, a volte da bande armate, per poi essere o utilizzati direttamente da chi li ha sottratti o rivenduti sul mercato nero. Il molo umanitario americano non risolverebbe questa problematica a meno che l’esercito israeliano non si prenda carico della distribuzione degli aiuti.

Anche l’Italia è impegnata in una missione che prevede l’utilizzo di una nave, l’operazione Levante. Il nostro Paese, seguendo l’esempio della Francia, sta cercando di far arrivare il maggior numero possibile di aiuti a Gaza sotto forma di cibo e di supporto medico.