Pensioni anticipate, 2025 anno spartiacque: mancano i soldi e si va verso lo stop

Cala il numero dei lavoratori in rapporto ai pensionati e la spesa pensionistica sale anno dopo anno. Il governo va verso lo stop alle pensioni anticipate a partire dal 2025

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Le casse pubbliche piangono e il Def recentemente approvato dal governo potrebbe avere mandato in soffitta l’ipotesi di nuove forme di pensionamento anticipato per il 2025. D’altra parte, illustrando il contenuto ai giornalisti, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva annunciato altri tagli in arrivo.

Quanto spende l’Italia per le pensioni

La spesa dello Stato per le pensioni è prevista in 337,4 miliardi per il 2024, 345 miliardi nel 2025, 356 miliardi nel 2026 e 368 miliardi nel 2027. Spesa in salita perché, fra le altre cose, di anno in anno risente del rapporto tra il numero di pensioni e il numero di occupati sempre più sbilanciato.

Va così sfumando ogni nuova ipotesi di pensionamento a 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, vecchio cavallo di battaglia del centrodestra e, in particolare, del leghista Matteo Salvini. Le pensioni a 41 anni di contribuzione (senza limiti di età anagrafica) sono provvedimenti pensati per offrire un’uscita a chi è entrato nel mondo del lavoro in giovanissima età e a 60 anni ha già accumulato, ad esempio, oltre 40 anni di contribuzione. Le pensioni anticipate senza limite di età anagrafica erano già state annunciate dalla Lega nel 2022.

L’inflazione in Italia nel 2024

Si consideri poi il ritorno dell’inflazione galoppante dopo un decennio di quiete. Inflazione che la Bce ha contrastato continuando ad alzare il costo del denaro con pesanti ripercussioni sulla capacità di famiglie e aziende ad accedere al credito. Un costo del denaro più alto si traduce in rate dei mutui più alti e in maggiori interessi sul credito. Questo ha rallentato il mercato immobiliare e la crescita di quelle aziende che sull’accesso al credito basano la propria capacità di investimento.

Dopo la pausa di febbraio, l’inflazione ha ripreso a salire a marzo registrando +0,1% su base mensile e +1,3% su base annua.

Quota 100

Una sforbiciata alle pensioni è già avvenuta di recente: al termine della pandemia di Covid-19 il governo ha tagliato le rivalutazioni agli assegni superiori a quattro volte il minimo. Questo non è però bastato a interrompere il trend di crescita della spesa pensionistica salita del +7,4% nel 2023 e del +5,8% nel 2024. Ma la spesa pensionistica è di fatto raddoppiata nel periodo 2019-2023 rispetto al periodo 2010-2019. L’impennata sui costi per lo Stato è arrivata con Quota 100 introdotta dal Conte I che ha permesso di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi (contro l’uscita anticipata a 67 anni prevista dalla legge Fornero).

Cosa aspettarsi

Come spiega Il Messaggero, per valutare i conti pubblici la Commissione europea prenderà in considerazione un solo parametro: l’andamento della spesa primaria netta. Il parametro sarà determinante per aprire o meno una procedura di infrazione contro l’Italia. La voce di spesa maggiore è quella relativa alle “prestazioni sociali”, all’interno della quale la fetta più grande riguarda le pensioni.

Il governo Meloni ha reintrodotto per il 2025 l‘adeguamento automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita e ha tagliato le rivalutazioni per le pensioni più alte. È possibile però che arrivino ulteriori strette.