Pensioni, il Recovery cancella Quota 100. Così sarà Quota 102

Secondo la bozza del Recovery Plan, il modello di pensionamento anticipato cambierà alla fine del 2021.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Quota 100 verso lo stop alla fine del 2021. Mentre il governo Draghi, con l’ultime bozza del Recovery Plan, sembra voler accantonare la riforma varata dal governo Conte I, prende quota in queste ore l’ipotesi che la misura possa essere sostituita da quella che gli addetti ai lavori definiscono Quota 102.

Quota 100, nella sua sperimentazione triennale, era già previsto sarebbe andata in soffitta a fine 2021. Ora la bozza del Recovery plan ne conferma la cancellazione, anche in seguito alle pressioni dell’Unone Europea.

Addio a Quota 100 alla fine del 2021

E’ quanto prevede la bozza  del Piano nazionale di ripresa e resilienza elaborato dal Governo e arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri. “In tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”, si legge. L’esecutivo decide quindi di non prorogare la forma di pensionamento anticipato introdotto nel 2019 sperimentalmente per 3 anni, voluto dalla Lega, che consente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per chi vanta almeno 38 anni di contributi con un’età anagrafica minima di 62 anni.

Quota 102

Prende quota in queste ore l’ipotesi che la misura possa essere sostituita da quella che gli addetti ai lavori definiscono Quota 102. Anche in questo caso, come per Quota 100, è richiesto il raggiungimento della quota con paletti fissati per età e contributi: 38 anni di contributi ed almeno 64 anni di età. La platea dei destinatari, quindi, rispetto alla riforma voluta dai gialloverdi si restringerebbe, con un anticipo di soli 3 anni al posto dei 5 consentiti dalla quota 100. Fonti del Mef confermano che è un ‘plan B’ su cui si sta ragionando, assieme alla possibilità di prevedere degli sconti contributivi per le categorie più svantaggiate.

La decisione di non prorogare la forma di pensionamento anticipato introdotto nel 2019 sperimentalmente per 3 anni, voluto dalla Lega, era nell’aria e oggi è arrivata la conferma nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza elaborato dal Governo e arrivato oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. “In tema di pensioni – si legge – la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”.

Quota 102, quali le differenze rispetto a Quota 100?

Qualora Quota 102 venisse approvata, ciò che la differenzierebbe da Quota 100 sarebbe – principalmente – il requisito anagrafico. La pensione anticipata con Quota 100, infatti, viene riconosciuta al momento a chi ha almeno 62 anni di età (requisito anagrafico) e 38 anni di contributi (requisito contributivo).

Ebbene, con Quota 102 dovrebbe essere confermato il cumulo contributivo ma non l’età minima di accesso: fermo quindi il raggiungimento di almeno 38 anni di contribuzione, l’uscita anticipata dal lavoro verrebbe riconosciuta tramite questa misura ai soggetti con almeno 64 anni (64+38=102).

Pensioni in anticipo con Quota 102: le categorie che possono usufruire dello sconto contributivo

Per andare incontro alle categorie più svantaggiate, quelle ciò che per condizioni personali/familiari spesso non riescono a raggiungere il minimo di contributi previsti da Quota 102, la misura in esame prevedrebbe anche delle agevolazioni ad hoc, destinate a determinati lavoratori e lavoratrici.

Lo “sconto” contributivo verrebbe riconosciuto in questi casi a: donne, caregivers e precoci. Nello specifico, si parla di:

  • una riduzione di 8 mesi sui contributi richiesti per ogni figlio per le donne (fino a un massimo di 24 mesi);
  • riduzioni contributive pari a un anno per chi assiste da almeno 5 anni un familiare con handicap grave, i cd. caregivers;
  • una maggiorazione del 25% degli anni di lavoro prestati tra i 17 e i 19 anni per i lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni.