Pensioni, Quota 41 si allontana: quali sono le soluzioni in campo per l’uscita anticipata

La ministra del Lavoro Calderone allontana la possibilità di Quota 41: quali sono le opzioni per andare in pensione in anticipo

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La ministra del Lavoro Marina Calderone ha ribadito che una riforma delle pensioni, in particolare Quota 41 che è tra le norme più supportate da una parte della maggioranza, non si farà in tempistiche brevi. La ragione principale di questa scelta da parte del Governo è lo stato dei conti pubblici sia in generale, che più specificatamente in relazione alla spesa previdenziale.

Le opzioni di flessibilità rimaste dopo gli ultimi adeguamenti del Governo sono poche. Per uscire prima dal lavoro, bisogno sfruttare Quota 103, evoluzione del provvedimento Quota 100 in via di esaurimento dopo diversi anni, e l’Ape sociale, che però è riservato soltanto a una precisa platea.

Quota 41 si allontana: perché non si può fare la riforma delle pensioni

Il Governo è più lontano dalla riforma del sistema pensionistico. Lo ha annunciato la ministra del Lavoro Marina Calderone, che ha detto che non ci sarà alcun cambiamento strutturale del sistema previdenziale italiano “Nel breve termine”. Una parte della maggioranza, in particolare la Lega, ha sostenuto durante la campagna elettorale la necessità di cambiare la cosiddetta Legge Fornero, quella che regola attualmente l’età pensionistica, in modo da permettere ai lavoratori di andare in pensione prima.

La proposta del partito di Matteo Salvini era quella di Quota 41, una norma che avrebbe permesso a chiunque avesse accumulato 41 anni di contributi previdenziali di andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica. Una riforma che però avrebbe un costo troppo alto per le casse dello Stato se applicata all’intera popolazione lavoratrice. Nel tempo si sono accumulate diverse opzioni quindi per ridurre il numero di beneficiari, come quella di rendere Quota 41 esclusiva per i cosiddetti lavoratori precoci, che hanno accumulato un anno di contributi prima dei 19 anni di età.

La ragione per cui non sarà possibile una manovra di questo tipo nel breve periodo è l’aumento della spesa previdenziale in Italia. Per le pensioni, lo Stato spenderà 337,4 miliardi di euro nel 2024, 345 nel 2025 e 368 nel 2027. Questo in un contesto in cui il debito pubblico italiano è sotto stress per via delle spese dovute in parte anche ai bonus edilizi e nei prossimi anni la popolazione di persone che raggiungerà l’età pensionistica aumenterà.

Le opzioni per uscire in anticipo dal lavoro

Al momento rimangono soltanto due principali opzioni per l’uscita anticipata dal lavoro rispetto ai parametri della legge Fornero. La prima è Quota 103, nata dagli adeguamenti di Quota 100, approvata dal primo governo Conte. Permette di andare in pensione quando la somma della propria età anagrafica e dei propri contributi raggiunge appunto 103. Questo ammesso che si abbiano almeno 62 anni di età e 31 di contributi e si accetti una riduzione dell’assegno pensionistico.

L’altra opzione disponibile è l’anticipo pensionistico sociale, conosciuto come Ape sociale. In questo caso i requisiti sono diversi. Bisogna aver compiuto 63 anni e 5 mesi di età anagrafica. La norma è riferita ai disoccupati che hanno accumulato almeno 18 mesi di lavoro negli ultimi 3 anni e che non percepiscono più l’assegno di disoccupazione. Ai lavoratori che assistono un parente o un coniuge da almeno 6 mesi, quelli con una invalidità civile di almeno il 74% o quelli che hanno partecipato ad attività lavorative gravose.