Pensione anticipata, Quota 41 si fa, ma con alcune modifiche. Le valutazioni del Governo

La riforma delle pensioni anticipata, Quota 41, potrebbe presto essere estesa a tutti, indipendentemente dall'età anagrafica. Si cerca una maggiore equità

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

In Italia, la riforma delle pensioni è nuovamente al centro del dibattito politico, con il Governo che esplora opzioni per modificare la legge Fornero. Tra le proposte considerate spicca Quota 41, un piano che permetterebbe il pensionamento anticipato dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. È stata proposta dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon.

Dettagli sulle proposte di riforma pensionistica

Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha recentemente delineato gli orientamenti futuri del Governo in vista della prossima Legge di Bilancio.

Attualmente, la Quota 103 richiede 41 anni di contributi e un’età minima di 62 anni per accedere alla pensione. Il Governo mira a eliminare il requisito anagrafico, mantenendo un calcolo della pensione basato esclusivamente sui contributi versati. Questa modifica permetterebbe una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, rimuovendo le barriere legate all’età.

Durigon ha anche espresso la speranza di prorogare programmi come Opzione Donna e Ape Sociale, che offrono condizioni più favorevoli per specifiche categorie di lavoratori. Inoltre, il Viceministro ha accennato alla possibilità di incentivare la permanenza nel mondo del lavoro, specialmente nelle professioni mediche.

La proposta di Quota 41 modificata

Questa opzione implica un significativo cambiamento nel calcolo dell’assegno pensionistico, passando da un sistema retributivo, basato sugli ultimi stipendi, a uno integralmente contributivo, basato sull’intero arco contributivo.

L’implementazione della Quota 41 dipenderà dalla disponibilità finanziaria e dalla volontà politica di attuarla. Se approvata, questa misura potrebbe influenzare significativamente la gestione delle risorse pensionistiche, spostando l’enfasi dalla durata della vita lavorativa alla quantità dei contributi versati.

Implicazioni finanziarie e modifiche al sistema

Secondo le analisi citate da La Stampa, l’adozione di Quota 41 comporterebbe costi considerevoli per lo Stato: circa 4 miliardi di euro nel 2025 e fino a 9 miliardi a regime. Questo elevato onere finanziario sta spingendo il Governo a considerare una riforma che adotti un approccio integralmente contributivo per il calcolo della pensione. In tale scenario, l’assegno subirebbe una riduzione approssimativa del 15%, rendendo le pensioni più sostenibili dal punto di vista dei costi, ma anche sensibilmente inferiori rispetto alle attuali aspettative dei lavoratori.

Differenze rispetto all’attuale Quota 41

Attualmente, il sistema di Quota 41 è già in vigore ma limitato a specifiche categorie di lavoratori cosiddetti “precoci”, ossia coloro che avevano accumulato 12 mesi di contributi entro i 19 anni di età. L’idea del Governo è di estendere questo regime a tutti i lavoratori, universalizzando l’accesso alla pensione anticipata sotto queste nuove condizioni.

L’introduzione di Quota 41 potrebbe comportare una revisione degli assegni pensionistici più elevati per contenere i costi complessivi. Di conseguenza, il governo prevede di continuare con il meccanismo che limita gli aumenti pieni all’inflazione solo per le pensioni fino a quattro volte il minimo pensionistico. Gli assegni più alti riceveranno adeguamenti proporzionali minori, una mossa che potrebbe causare malcontento tra i pensionati con redditi medi e alti.

Accettare una pensione inferiore del 15% rispetto alle attuali proiezioni potrebbe non essere accolto favorevolmente da tutti i settori della società, soprattutto da coloro che hanno pianificato la loro pensione basandosi sul sistema attuale.

Iniziative per un’equità maggiore

Una delle principali preoccupazioni del Governo riguarda l’adeguamento delle pensioni all’inflazione. Durigon ha sottolineato l’intenzione di modificare l’indicizzazione degli assegni pensionistici per favorire chi percepisce pensioni più basse, riconoscendo che l’attuale sistema di adeguamento uniforme non è adatto a tutte le situazioni.