Pensioni, ipotesi Quota 41 nel 2025: cosa potrebbe cambiare per chi lascia il lavoro

Un’ipotesi di riforma è l’introduzione della Quota 41, consentendo l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Se il governo non è riuscito a riformare le pensioni nel 2024, con alcune regole per il pensionamento che sono state rese persino più severe, sarà ancora più difficile farlo nel 2025. Questo perchè le nuove regole sul patto di stabilità impongono al nostro Paese il rispetto di nuovi vincoli che limitano le possibilità di spesa. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha chiarito che non ci si aspetti un’approvazione rapida.

Le riforme che vuole approvare il governo

L’obiettivo del governo è introdurre una Quota 41 per l’accesso alla pensione, permettendo ai lavoratori di ritirarsi con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Tuttavia, nonostante lo stanziamento di 24 miliardi di euro nella Legge di Bilancio 2024, di cui 16 provenienti dall’extra deficit e gli altri otto da misure di spending review e nuove tasse, gran parte di questi fondi sono stati destinati ad aiuti per i lavoratori, come il taglio del cuneo fiscale e contributi per le madri con due figli, oltre al rinnovo dei contratti nella pubblica amministrazione. Per quanto riguarda le pensioni, invece, si è optato per una linea conservativa: confermando la Quota 100 con ricalcolo contributivo per i nuovi beneficiari, introducendo alcune novità per l’Ape Sociale e tagliando la rivalutazione degli assegni per i pensionati più abbienti, tutto ciò mirando a risparmiare risorse finanziarie.

Il governo propone di estendere la Quota 41 a tutti i lavoratori, eliminando i requisiti anagrafici ma applicando una penalizzazione in uscita tramite il ricalcolo contributivo. Questa iniziativa creerebbe un’opzione alternativa alla pensione anticipata, consentendo ai lavoratori di accedere alla pensione con una riduzione dei contributi versati, sebbene ciò comporterebbe un assegno pensionistico inferiore.

Le difficoltà

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha recentemente sottolineato l’importanza di affrontare con saggezza e attenzione il patto intergenerazionale durante questa legislatura, poiché è fondamentale per un sistema efficiente. Il governo sta valutando tutti gli interventi necessari per proteggere coloro che devono ritirarsi anticipatamente dal lavoro a causa di una lunga carriera, così come i giovani che devono ancora costruire la propria sicurezza previdenziale. Tuttavia, la ministra ha chiarito che la riforma non può essere affrontata nel breve termine.

Nonostante gli annunci, il governo è consapevole delle difficoltà nel conseguire una riforma delle pensioni nel 2025, a causa delle nuove regole sul patto di stabilità europeo. Con l’accordo firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sulle nuove regole fiscali europee, l’Italia dovrà destinare risorse significative per ridurre il deficit accumulato, previsto intorno a 5 miliardi di euro all’anno.

Tuttavia, il punto cruciale è che non sarà possibile finanziare misure di politica economica tramite extra deficit. Di fatto, l’Italia nel 2024 ha avuto a disposizione 16 miliardi di euro in meno per la manovra, rinunciando a sgravi contributivi e altri importanti aspetti.

Con la prospettiva di una Legge di Bilancio 2025 molto più limitata della precedente, diventa difficile raggiungere gli obiettivi mancati nelle ultime manovre. A meno che non si verifichino sorprese gradite da parte della Banca Centrale Europea in termini di taglio dei tassi di interesse (ma le ultime notizie non sono positive) o una crescita economica inaspettata (altrettanto complicata).

Come già evidenziato dallo stesso Giorgetti qualche mese fa, commentando i dati sulla natalità in Italia, attualmente “non esistono riforme delle pensioni sostenibili”.