Di Maio: “Taglio pensioni d’oro e aumento minime”: cosa cambierebbe

Il ministro del Lavoro ha ipotizzato il taglio delle pensioni di fascia alta per consentire l'adeguamento degli assegni più esigui

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Redazione

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All’indomani dell’insediamento del nuovo Governo guidato da Conte, il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha annunciato su Facebook importanti novità in merito alle pensioni minime, ma anche alle cosiddette pensioni d’oro.

Secondo il leader del Movimento Cinque Stelle, le manovre da dover attuare in maniera contestuale sono due: l’innalzamento dell’assegno minimo di previdenza sociale e l’inserimento di un tetto massimo per le pensioni di fascia massima, con un tetto tra i 4 o 5 mila euro. I calcoli del titolare del Ministero del Lavoro sbloccherebbero i fondi necessari per migliorare le condizioni dei pensionati con la minima.

Cosa cambierebbe con il taglio delle pensioni d’oro e l’aumento delle minime 

Secondo i dati forniti dall’Istat, nel 2017 le pensioni le pensioni d’oro sono raddoppiate. Il numero dei “super pensionati”, infatti, nel primo semestre è stato oltre il doppio rispetto all’anno precedente. Attualmente, più di 10.000 persone ricevono pensioni superiori a 3000 euro al mese, rispetto alle 5699 del 2016. Questo trend in crescita esponenziale solleva preoccupazioni, considerando il limitato ricambio generazionale e la disoccupazione giovanile in Italia.

Al contempo, sono diminuite le pensioni minime da 500 euro di quasi 7.000 unità, così come gli assegni tra i 500 e i 1.000 euro. Per consentire di migliorare le condizioni di vita di questi ultimi pensionati, il ministro Di Maio intende abbassare gli assegni corrisposti ai cosiddetti Paperoni, per i quali la pensione incide mediamente tra il 13 e il 40% delle entrate complessive, come evidenziato dalle dichiarazioni dei redditi.

Gli esperti del settore, però, pur sottolineando l’equità della misura sulle pensioni d’oro, hanno evidenziato che il risparmio per le casse dello stato sarebbe di appena 490 milioni di euro, a cui però sarebbe necessario sottrarre una parte della tassazione Irpef. Alla luce di queste cifre, sarebbe possibile racimolare poco meno di un terzo dei fondi necessari a finanziare la nuova riforma delle pensioni.

Qualcosa, in ogni caso, si dovrà fare anche perché la Ue ha bacchettato l’Italia sulle pensioni, esattamente per la spesa alta e per la protezione alla povertà inadeguata. La Commissione UE, nel rapporto del 2018, ha sottolineato che la situazione dei sistemi previdenziali nei vari Stati membri è preoccupante. Il nostro Paese ha ricevuto critiche nonostante le modifiche apportate dalla mini-riforma del 2016 orientata all’equità. Il problema è che persiste il rischio di “pensioni insufficienti per i lavoratori con carriere brevi o interruzioni nei prossimi decenni”. Significa che l’Italia continua a spendere molto per le pensioni senza garantire una protezione sufficiente dal rischio di povertà. E questo nonostante il 2018 si sia aperto con l’aumento dell’1,1% per l’inflazione sulle pensioni.

Qual è la proposta di Di Maio

La proposta di Di Maio riprende parzialmente quanto già ipotizzato in fase di campagna elettorale sia dal Partito Democratico che da Forza Italia. Dal taglio proposto da Di Maio, però, ci sarebbe un risparmio solo di 200 milioni circa.

Si stima che l’ammontare complessivo delle pensioni attualmente erogate superi del 20-25% il valore dei contributi versati dai beneficiari durante la loro carriera lavorativa. Questo squilibrio ha diverse origini, tra cui il precedente sistema di calcolo retributivo più generoso fino alla metà degli anni Novanta, la transizione al sistema contributivo per tutti nel 2012 e la maggiore longevità dei pensionati, che ricevono assegni Inps per un periodo superiore a quello coperto dai contributi versati. Va notato che questo squilibrio contributivo si riduce a poco più del 5% per le pensioni più elevate, poiché il sistema prevede rendimenti decrescenti sulle contribuzioni più alte.

Una riduzione di tutte le pensioni superiori a 5.000 euro potrebbe portare a una spesa minore di circa 210 milioni lordi (115 milioni netti dopo sconti fiscali). Tale cifra potrebbe contribuire a finanziare un primo fondo per aumentare le pensioni più basse. Tuttavia, è necessario valutare attentamente gli obiettivi e la platea dei beneficiari, soprattutto per la proposta pensione di cittadinanza, che prevede un assegno mensile di 780 euro per coloro che vivono sotto la soglia di povertà. La definizione dei beneficiari di questo nuovo assegno risulta cruciale, superando gli attuali assegni sociali o integrazioni al minimo. In ogni caso, qualora la riforma pensionistica dovesse andare in porto, sarebbe necessario ricalibrare i conti per valutare l’impatto dell’innalzamento delle pensioni sulle già compromesse casse dello Stato italiano.