La Cina fa affari in Afghanistan: dal petrolio alle strade, Kabul nella Via della Seta

L'Afghanistan rompe il suo isolamento diplomatico e stringe rapporti con la Cina entrando nella Via della Seta: tutti gli affari tra Kabul e Pechino

Foto di Matteo Runchi

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Cina punta all’Afghanistan. Pechino vede nel regime dei talebani una possibile svolta nella sua influenza su Kabul, con l’allontanamento dell’occidente dopo la ritirata americana dal Paese. La Belt and Road initiative, quella che in Italia ha preso il nome di “Nuova via della seta“, ha già portato i primi investimenti esteri nel Paese, in campo petrolifero.

L’influenza cinese ha aiutato a stabilizzare l’Afghanistan dal punto di vista monetario ed economico dopo i primi difficili mesi. Il Paese però, pur avendo tenuto a livello macroeconomico, è stato colpito da una durissima carestia e le condizioni della popolazione sono peggiorate. Le donne intanto hanno perso anche il diritto di camminare per strada da sole.

Gli investimenti della Cina in Afghanistan

Il 30 gennaio 2024 la Cina riconosceva un inviato dei talebani a Pechino come rappresentante del governo dell’Afghanistan. È stata la prima mossa che ha rotto l’isolamento internazionale a cui Kabul era costretta da quando gli Usa hanno lasciato il Paese e il gruppo estremista ha preso il controllo delle istituzioni.

Non si trattava però certo del primo passo nell’avvicinamento tra i due Paesi. Per tutto il 2023 la Cina ha continuato a corteggiare l’Afghanistan, trovando un interlocutore in grave difficoltà economica e bisognoso di investimenti esteri per rimettersi in piedi.

Kaboul è stata così attirata nella Belt and Road initiative, la Nuova Via della Seta che l’Italia ha abbandonato proprio quest’anno. L’esordio degli investimenti cinesi è stato un contratto di 25 anni per l’estrazione di petrolio che porterà nel Paese infrastrutture per 150 milioni di dollari nel breve periodo e 540 milioni nei prossimi tre anni.

Il legame tra Cina e Afghanistan potrebbe presto essere rappresentato da una strada. Costruita a 5mila metri di altezza, attraverserà il breve tratto di confine tra i due paesi, voluto dai britannici durante l’occupazione e ora possibile sigillo della nuova alleanza.

Le condizioni economiche dell’Afghanistan

I rapporti più stretti con la Cina non hanno però certo risolto i gravissimi problemi economici che l’Afghanistan si trova ad affrontare. Il cambiamento climatico ha colpito duramente il Paese e la siccità si è presto trasformata in una crisi alimentare che ha lasciato milioni di persone senza cibo.

Secondo le stime di alcune associazioni umanitarie, 23,7 milioni di afgani sui 40 totali hanno bisogno di assistenza per i loro bisogni di base. Di questi, 13 milioni, circa il 30% della popolazione totale, erano in una situazione di estrema insicurezza alimentare a febbraio. Le previsioni parlavano di almeno 15,8 milioni di affamati entro marzo.

Il prodotto interno lordo è calato del 35% nel 2022, quasi un milione di posti di lavoro sono scomparsi da quando i talebani hanno preso il potere. Il regime ha anche bandito la coltivazione dell’oppio, tra i maggiori export del Paese. La capitale Kabul ha energia elettrica soltanto per 4 ore al giorno e molte case devono dotarsi di generatori diesel.

Al contempo la popolazione soffre sotto un regime feroce che ha instaurato una Sharia mista ad un sistema legislativo consuetudinario. Le donne hanno perso ogni diritto: non possono più andare a scuola, aggregarsi o anche soltanto camminare per strada da sole.