Pensioni, dopo Quota 100 scalone sì o no?

Si pensa già a post Quota 100: scalone sì o scalone no? Il Presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, annuncia i piani di riforma

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Quota 100 è destinata a scadere, è ufficiale: confermata la mancata proroga della misura che riconosce il pensionamento anticipato a determinati lavoratori, con il Recovery Plan di Mario Draghi le risorse saranno destinate ad una riforma del sistema mirata a sostituirla. In merito a cosa succederà a partire dal prossimo anno, una volta esaurita la possibilità di andare in pensione prima del tempo con Quota 100, molti si sono detti perplessi sull’eventualità che si venga a forma il cd. “scalone”, che di fatto – senza interventi ad hoc – riconoscerebbe l’accesso all’assegno pensionistico solo a partire dai 67 anni di età.

Intervenuto al Festival del Lavoro, sulla questione ha provato a fare chiarezza Pasquale Tridico, Presidente Inps, anticipando in qualche modo i principi che guideranno i prossimi piani di riforma.

Pensioni, parla il Presidente dell’Inps: “Dopo Quota 100 non c’è scalone”

Durante il suo intervento al Festival organizzato dai Consulenti del Lavoro, Pasquale Tridico ha esaminato l’impatto di Quota 100 sul panorama pensionistico italiano. Ha osservato che, nonostante le critiche riguardo alla sua rigidità, essa ha soddisfatto le esigenze di 286.000 persone. Tuttavia, Tridico ha contestato l’opinione diffusa secondo cui l’abbandono di Quota 100 comporterebbe la creazione di uno “scalino” verso la pensione. A suo parere, infatti, essa stessa rappresentava già un gradino nel percorso pensionistico e non un graduale accesso al sistema previdenziale.
Il presidente dell’Inps ha precisato che non esiste uno “scalino” alla fine di Quota 100. Ha però sottolineato che vi sono altri elementi, come il sistema pensionistico per i lavoratori precoci, che devono essere considerati nel contesto delle riforme previdenziali in atto. Ha enfatizzato inoltre l’importanza di continuare ad investire nella ricerca di soluzioni per i gruppi vulnerabili, identificando una platea di soggetti fragili che necessitano di particolare attenzione e sostegno.
Queste parole confermano le intenzioni del Governo italiano di riformare il sistema pensionistico per renderlo più equo ed efficace.
L’abbandono di Quota 100, quindi, rappresenta solo un passo in una serie di cambiamenti pianificati per il sistema pensionistico italiano. L’obiettivo è quello di garantire una maggiore sostenibilità finanziaria nel lungo periodo e di fornire una protezione adeguata per i lavoratori in pensione e quelli prossimi al pensionamento.

Pensioni, cosa ci aspetta dopo Quota 100?

Il post Quota 100, ha spiegato poi Pasquale Tridico, potrebbe avere come obiettivo quello di riconoscere il pensionamento anticipato a determinate categorie di lavoratori, i cd. “soggetti fragili“.

“Mi permetto di proporre una misura per uno scivolo a 62-63 per i fragili, per gli immunodepressi, per gli oncologici, per i quali stiamo già prevedendo delle misure – ha spiegato Tridico -. Si permetterebbe a 62-63 anni di uscire dal lavoro con la parte contributiva mentre quella retributiva si otterrebbe al raggiungimento dei 67 anni”.

In questo modo, ha concluso il Presidente Inps, sarebbero sostenibili i conti e, inoltre, le nuove modalità di uscita anticipata dal lavoro si potrebbero legare anche “a idee di permanenza sul lavoro a orario ridotto”, rifacendosi a quanto detto dal ministro del Lavoro Orlando, quando ha parlato di “staffetta generazionale” e di nuove riforme.

È inevitabile, infatti, che una riforma della pensioni cammini a pari passo con quella del mondo del lavoro, disciplinando uscite e promuovendo le entrate, specie tra le categorie più svantaggiate.